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Giornalismo radiofonico ai tempi degli Mp3 di Mario Tedeschini Lalli

La comparsa dei player portatili… rende il “giornalismo parlato” più utilizzabile di prima, spiega Mario Tedeschini Lalli nel suo blog – Giornalismo d’ altri.

Tutto questo apre scenari nuovi per chi vuole produrre "giornalismo parlato", che è più economico e – nella maggioranza dei casi – ugualmente o maggiormente efficace del "giornalismo mostrato" (video, tv).
Le stazioni e i network radiofonici che già fanno giornalismo hanno a questo punto una nuova opportunità, ma anche le testate non radiofoniche con un sito web possono finalmente anche loro fare "radio", migliorando l’offerta dei propri contenuti. E’ la convergenza bellezza!
(continua http://www.kataweb.it/kwblog/page/ESBMTL/commento?anchor=200409265045835 )

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Un recente post di Larry Larsen su E-Media Tidbits , ( http://www.poynter.org/column.asp?id=31&aid=71642 ) rilancia un filone di riflessione sul meno riconosciuto e potenzialmente più duttile strumento di giornalismo multimediale online: i file audio, o per dirla in modo più popolare e meno preciso, tutta la questione della cosiddetta " Radio su Internet ". Larsen segnala un sito ( iPodder ) che offre un programma per scaricare automaticamente su tuo iPod – o su analoghi player di Mp3, normalmente utilizzati per la musica – file audio da siti specifici, una specie di RSS per l’audio. L’utente potrebbe scaricarsi i file dei servizi, dei documentari radiofonici o di intere trasmissioni per ascoltarli magari in macchina o in autobus.

(La cosa si intreccia con riflessioni sulla materia che andavo facendo da tempo e che mi permetto di tentare di sintetizzare (ma non troppo) qui.

Gli esperimenti finora tentati di "Radio su Internet" si sono scontrati – almeno in campo giornalistico – con due problemi: quello del rapporto tra tempi di produzione e tempi di fruizione e quello della mancanza di una "interfaccia" sufficientemente facile da usare.

 

1) I tempi. I produttori di giornalismo "parlato" (appunto i radiofonici) sono abituati a fornire un prodotto "sincronico": ascolti ciò che ti trasmetto in questo momento. Internet è insieme lo strumento di comunicazione ideale per la comunicazione sincronica (chat, messanger, ecc.) ma anche – grazie alle sue capacità archivistiche – è l’ideale della comunicazione "diacronica", quella che prevede che il messaggio venga utilizzato in tempi diversi dalla sua produzione e pubblicazione.

 

2) L’interfaccia. Finora serviva un computer, che non è certo "friendly" come la radiolina che accendi mentre ti fai la barba (o le altre cose che fanno la mattina gli esseri umani dall’altro lato del gender divide ). I Gr online sono utili per chi ha tempo o necessità per lavoro di ascoltarli (giornalisti italiani all’estero, per esempio), ma comunque devi programmare una mezzoretta, o un quarto d’ora per "ascoltare il pc". La comparsa dei player portatili cambia l’equazione e rende il "giornalismo parlato" più utilizzabile di prima. Tutto questo apre scenari nuovi per chi vuole produrre "giornalismo parlato", che è più economico e – nella maggioranza dei casi – ugualmente o maggiormente efficace del "giornalismo mostrato" (video, tv).

Le stazioni e i network radiofonici che già fanno giornalismo hanno a questo punto una nuova opportunità, ma anche le testate non radiofoniche con un sito web possono finalmente anche loro fare "radio", migliorando l’offerta dei propri contenuti. E’ la convergenza bellezza!

Da una parte si può pensare di fornire in formato audio contenuti testuali (vedi quello che fa il tedesco Die Zeit con i suoi lunghi saggi, del quale abbiamo già parlato – http://www.kataweb.it/kwblog/page/ESBMTL/commento?anchor=200406174062403 ), da un’altra si può pensare a produrre materiale di accompagnamento agli articoli o – perché no – immaginare materiale autonomo in audio, magari intrecciato con immagini fotografiche (le audiogallerie, i documentari web, prodotti multimediali veramente integrati), tenendo presente che software semiprofessionali per l’acquisizione e l’editing di file audio sono ormai alla portata tecnica ed economica di tutti.

Ma anche limitandoci alla possibilità di produrre e pubblicare facilmente servizi e documentari solo in formato audio le possibilità aperte sono moltissime, purché si ricordi che è inutile e scomodo accendere un computer per "sentire la radio", mentre potrebbe essere molto utile scaricarsi file specifici da ascoltare quando ci pare a noi. Questo comporta una ulteriore conseguenza per le redazioni radiofoniche tradizionali, sul lato della qualità dei contenuti.

La fruizione "sincronica", infatti, sfrutta l’interesse oggettivo per la "diretta" o la "semidiretta": accettiamo un prodotto più sommario – nella scelta dei temi e nella cura del prodotto – perché fa premio la tempestività, l’ascoltarlo ora. In una fruizione "diacronica" io scelgo ciò che voglio ascoltare e scaricare, ed è facile prevedere che non mi importerà nulla di scaricare un minuto e 20 di notizia di agenzia seguita da una microintervista al sociologo di turno. Sarà necessario tornare a cercare le informazioni che gli altri non hanno, a fare cronaca e a confezionare servizi e documentari ben ricercati e montati. Produrre cioè roba che valga la pena di scaricare (e magari di pagare) per ascoltarla.

Si tenga presente un ultima considerazione: la fruizione "diacronica" consente potenzialmente di rompere le barriere che i giornalisti radiofonici si sono imposti negli anni di servizi di un minuto, un minuto e mezzo, massimo due. Quello che è effettivamente insopportabile in un giornale radio (il servizio di cinque o sette minuti che ti rompe il ritmo) è assolutamente sopportabile, anzi probabilmente ricercato quando quel servizio è da me scelto per ascoltarlo quando mi fa più comodo.

Chiedo scusa per l’inusitata lunghezza, ma mi piacerebbe che qualcuno in Italia ci provasse.

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