Open News: interessante piattaforma per i contenuti dei lettori (e strumento di sopravvivenza per testate tradizionali)
Su Reflection of a Newsosaur, Alan D. Mutter analizza a fondo il profilo della nuova piattaforma lanciata da New York Times, Washington Post e Mozilla con i fondi della Knight Foundation, e mettendone in luce le potenzialità anche rispetto alla possibile – e necessaria – collaborazione fra i “vecchi†media , nella loro difficile battaglia contro giganti nativi come  Vox Media, Bleacher Report, BuzzFeed, Upworthy .
Mutter tra l’altro cita un dato impressionante: gli oltre 130 milioni di utenti unici che visitano mensilmente BuzzFeed si avvicinano ai 161 milioni di visitatori unici dei 1300 e più siti web dei quotidiani Usa!
An intriguing ‘publishing platform for readers’
Una collaborazione senza precedenti tra due importanti testate giornalistiche cartacee e la comunità tecnologica no-profit Mozilla punta a costituire una ‘’piattaforma editoriale per lettori’’, che potrebbe, sul lungo periodo, rivoluzionare il modo in cui  acquisiamo e forniamo le notizie.
Considerando che l’impresa (in tutti i sensi) è stata resa nota solamente la scorsa settimana da New York Times, Washington Post, Mozilla e Knight Foundation, non c’ è ancora modo di sapere quanto ambizioso sia il progetto e quanto accuratamente verrà realizzato.
Già sulla carta, però, il progetto offre la stuzzicante prospettiva e forse il modo migliore per realizzare la combinazione, la fusione  tra il valore e le capacità specifiche del giornalismo professionale con la altrettanto portentosa energia, conoscenza, intuizione e competenze dei lettori.
Come brevemente accennato, inoltre, il progetto potrebbe anche aiutare i media tradizionali a raggiungere i lettori risucchiati dagli editori digitali nativi, che  hanno sottratto a giornali e pubblicazioni periodiche non solo  lettori , ma anche revenues a qauotidiani e magazine.
Ma su quale sfondo è nata questa iniziativa?
Partendo da poco più di una idea grezza di quello che doveva essere il percorso comune, il New York Times ed il Washington Post si sono uniti a Mozilla, la comunità tecnologica globale senza fini di lucro che ha creato il celebre browser Mozilla Firefox, per costruire un sistema che permettesse la creazione, la condivisione ed il controllo costante di commenti, articoli ed altri contenuti generati dal pubblico: l’ impegno, biennale, è stato finanziato con 3,9 milioni di dollari, donati dalla Fondazione Knight ad una entità no-profit danominata Knight-Mozilla OpenNews.
“Con la piattaforma, gli editori saranno agevolmente in grado di includere i contributi dei lettori nel loro ciclo di produzione dei contenuti, amministrare le proprie comunità e raccogliere preziosi dati relativi agli utentiâ€, afferma un comunicato stampa del New York Times. “La piattaforma utilizzerà anche sistemi di misurazione della reputazione dell’ utente, di auto-controllo ed altri strumenti per rendere più semplice alle testate giornalistiche controllare filtrare i commenti.â€
La piattaforma, che sarà condivisa a costo zero tra gli editori che partecipano al progetto “non è una mera bacheca per commentiâ€, afferma Greg Barber del Washington Post nella nota, “ma una piattaforma di pubblicazione per utenti.â€
Se OpenNews sarà all’altezza della missione dichiarata, potremmo essere sulla giusta strada per vedere una piattaforma che espande e declina in nuovo modo gli obbiettivi  e la dimensione  del giornalismo tradizionale,  per farlo uscire dai limiti attuali,  potenziando ed incoraggiando la voce di chiunque desideri contribuire al dibattito pubblico; nello stesso tempo, il progetto potrebbe promuovere e migliorare la qualità , la quantità e la credibilità dei contributi prodotti dagli utenti, ovviamente di stampo non professionale.
Data la facilità , per i cittadini, di contribuire al flusso dell’ informazione, il numero dei collaboratori ed il loro livello (il loro calibro) crescerebbero; dato che molteplici siti di comunicazione userebbero la piattaforma, il contributo dei cittadini guadagnerebbe in ampiezza. Nello stesso tempo, i siti sarebbero in grado di ospitare discussioni, molto più ampiamente di quanto non facciano ora….con infinite maggiori opportunità per i giornalisti non professionisti di essere notati ed ascoltati e un maggior numero di persone si ritaglierebbe il tempo di scrivere.
”Mentre potenziare l’ interattività dei siti dei media mainstream potrebbe sicuramente portare ogni tanto a un po’ di caos, la piattaforma, se sostenuta, potrebbe divenire il più cristallino e luminoso dei “postiâ€Â per ospitare del costruttivo e sostenibile giornalismo di comunità ..
Ma…aspettate!, potrebbe esserci dell’ altro!
Se la realizzazione della piattaforma avesse successo, potrebbe essere la base per la risoluzione di alcuni tra i più pressanti problemi che i media tradizionali debbano affrontare.
