Akbar Ganji
Cinquantuno giornalisti uccisi da gennaio – A Ganji il Premio Penna d’ oro 2006
Il triste primato di campo di morte resta all’Iraq, dove da gennaio in diciannove hanno perso la vita. Ma sono molti i Paesi dove la libertà di stampa è gravemente compromessa: tra i casi più eclatanti la Cina, Cuba, il Nepal. L’Asia, secondo Wan, resta la regione dove è più difficile la pratica giornalistica «a causa del numero di giornalisti perseguitati, l’assenza di media indipendenti e la repressione dei governi».
I giornalisti, secondo quanto emerge dal rapporto, oggi nel mondo muoiono perché qualcuno non apprezza quello che scrivono o dicono, o perché c’è chi semplicemente non gradisce la categoria o ancora perché si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Non è un caso quindi che il premio dell’associazione raggiunga in carcere Akbar Ganji, che sta scontando una pena di sei anni per avere «minacciato la sicurezza islamica e distribuito propaganda contrro il sistema islamico». Il giornalista, autore di un libro d’inchiesta nel quale accusava l’ex presidente Akbar Hashemi Rafsanjani e altre personalità conservatrici dell’implicazione nell’omicidio di cinque intellettuali nel 1998, è stato arrestato nell’aprile 2000 di ritorno da una conferenza a Berlino sulle riforme politiche e sociali in Iran. Nel corso della premiazione, che si terrà nel giugno prossimo, sarà chiesta la liberazione del giornalista, che in questi anni si è battuto tra l’altro con diversi e drammatici scioperi della fame.
Il premio dellÂ’Amj è assegnato ogni anno dal 1961. LÂ’associazione, che ha sede a Parigi, rappresenta 18.000 giornali e raggruppa 72 associazioni nazionali, direttori in 1022 paesi, 10 agenzie di stampa e 9 organizzazioni di stampa regionali e internazionali. (m.i.)Â
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