Su FT un articolo di Eli Noam (Columbia University) traccia un quadro molto meno pessimistico del futuro dei quotidiani L età d oro è di fronte, non alle spalle
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Dopo larticolo apparso lestate scorsa sul «Financial Time» dal titolo «Cattive notizie per le notizie», che ha causato scompiglio nellindustria editoriale, e la discussione al tredicesimo World Editors Forum a Mosca, Eli Noam, professore della Columbia University ha scritto un altro editoriale per il famoso giornale britannico: questa volta però il titolo è decisamente più ottimista.
Questa estate, Noam proclama «Buone notizie per le notizie». Questi i punti più salienti dellanalisi.
- la crescita dei lettori in Rete non compensa le perdite dei lettori della carta stampata
- leditoria digitale offre ai giornali una doppia opportunità: la possibilità di differenziare il loro prodotto e di diventare più efficienti, un processo che potrà alla fine trasformare leconomia dellinformazione.
- lenorme quantità di informazione di cui i giornali avranno bisogno per soddisfare la domanda di contenuti personalizzati porteranno alla costruzione di giornali come reti, ovvero di un sistema di due livelli: provider di contenuti specializzati e portali i informazione.
- I grandi gruppi editoriali saranno necessari per filtrare il flusso dellinformazione e dare ai lettori quello che vogliono
Noam conclude che letà doro delle organizzazioni dellinformazione è di fronte, non alle spalle, perché adesso hanno lopportunità di sviluppare prodotti multimediali e nuove strutture industriali dellinformazione.
Messo a confronto con larticolo del luglio 2005 il nuovo, seppure scritto con un tono più ottimista, esprime concetti simili, se non uguali.
In «Cattive notizie per le notizie» Noam parla di due «archetipi di notizie»; «provider di contenuti specializzati» e «integratori semi-virtuali», essenzialmente la stessa idea dei portali dellultimo articolo. I entrambi i pezzi spiega come le notizie locali saranno la peculiarità di ogni giornale. E in entrambi enfatizza la distruzione economica che Internet ha compiuto sulle industrie editoriali.
Ma il fatto che molto di quanto Noam ha scritto un anno fa sia uguale a quello che scrive oggi non deve spaventare i giornali. Potrebbe addirittura confortarli.
I giornali stanno sperimentando quello che è probabilmente il periodo più turbolento della loro storia, nel corso del quale sono state molte le profezie. Man mano che la matassa della rivoluzione digitale si dipana, quelle previsioni diventano sempre più consolidate. Molti saggi annunciano scenari simili. Gli studi di questi analisti dovrebbero guidare i giornali a trasformarsi nelle organizzazioni multimediali di domani.
(traduzione di Maria Itri)
da editorsweblog: http://www.editorsweblog.org/print_newspapers/2006/06/post.php