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Il digitale non riesce ancora a intaccare il duopolio Rai-Mediaset

DuopolioUno studio sui media digitali in Italia, realizzato per la Fondazione Open Society e presentato qualche giorno fa a Roma, offre un quadro pessimistico della situazione, spiegando che l’ inadeguatezza delle politiche pubbliche sui media e l’ informazione nasce proprio dalla priorità che continua ad essere data alla difesa degli interessi consolidati del duopolio

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Il passaggio al digitale e la diffusione della rete non sono riusciti a intaccare in maniera significativa il duopolio Rai-Mediaset che, anche se Sky si è conquistata un 10% dell’ ascolto tv, continuano a spartirsi l’ 80% degli ascolti.

Neanche la spartizione delle frequenze in seguito al digitale è stata determinante, favorendo ancora il duopolio tanto da spingere la Commissione europea ad aprire una procedura di infrazione contro l’ Italia, anche se poi il procedimento è stato ritirato. E gli interessi consolidati del duopolio televisivo condizionano in maniera determinante il quadro del sistema mostrando l’ inadeguatezza delle politiche pubbliche sui media e l’ informazione.

Sono alcune delle considerazioni emerse da uno studio sulla situazione dei media digitali in Italia presentato martedì a Villa Medici, a Roma, nell’ ambito del Festival Eurovisioni.

La ricerca, promossa dalla Fondazione Open Society e realizzata da Gianpietro Mazzoleni, Giulio Vigevani e Sergio Splendore, nell’ ambito del progetto ‘’Mapping digital media’’, sottolinea comunque come ‘’la vivace offerta di piattaforme digitali’’ sia ‘’ancora in grado di intaccare l’ esistente duopolio. Tra il 2003 e il 2009 per esempio  – spiega una nota -, la Rai ha perso 5,4 punti percentuali di share, i giornali quotidiani hanno assistito a un crollo nella diffusione, piccoli giornali online locali sono apparsi un po’ dappertutto, come pure è cresciuto il numero dei blog che hanno messo i media tradizionali e i grandi network sotto la lente della critica’’.

E tutto ciò, continuano i ricercatori, ‘’sta cambiando radicalmente il modo con cui gli italiani si informano’’.

Internet in Italia è usato dal 53% della popolazione e fra le attività principali in rete c’ è la ricerca di notizie, tanto che la lettura di giornali online e di news ha raggiunto nel 2009 il 47% fra le attività più frequenti.

La Rete, fra l’ altro, sta diventando una piattaforma importante di mobilitazione sociale e la crescita degli investimenti pubblicitari nel settore alimenta le aspettative sul fatto che internet possa diventare sempre più centrale nel media-mix italiano.

Tuttavia – osserva il Rapporto – l’ online non è ancora riuscito a compensare le perdite delle imprese editoriali.

D’ altronde, secondo gli autori, il contesto italiano delle politiche pubbliche sui media e l’ informazione è in parte inadeguato a rispondere alle sfide della digitalizzazione, a causa della priorirà di difesa degli interessi consolidati del duopolio televisivo.

In questo quadro, Roberto Natale, presidente della Fnsi (il sindacato unitario dei giornalisti italiani),  ha annunciato la costituzione a livello europeo di un ‘’coordinamento di soggetti, compresa la Fnsi, per il lancio di una citizen iniziative, una petizione popolare a favore della liberta’ di informazione, che, come garantisce il Trattato di Lisbona, se riuscisse a raggiungere un milione di firme in un quarto dei paesi europei, vincolerebbe la Commissione Europea ad affrontare i temi della petizione’’.