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‘’CHIUDERE I GIORNALI A PAGAMENTO?’’

Una domanda paradossale che sta animando in Francia il dibattito sul futuro della carta stampata





Documento senza titolo

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 Chiudere i giornali a pagamento? E’ la domanda che si poneva sul suo blog (Demain tous journalistes? – http://benoit-raphael.blogspot.com/2006/07/faut-il-tuer-les-journaux-payants.html) Benoit Raphael, responsabile dell’ innovazione tecnologica del gruppo ‘’Dauphiné Libéré’’, e che è al centro in Francia di un acceso  dibattito sul futuro della carta stampata. 

La stampa a pagamento non sarebbe più redditizia: Raphael parte da questa analisi di Jeff Mignon ( http://mediacafe.blogspot.com/2006/07/un-quotidien-national-gnraliste-payant.html ), il quale osserva:
“Se non ci fossero le banche o degli investitori generosi, la grande maggioranza delle grandi testate della carta stampata sarebbero già state cancellate dal panorama dei media. L’ equazione è semplice: il numero di chi li compra e i ricavi pubblicitari non basterebbero a coprire i costi.”
E riporta le sue due soluzioni: trasformarsi in giornali gratuiti oppure:  “Finiamola di pagare milioni di euro in carta, inchiostro e distribuzione e diventiamo una impresa web. E proponiamo una versione su carta a misura di quei lettori attaccati a questa forma di supporto e che sarebbero quindi disposti a pagare un buon prezzo”.

Il problema – osserva però Raphael – è forse più complesso.
Certo la stampa quotidiana a pagamento non riesce (globalmente) a fare soldi col solo giornale, ma fa altri prodotti (per es. in Italia i cosiddetti ‘’collaterali’’, che coprono ormai un terzo dei ricavi, ndr) e su altri supporti. Soprattutto nel campo della stampa regionale dove a volte proprio le edizioni che perdono più lettori sono le più redditizie…

Sopprimere il giornale a pagamento – prosegue Raphael – significherebbe però rinunciare al marchio. E ora gli studi mostrano che – soprattutto sul piano locale – il marchio dei media resta un atout essenziale per costruire il paesaggio multimediale di domani.

Un media è un insieme. Se il giornale ricava soldi su altri prodotti è prima di tutto perché esso è questo medium regionale, questo specifico quotidiano che nalina il quotidiano degli abitanti. C’ è un legame affettivo, radicato, tra i giornali e il loro ambiente. Chissà quante aziende sognerebbero un legame del genere.

Domani, senza dubbio, il giornale di carta sparirà oppure sarà gratuito. Ma non oggi. Compro ancora il giornale perché quando vado a bere un caffè o prendo il treno, quando mi stendo in poltrona o faccio la prima colazione, trovo più pratico, più gradevole leggere su carta, per il momento. Non vedo il motivo per far scomparire il marchio del mio bistrò o del metro.

Quanto ai gratuiti, sono d’ accordo: forse non  è stato sfruttato interamente il potenziale di questo modello economico. Ma c’ è ancora posto, per il momento, per il quotidiano a pagamento. Dico per ora. Bisogna essere pragmatico, non profeti. Fino a quando ci sono dei lettori per questo supporto perché abbandonarlo? Bisogna fare del quotidiano cartaceo un prodotto di nicchia, come propone Jeff?
Domani forse, ma oggi? Quando Ouest France (che ha stabilizzato le sue vendite) si avvicina al milione di copie non penso che si possa parlare di mercato di nicchia.

Nello stesso tempo l’ esperienza di  Tamedia a Zurigo è interessante. In piena ristrutturazione, il gruppo ha rilanciato l’ azienda uscendo in gratuito (20 minuten) e riducendo la redazione del suo quotidiano nazionale a pagamento, con un ritocco del prezzo.

 

 


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