Ma la madre della giornalista: ”Siamo contrari alla pena di morte. Questo non ci ridarebbe nostra figlia”. Condannato alla pena di morte per impiccagione uno dei killer della giornalista del «Corriere della Sera» Maria Grazia Cutuli e di altri tre colleghi uccisi il 19 novembre del 2001 da un gruppo di uomini armati a 90 km da Kabul. Reza Khan, 29 anni, è stato giudicato da un tribunale afghano anche colpevole per il reato di violenza carnale nei confronti della giornalista. Ma la notizia della pena di morte ha contrariato la famiglia Cutuli.
(AGI) – Catania, 20 nov. – “Da cristiani siamo sempre stati contrari alla pena di morte. Non abbiamo mai pensato che chi ha ucciso Maria Grazia, potesse e dovesse essere condannato alla pena capitale. Questo non ci avrebbe ridato nostra figlia”. E’ il commento di Agata D’Amore, madre di Maria Grazia Cutuli, la giornalista del Corriere della Sera uccisa il 19 novembre del 2001 in Afghanistan, alla notizia della condanna a morte dell’assassino.
“Ci rimettiamo – ha aggiunto – a quello che la giustizia crede di fare, e ai magistrati italiani che vorranno sicuramente intettogarlo”.
Ieri a Catania si erano svolte diverse iniziative per commemorare la cronista e la madre aveva ritirato all’universita’ il diploma di laurea in Lettere e filosofia che la figlia aveva conseguito nel 1985. Durante la cerimonia era stato anche presentato il volume “Per ricordare Maria Grazia Cutuli”, edito dalla facolta’ in collaborazione con il Corriere della sera, che raccoglie gli articoli di Maria Grazia pubblicati sul quotidiano milanese. “Il dolore rimane – sottolinea Agata D’Amore – e non sembra neppure che gli anni passino perche’ non so piu’ distinguere il primo dal secondo anniversario. Posso soltanto dire che la gente non ha dimenticato Maria Grazia: come lei vive vicino a noi, vive anche vicino alle persone che non la conoscevano”.