CINA: NUOVA CAMPAGNA REPRESSIVA SU INTERNET
In un Rapporto Human Rights Watch accusa le compagnie occidentali di assecondare la censura
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Il Partito comunista cinese ha inaugurato una nuova campagna di repressione di Internet, mentre almeno sette siti web sono stati chiusi nelle ultime settimane in seguito all’ impegno preso recentemente dalle autorità di ‘’prendere misure reali per controllare i forum di discussione, i blog e i motori di ricerca’’, denuncia Reporters sans frontières.
L’ ondata di repressione è cominciata il 25 luglio con la chiusura dei siti web di Century China (Shiji Zhongguo) e il forum della rivista « La Vita della settimana » (Sanlian Shenghuo Zhoukan). Fondato nel luglio 2000, il sito web Century China (http:// www.cc.org.cn) constituisce un importante spazio di dibattito e di discussione per gli intellettuali e i dissidenti.
Il sito pubblicava articoli su temi che vanno dallo sport alla politica. ‘La Vita della settimana è una rivista culturale di Pechino che si occupa di questioni politiche delicate, come la corruzione, e permette ai visitatori del sito di pubblicare bollettini con notizie ricavate dai giornali stranieri.
Più di 100 intellettuali cinesi hanno firmato un appello alle autorità per cancellare la proibizione che pesa su quel sito (vedi: http://www.rsf.org/article.php3?id_article=18378).
Il 28 luglio dei blog appartenenti alla poetessa tibetana Woeser (nota anche coi nomi di Oser e, in cinese, Wei Se) sono stati chiusi senza alcuna spiegazione dai server che li ospitava.
Woeser utilizzava i suoi blog – http://oser.tibetcul.net/ e http://blog.daqi.com/weise/ – per presentare le sue poesie e i suoi saggi sulla cultura tibetana, oltre che articoli scritti da suo marito, Wang Lixiong, uno scrittore cinese indipendente.
La maggior parte dei visitatori dei blog erano studenti tibetani, rileva RSF: Woeser è uno dei pochi scrittori e poeti tibetani che scrivono in cinese. Il suo libro ‘’Note sul Tibet’’ era stato proibito nel 2004 a causa delle sue allusioni favorevoli al Dalai Lama. Woeser era stata licenziata dal lavoro e aveva perso le prestazioni sociali. Successivamente era stata costretta a scrivere degli articoli in cui riconosceva i suoi presunti ‘’errori politici’’.
Le autorità hanno chiuso anche il sito di Wang (http://www.Dijin-democracy.net)
Alla fine di luglio, e-Wik, (http://www.eeeeee.org/wiki/), una enciclopedia cooperativa ispirata a Wikipedia, ha smesso di funzionare, rileva RSF. Fonti locali hanno spiegato che la decisione era legata alla pubblicazione di alcuni articoli che parlava di James Lung, capo dell’ Alleanza democratica del sud, che ha sede ad Hong Kong, come un politico vicino al movimento spirituale Falun Gong e come un critico eloquente del Partito comunista. Un altro articolo faceva allusione alle autorità di Taïwan come al ‘’governo della Repubblica Cinese’’.
Nell’ ultimo caso, del 3 agosto, le autorità hanno ritirato la concessione al sito web Polls(Zhongguo guoqing zixun). Il sito (http://www.s007s.com/) aveva chiesto recentemente ai visitatori di « esprimere la loro voce » sulla questione : « Ritenete che il Segretario generale del Partito comunista cinese dovrebbe essere scelto fra più candidati nell’ ambito di una regolare elezione?’’. Più del 75% delle persone che avevano accettato di rispondere avevano detto ‘’s쒒.
La repressione dei siti on line avviene nel quadro di una serie di nuove regole emesse dalle autorità cinesi nel settembre 2005. La politica su cui punta ufficialmente il governo cinese diramando tali regole è di regolamentare le notizie su internet, soddisfare la richiesta di informazione dei cittadini, preservare la sicurezza nazionale, proteggere i diritti dei fornitori di notizie e promuovere lo sviluppo ‘’sano e ordinato’’ dell’ informazione sulla rete.
Human Rights Watch, intanto, ha messo sotto accusa le società di Internet occidentali operative in Cina sostenendo che esse assecondano la censura e chiede a Microsoft, Google e Yahoo di opporsi alle richieste di Pechino.
L’organizzazione newyorchese ha definito “arbitrario, opaco e inaccettabile” il blocco di siti web e di ricerche di termini politicamente sensibili e sollecitato le società quotate a essere chiare con i propri utenti in merito alla censura.
“E’ ironico che le società la cui esistenza dipende dalla libertà d’informazione e d’espressione abbiano assunto un ruolo di censori, anche nei casi in cui il governo cinese non ne fa loro una specifica richiesta”, ha detto il gruppo in un rapporto.
Le società Internet occidentali attive in Cina sono da tempo accusate di aver compromesso i propri principi di libertà e indipendenza, censurando alcune ricerche e titoli di blog politicamente sensibili allo scopo di fare affari nel secondo mercato Internet mondiale.
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Consultare :
– RSF : http://www.rsf.org/rubrique.php3?id_rubrique=273
– Rapporto di Human Rights Watch :
http://www.hrw.org/reports/2006/china0806/
Cpj : http://www.cpj.org/regions_06/asia_06/testimony_china_internet_14feb06.html
– OpenNet Initiative : http://www.opennet.net/bulletins/012/
– Filtraggio di Internet in Cina : http://www.opennetinitiative.net/studies/china/
– Campagna ‘’irrépressibleÂ’Â’ : http://irrepressible.info/
– Rapporto di Amnesty International : http://web.amnesty.org/library/pdf/POL300262006ENGLISH/$File/POL3002606.pdf