A Novembre nella capitale tunisina il Vertice mondiale sulla società dell’ informazione (Wsis) ma Ben Alì (nella foto) vieta la nascita del sindacato dei giornalisti
Tunisia monitoring group, un gruppo composto da 12 associazioni appartenenti a Ifex (International Freedom of Expression Exchange), la rete che raggruppa le principali associazioni impegnate nei vari paesi del mondo nel campo della libertà di espressione, ha lanciato – in vista del vertice mondiale sulla società dellÂ’informazione che si terrà a Tunisi dal 16 al 18 novembre – un nuovo sito web in cui è pubblicato anche un rapporto dettagliato sullo stato della libertà di espressione.
Ne parla Nigrizia in un articolo intitolato ”Informazione, le contraddizioni di Tunisi” – spiegando che
‘’le critiche riguardano in particolare il fatto che il paese che ospita il vertice continui a violare significativamente la libertà d’espressione e i diritti umani in generale. La prima richiesta rivolta al presidente Ben Ali dai partecipanti al summit di novembre, è dunque relativa alla sospensione del blocco dei siti web che pubblicano notizie e informazioni critiche nei confronti del governo tunisino.
“Il governo deve dimostrare la volontà di assicurare libertà d’espressione, permettendo che i cittadini tunisini visitino il sito della Ifex e qualunque altro sito che si occupi di questioni relative a politica e diritti umani” avverte Mark Benek, del Comitato per la libertà di stampa nel mondo (World Press Freedom Committee).
Il governo, secondo le denuncie riportate dal sito Ifex, blocca lÂ’accesso ad almeno 20 siti web che propongono notizie e analisi indipendenti sui diritti umani e altre questioni politiche in Tunisia. Tra questi: kalimatunisie.com, tunezine.com, tunisnews.net e reveiltunisien.orgÂ’Â’.
UNA CONFERMA DA BEN ALI:
IL SINDACATO DEI GIORNALISTI NO
Il 7 settembre 2005 sarebbe potuta diventare una data storica per la professione giornalistica in Tunisia. Era la data scelta dai fondatori del Sindacato dei Giornalisti Tunisini per la nascita, a Tunisi, della loro rappresentanza di categoria. Non è andata così. Il governo tunisino ha deciso che il sindacato non nascerà . Per motivi di ‘’sicurezza nazionale’’.
Sulla vicenda un articolo di Christian Elia su Peacereporter
WSIS: SITI E DOCUMENTAZIONE
Sul Summit di novembre a Tunisi e, più in generale sul WSIS, si possono consultare vari siti. A parte i siti ufficiali – quello che fa capo alle Nazioni Unite (qui) e quello del governo italiano (qui) – può essere interessante esaminare le considerazioni di associazioni e movimenti impegnati nel tentativo di far pesare sul vertice anche la voce della società civile.
In particolare è da consultare il sito del Cris Italia (Communication rights in information society) su cui è possibile trovare la documentazione di base del Vertice e le posizioni delle associazioni italiane – qui – e quello della Fsf-Europa (Free software fountation) – qui – centrato in particolare sulla cosiddetta ‘’internet governanceÂ’Â’.
Fra le posizioni critiche è interessante un articolo di Alan Toner (un ricercatore del collettivo Autonomedia) ‘’Cos’ è il WSIS?’’ dell’ ottobre 2003, secondo cui il concetto di società dell’ informazione sarebbe subdolamente connesso a quello di proprietà intellettuale.
‘’Uno dei grandi slogan del decennio, la ‘Societa’ dell’Informazione’, fu un’espressione riciclata negli anni ’90 da esperti istituzionali, studiosi e guru di vario genere. Impiegata in vario modo per indicare l’espansione delle reti digitali, la diffusione nel lavoro di processi informazionali, e la transizione dalle merci tangibili ai beni immateriali, l’espressione ‘Societa’ dell’Informazione’ sembrava riferirsi a qualcosa di inesorabile, una conseguenza della massiccia mediatizzazione degli anni precedenti slegata da interessi politici: qualcosa a cui avremmo dovuto adattarci, come ci veniva spesso ricordato.
Questa retorica, in realta’, serviva soprattutto a nascondere l’ondata di leggi sulla proprieta’ intellettuale (IP) che accompagno’ l’informatizzazione della societa’.
Tali vincoli giuridici, che ruotano intorno ai Trade Related Aspects of Intellectual Property Rights (TRIPS), un’appendice del General Agreement on Trades and Tariffs (GATT), sono funzionali ad un insieme d’interessi politici nello scenario postindustriale. Essi hanno invertito di fatto il significato delle leggi sulla proprieta’ intellettuale, trasformandole le protezioni della produzione culturale e dell’innovazione scientifico-tecnologica in limitazioni di queste stesse forze creative, e hanno contribuito a cristallizzare le relazioni tra stati postindustriali avanzati e l’ex-‘terzo mondo’. Cio’ e’ stato realizzato creando monopoli nel campo del copyright che accumulano i diritti di proprieta’, innalzano i costi di ingresso sui mercati ed impediscono l’attivita’ di attori indipendenti.
Gli stati ‘postindustriali’ avanzati stanno imponendo agli altri il rispetto di norme che di fatto vietano alcune forme di innovazione, produzione ed organizzazione. Attraverso il controllo sulle invenzioni e sull’informazione, gli stati deboli sono ridotti al ruolo di semplici fattori in un sistema di produzione globale che ruota intorno alle maggiori potenze del Nord. Gli accordi assicurano che, sebbene la produzione sia trasferita in queste aree per sfruttarne il basso costo del lavoro e della produzione, i profitti continuino a fluire verso New York, Londra e ZurigoÂ’Â’.
In una prospettiva più direttamente politica, lÂ’ appello alla mobilitazione lanciato da Anna Pizzo (il manifesto/ Carta) nellÂ’ articolo dal titolo ”Riprendere la parola”. LÂ’ obbettivo avrebbe dovuto essere (lÂ’ articolo è dellÂ’ ottobre scorso) quello di
‘’trasformare il Summit di Tunisi in una grande occasione di libera espressione di democrazia comunicativa, dando luogo a sperimentazioni, progettazioni, inedite ideazioni e nuove opportunità . E’ questo il modo concreto per contrastare la concentrazione dei media, fenomeno direttamente proporzionale al restringimento della democrazia, che ha raggiunto in Italia la sua forma più estrema e grottesca in quel Silvio Berlusconi che è al tempo stesso il proprietario [direttamente o indirettamente] di quasi tutti i media e al tempo stesso presidente del consiglio. Se vogliamo evitare che in futuro tutto questo possa ripetersi, se non addirittura peggiorare, non possiamo più affidarci alla buona volontà di “rappresentanti” più o meno sensibili alle domande che vengono dalla societa’ civile. E’ la stessa societa’ che deve domandare e, camminando, tracciare la propria strada, che non puo’ essere un destino ma una scelta consapevole.
Occorre trovare un tempo, un modo e un luogo nel quale far confluire queste domande e cercare, insieme, alcune risposte.
Perche’ non farlo nella forma a noi “altermondialisti” piu’ consona, che e’ quella del Forum? Perche’ non farlo a scala europea, provando a ridisegnare diritti e spazi democratici espulsi dai trattati che si stanno ratificando? Perche’ non farlo prima del Summit del Wsis di Tunisi, e cioe’ prima del novembre 2005 per arrivare in quella sede con un bagaglio ben solido di argomenti da contrapporre alla idea netta e percio’ terribile del liberismo?
Se a queste domande semplici si puo’ dare una risposta semplice, e’ ora il momento di darla. Tutti assiemeÂ’Â’.