Visto che le aziende giornalistiche soffrono per la mancanza di risorse finanziarie e della capacità tecnica necessaria a costruire un sistema di editoria digitale a regola d’arte, i loro siti web e le loro applicazioni sono inferiori, e chiaramente in svantaggio, rispetto a quelli alimentati dai ben superiori strumenti di reclutamento ed analisi di cui godono i ben equipaggiati “nativi digitaliâ€, come Vox Media, Bleacher Report, BuzzFeed, Upworthy  ed altri. (Una buffa curiosità :  i più di 130 milioni di utenti unici che visitano mensilmente BuzzFeed sul web, sono quasi pari ai 161 milioni di visitatori unici globali dei 1300 e più siti web dei giornali degliStati Uniti.
Se la fase iniziale di OpenNews incontrasse successo, ed il modello prendesse piede, ecco come questo potrebbe ulteriormente aiutare i media classici a risolvere i loro problemi.
GESTIONE DEI CONTENUTI
Visto che OpenNews è stato creato per ”essere utilizzato da ogni tipo di media e per tutte le piattaforme di comunicazione (e ci mancherebbe  che non fosse così …), il sistema potrebbe venire esteso non solo ad una mera funzione di gestione dei commenti, ma anche sostenuto nel divenire, di default, un sistema di gestione dei contenuti per gli editori, siano essi grandi o piccoli.
In quanto tale, esso potrebbe ospitare le molteplici attività informative in un unico luogo, al fine di semplificare la ricerca, l’ editing e la pubblicazione su tutto il  ventaglio dei vari tipi di piattaforma destinati a smartphone, ai tecno-occhiali Google Glass, alle smart TV, e ad altre diavolerie “intelligentiâ€.
CURA DEI CONTENUTI
Considerato che il futuro dell’editoria richiede a tutti i protagonisti di aumentare la propria offerta con contenuti rilevanti provenienti da altre testate, il processo di scoperta e di curation potrebbe essere   più efficiente – e più efficace-  se il contenuto proveniente dai vari editori fosse stoccato, archiviato in un unico, facilmente raggiungibile e leggibile, sistema basato su modalità cloud.
PROMOZIONE DEI CONTENUTI
Se gli possono mescolano e verificano con facilità la congruità dei contenuti l’ uno con l’ altro, ognuno potrebbe agevolmente espandere, e largamente, il proprio bacino di utenza e ciò potrebbe portare gli editori a dedicare un più ampio spazio ai contenuti, i lettori ad aver una migliore esperienza di lettura ed aumentare le  opportunità pubblicitarie.
PERSONALIZZAZIONE DEI CONTENUTI
Se le attività e gli interessi dei lettori potessero essere tracciati mediante i vari siti ed applicazione che essi visitano, l’ esperienza dell’utente potrebbe esser portata al livello superiore personalizzando il contenuto, in modo da farlo calzare a pennello  sui suoi bisogni.  Questa peculiare funzione richiederebbe una speciale salvaguardia della riservatezza dei dati e, teoricamente, un passaggio che imponga in modo chiaro l’ esistenza dell’ assenso da parte del lettore a questo tipo di servizio. Immaginando che tale salvaguardia fosse già in atto: pensate … a quanto sarebbe facile, a questo punto, con un clic, premere per personalizzare il vostro browser FireFox collegandolo ai vostri contatti preferiti, al vostro calendario, al portafoglio azionario  o alla vostra ‘’lista dei desideri’’ su Amazon.
ATTIVITA’ PROMOZIONALE DEI CONTENUTI
Se la piattaforma venisse costruita in modo da salvaguardare il contenuto coperto da diritto d’ autore, essa potrebbe servire come base di pagamento fra gli editori, in modo da suddividere i profitti di categoria tra i suoi componenti, quando sono autori di contenuti aggiuntivi, ovunque il loro lavoro venga pubblicato sul web. Il sistema potrebbe abilitare non solo interfacce di pagamento, ma anche newsletters, speciali inchieste, banche dati, pacchetti multimediali e molto altro ancora.
Con le funzioni succitate, con l’ acquisizione dei dati, dettagliati e riguardanti i singoli utenti, fatta mentre navigano sui siti associati, gli editori classici potrebbero divenire seri concorrenti di quelli digitali, in un momento in cui i pubblicitari utilizzano in maniera crescente algoritmi di segmentazione ed impegnative analisi per distribuire messaggi personalizzati e predisposti per determinati consumatori, di preciso target (fatto bizzarro: Procter&Gamble, quest’anno, si ripropone di fare pubblicità  per il 70% e più  attraverso campagne basate su sistemi di offerta in tempo reale basate sui dati e i profili degli utenti .
Ma…anche se i dati dettagliati dei clienti sono oramai acclaratamente diventati il Sacro Graal della commercializzazione e della pubblicità moderne, la maggior parte dei media classici sono malamente equipaggiati per competere con i nuovi editori e i pubblicitari digitali, i quali stanno togliendo loro il cibo dal becco.
Sfortunatamente, per la maggior parte gli editori hanno pochi sentieri pretracciati che possono guidarli in una collaborazione tesa a curare i loro interessi. Per questo essi debbono assolutamente avere una moderna, flessibile, olistica e multi brand piattaforma che li aiuti a competere con successo con i bene equipaggiati padroni dell’ universo digitale ed hanno davvero bisogno di coalizzarsi, unirsi intorno ad OpenNews, o a qualcosa di terribilmente simile ad esso.
(traduzione a cura di Maria Daniela Barbieri)