Rallenta la caduta dei quotidiani Usa
I nuovi dati sul 2012 forniti dalla Newspaper Association of America – Il fatturato del settore è calato di 900 milioni di dollari (da 39,6 a 38,6 miliardi di dollari), con un meno 2%, di gran lunga il più basso dal 2006 – Mentre i ricavi pubblicitari continuano a scendere (il calo è del 6% nel 2012),i  ricavi dalle vendite sono cresciuti del 5%, mentre le nuove fonti di reddito sono cresciute dell’ 8% e ora rappresentano quasi 1 dollaro su 10 che entrano nelle casse delle aziende del settore
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Il fatturato 2012 dell’ industria dei quotidiani Usa va aumentato di 6 miliardi di dollari. Non si tratta di ricavi in più – sfortunatamente, commenta Ryan Chittum sul sito della Columbia Journalism Revue -, ma solo di un ritocco dei calcoli dei ricavi. Un ritocco che però induce un po’ più di ottimismo sulla salute del settore, stando agli ultimi ultimi dati della Newspaper Association of America.
Il quadro è ancora cupo, ma non del tutto negativo, insomma, a differenza di uno qualsiasi degli ultimi sei anni, osserva Chittum, secondo cui l’ industria dei quotidiani è stata in grado nel 2012 di rallentare il suo declino grazie soprattutto al lavoro sui paywall ma anche a nuove fonti di reddito.
Il fatturato del settore è calato l’ anno scorso di 900 milioni di dollari (da 39,6 a 38,6 miliardi di dollari), con un meno 2%, di gran lunga il più basso dal 2006.
I numeri rivelano che, mentre i ricavi pubblicitari continuano a scendere (il calo è del 6% nel 2012), vari altri tipi di entrate dei giornali sono ora in crescita. I ricavi dalle vendite sono cresciuti ad esempio del 5% nel 2012, mentre alcune nuove fonti di reddito non legate alla pubblicità convenzionale,  e che a malapena esistevano fino a pochi anni fa, sono cresciute dell’ 8%. Queste nuove voci, fra cui consulenza digitale per le imprese locali e transazioni di e-commerce, ora rappresentano quasi 1 dollaro su 10 delle entrate nel settore dei quotidiani.
Si tratta di voci già significative, tanto che la NAA ha iniziato a raccogliere dati dettagliati su queste fonti di reddito e di monitorare la loro traiettoria di anno in anno per la prima volta.
Quantitativamente – spiega Chittum – si tratta di circa 2,7 miliardi dollari, secondo la NAA. Per capirne il peso basta segnalare che il fatturato complessivo della pubblicità digitale del settore è stato solo di 3,4 miliardi dollari l’ anno scorso, e molto di questi ricavi non erano delle vere inserzioni online.
Altri dati. Gli annunci digitali sono aumentati solo del 4%. Ma la pubblicità solo-digitale (quella non legata all’ acquisto di spazi anche su carta – è cresciuta del 20%. Non è chiaro quanta parte di questi investimenti siano reali e quanta altra parte invece sparirebbe se non ci fosse anche la carta, ma la NAA dice che solo il 36% degli annunci per aziende giornalistiche erano solo digitali.
I 2,7 miliardi dollari dai servizi di marketing, e-commerce e simili è una buona notizia, ma è difficile dire quanto è buona. L’ 8% di crescita è bello, ma è presto per entusiasmarsi sulla nascita di una nuova fonte di entrate, commenta Chittum.
Le notizie migliori vengono invece dai ricavi della diffusione, cresciuti di 450 milionid i dollari (il 5% in più). E’ il primo aumento in quasi un decennio, ed è lontano dai margini dei servizi di marketing, per esempio. Il problema è se questo è un risultato una-tantum oppure è una tendenza che si può stabilizzare diventando un ulteriore elemento di sostenibilità . Gran parte di queste nuove entrate provengono dagli aumenti dei prezzi delle edizioni su carta piuttosto che da reali redditi digitali. Si può solo approfittare della situazione.
Anche se, riflettendo,  – conclude Chittum – mezzo miliardo di dollari sono mezzo miliardo di dollari, in particolare per un settore con i problemi si sopravvivenza che ha l’ editoria quotidiana.