Un appello lanciato da giornalisti e associazioni ha raccolto in pochi giorni migliaia di adesioni.
L’ obbiettivo non è creare una nuova struttura ma ‘’un processo, segnato da scadenze forti’’.
il logo di Acrimed, una delle associazioni promotrici dell’appello
Come garantire che l’ informazione sia davvero un bene comune? Che vengano assicurati i diritti a informare e a essere informati, contro tutti i tentativi politici ed economici di confiscarli? Che tipo di legislazione può garantirli? Come rilanciare e preservare il servizio pubblico televisivo?
Sono alcuni degli interrogativi a cui dovrebbero dare risposta gli Stati generali per una informazione e dei media pluralisti da convocare nel 2006.
L’ iniziativa è al centro di un appello lanciato in Francia da una serie di associazioni, testate giornalistiche e gruppi di militanti politici e sindacali di base.
L’appello ( il testo integrale è qui) in pochi giorni ha raccolto quasi 2000 firme individuali – giornalisti, mediattivisti, lavoratori dello spettacolo e dei media, militanti politici e culturali – e decine di adesioni collettive.
Fra i promotori dellÂ’ iniziativa anche alcuni sindacati dei giornalisti, come Snj e Snj-Cgdt, e un serie di Osservatori sui media diffusi in Francia su tutto il territorio.
L’ indizione degli Stati generali , spiega l’ appello (rivolto ‘’a tutti coloro che vogliono resistere a una informazione e alla cultura mercantile’’), sarebbe urgente visto lo stato di degrado dell’ informazione e dei media:
-controllati e gestiti da poteri economici e politici;
– vincolati a logiche finanziarie, concentrati nelle mani di gruppi legati a imperi industriali, a fondi pensione o a settori bancari – il cui principale obbiettivo è rispondere alle attese dei propri azionisti ;
– soggetti a una corsa al rendimento che si traduce in una precarizzazione vertiginosa delle figure professionali e a una crescente subordinazione gerarchica e nel dominio degli imperativi dettati dal mondo della pubblicità .
Il settore radiotelevisivo pubblico – aggiunge l’ appello – non fa eccezione. Assoggettato alla pubblicità , visto che il finanziamento è insufficiente, esso si condanna a una concorrenza spietata nei confronti delle reti private con le armi commerciali della corsa all’ audience immediata. Posta sotto la tutela della maggioranza politica del momento, ne subisce direttamente le pressioni e i periodici passaggi di mano. E come potrebbe in queste condizioni assolvere al suo ruolo di servizio pubblico?
Da qui lÂ’ appello alla convocazione nel 2006 di Stati generali dellÂ’ informazione. Che dovranno essere aperti, decentralizzati e pluralisti.
Il documento non chiarisce i passaggi pratici dell’ iniziativa, che comunque può essere seguita nel suo sviluppo sul sito (www.etats-generaux-medias.org) ad essa dedicato specificatamente. Precisa però che non si vuole ‘’dar vita a una nuova struttura, ma a un processo segnato da scadenze forti’’.