Dopo l’ agguato alla giornalista russa, legato molto probabilmente alle sue inchieste sulla Cecenia, i giornalisti indipendenti della regione, impauriti, isolati e consapevoli della propria impotenza, scelgono il silenzio e l’autocensura – Un articolo su Osservatorio sui Balcani
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di Dana Tsei (titolo originale: “North Caucuses: Journalists Feel the Heat”)
traduzione per Osservatorio sui Balcani: Francesca Tomasi
A seguito dell’assassinio in ottobre della giornalista Anna Politkovskaya, che più di chiunque altro ha scritto sulle violazioni dei diritti umani perpetrate nel Caucaso del Nord, i giornalisti della regione si sono sentiti sempre più minacciati ed isolati.
Recentemente la Politkovsakya aveva scritto con frequenza dalla Repubblica di Kabardino-Balkaria, nel Nord-Ovest del Caucaso. Ad una settimana dalla sua morte, un giornalista locale è stato “avvisato” dai servizi segreti che “se ci daranno l’ordine di “liquidare” i giornalisti, tu sarai uno dei primi.”
Ad un secondo giornalista un agente di polizia avrebbe detto che “esistono persone che non amano molto i giornalisti. Ed anche quelli che hanno giurato di ucciderti personalmente.”
Anche un editore della Repubblica è stato contattato telefonicamente da un investigatore ed interrogato circa i suoi contatti ed incontri con la Politkovskaya. All’editore è stato spiegato che non si trattava di un interrogatorio ufficiale, ma solo di una “raccolta di informazioni”.
Di fronte a questo tipo di minacce, i giornalisti della regione sono comprensibilmente impauriti ed hanno finito per chiudersi nellÂ’autocensura su quello che dicono e scrivono.
(segue qui ).