Giornalismo investigativo: Irpi, un progetto italiano con respiro globale

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Si chiama Irpi – Investigative Reporting Project Italy – un nuovo Centro di giornalismo investigativo appena lanciato  in Italia.

 

Il progetto, spiega una nota, ha un’ anima tutta italiana ma un punto di vista fortemente transnazionale.

 

Se il giornalismo investigativo, colpito da una grave crisi soprattutto nella carta stampata, ha ancora un futuro, sarà proprio nella sua veste transnazionale,  il ‘credo’ di IRPI.  

 

”Vogliamo andare oltre ‘la porta di casa’, proponendo storie in due lingue, italiano e inglese, reportages dal respiro internazionale: nella scelta delle inchieste, negli argomenti da affrontare, nella costruzione di una fitta rete di contatti, dall’ Europa agli Stati Uniti, dall’Africa all’Asia”, aggiungono gli animatori.

 

Ne fanno parte: Guia Baggi, ispiratrice di questa avventura, grazie ai suoi studi sulle associazioni  non-profit di giornalismo investigativo; Leo Sisti, già inviato speciale dell’ “Espresso”, ora collaboratore dello stesso settimanale nonché de “Il Fatto Quotidiano”,  da anni membro dell’International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ) di Washington, la più importante “scuola” di giornalismo transnazionale; Cecilia Anesi e Giulio Rubino, giornalisti e videomaker, co-autori del documentario “Toxic Europe”; Lorenzo Bodrero, esperto di criminalità organizzata; Cecilia Ferrara, esperta di criminalità organizzata e di Balcani; Guido Romeo, caposervizio della sezione scienze di Wired Italia ed esperto di datajournalism; Alessia Cerantola, esperta di Estremo Oriente; Mara Monti, esperta di economia e finanza.

 

L’ iniziativa – raccontano -  è nata per una coincidenza fortuita, quando alcuni dei suoi futuri fondatori si sono incontrati nell’ottobre 2011 a Kiev, durante i lavori della settima conferenza del Global Investigative Journalism Network (GIJN). Nei corridoi di un albergo che ospitava, in Ucraina, centinaia di reporter del pianeta, cinque reporter italiani hanno deciso di importare nel loro paese un modello di giornalismo ormai consolidato negli Stati Uniti e in  Europa. Le basi per dare vita a un’organizzazione di questo genere, del tutto nuova in Italia, sono state gettate così: guardando a iniziative di altri colleghi più attenti all’evoluzione della nostra professione e puntando su finanziamenti erogati da primarie fondazioni di tutto il mondo.

 

IRPI ha già ricevuto l’adesione di alcuni nomi di alto profilo, i nostri soci onorari, tutti giornalisti pluripremiati: Mark Lee Hunter, americano, ora professore alla Insead Business School di Parigi; David Leigh, inglese, “editor” della sezione investigativa di The Guardian; Charles Lewis, americano, fondatore del Center for Public Integrity di Washington, “padre” dell’International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ), attualmente professore all’American University School of Communication; Serena Tinari, giornalista di RSI, il servizio pubblico radiotelevisivo svizzero in lingua italiana, e membro di ICIJ; Milena Gabanelli, conduttrice di “Report” (RAI), programma di punta della televisione italiana.

 

”Abbiamo una speranza – aggiunge Irpi -: ricevere il sostegno e il contributo di altri giornalisti e centri di giornalismo investigativo per nuovi progetti o inchieste, sempre a sfondo internazionale”.

 

Per contatti e  per saperne di più:

www.irpi.eu
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