CODACONS CHIEDE ALL’ ORDINE DEI GIORNALISTI MISURE CONTRO LA PUBBLICITA’ OCCULTA

Denunciata in un esposto la tendenza degli editori a tagliare gli
investimenti necessari per realizzare servizi prodotti in totale
autonomia e indipendenza – Nel mirino dei consumatori soprattutto
l’espediente dei reportage fatti a spese degli stessi soggetti interessati,
per il proprio profitto, a condizionare dietro le quinte giornali e
giornalisti che li realizzano

(dal bollettino del Gruppo giornalisti informazione visiva – GSGIV)

Basta con i collaboratori di giornali con compensi da fame e senza tutele.
Il rischio, anzi il sospetto, è infatti che questi giornalisti, non potendo
campare con quanto viene loro pagato dagli editori, si lascino tentare dal
trarre i loro guadagni producendo, a totale insaputa del pubblico,
informazione pilotata da interessi che nulla hanno a che vedere con quelli
di lettori e telespettatori. In parole povere, facendo – come si dice in
gergo da redazione – “marchette”.

Questo allarme non arriva da qualcuno dei soliti organismi istituzionali
dei giornalisti che da diversi mesi, Sindacato in prima linea, sono
impegnati in un durissimo braccio di ferro con gli editori proprio sul tema
della difesa della qualità dell’informazione anche attraverso compensi più
adeguati e diritti più chiari per chi lavora per i giornali fuori dal
contratto e dalle redazioni. Questa volta è invece una riflessione che ci
viene dall’esterno della nostra categoria. L’hanno lanciata proprio oggi i
consumatori rappresentati dal Codacons in un esposto all’Odg nazionale nel
quale i dirigenti dell’organismo tornano alla carica, chiedendo
provvedimenti concreti, sul “diritto dei cittadini ad un’informazione – come
hanno testualmente scritto – senza inquinamenti da pubblicità occulta” e, in
particolare, sul problema dei reportage e dei servizi prodotti da giornali e
tv, o più direttamente dai singoli giornalisti, a spese degli stessi
soggetti interessati a trarre profitto dalla loro pubblicazione.

La denuncia del Codacons si basa su un paziente monitoraggio di dibattiti
sul tema delle produzioni giornalistiche sponsorizzate apparsi negli ultimi
due anni sui media che si occupano di problematiche professionali dei
giornalisti. Confronti nei quali la realtà esce senza veli, con precise
testimonianze anche sui compensi irrisori per i collaboratori e sulle
tentazioni di molti di loro ad “arrotondare” con ruoli occulti da “ufficio
stampa e propaganda”.

Il problema era già stato sollevato la scorsa estate dal Codacons
specificatamente per il settore del giornalismo di turismo e viaggi. Ora
l’organismo di difesa dei consumatori fa notare che il fenomeno interessa un
po’ tutti i comparti dell’informazione e coinvolge persino delicatissimi
settori come la copertura informativa da aree di crisi a livello
internazionale.

Realtà sotto gli occhi di tutti anche nel settore del fotogiornalismo
italiano dove è ormai “norma” quasi generale che chi vuole muoversi per
produrre informazione visiva anche sul più delicato degli avvenimenti, lo
deve fare senza contare su alcun genere di rimborso spese da parte dei
giornali anche nel caso di specifici incarichi di testata, e di conseguenza,
quasi sempre, deve arrangiarsi alla meglio cercando ospitalità, viaggi e
tutto il resto offerti gratis e senza andare troppo per il sottile nel
rispetto delle regole imposte dalla deontologia professionale.

“Questo fenomeno – scrive il Codacons in un comunicato –
dipende dalla tendenza della maggior parte degli editori di aumentare i
propri profitti tagliando gli investimenti necessari per proporre ai propri
lettori o telespettatori un’informazione prodotta in totale autonomia e
indipendenza. Un dato di fatto che ha così portato moltissime testate
giornalistiche, a totale insaputa dei lettori, a ricorrere sempre più
all’espediente di reportage sponsorizzati, molto spesso realizzati con
prestazioni sottocosto da collaboratori esterni sicuramente più indifesi,
rispetto ai giornalisti assunti e garantiti dal contratto di lavoro, nel far
valere l’interesse del pubblico”.
“Ma il lettore – continua il documento dei consumatori – ha diritto ad
un’informazione prodotta in trasparenza, garantita da tutele ed adeguati
compensi per chi la produce e lontana da ogni possibile forma di commistione
di interessi che, sicuramente, non offrono nessuna garanzia di terzietà,
autonomia e indipendenza sia della testata giornalistica che dei giornalisti
che vi operano”.

Parte della documentazione e delle testimonianze che hanno innescato
l’attuale presa di posizione del Codacons era stata pubblicata, nell’agosto
scorso, in un dossier di Lsdi(Libertà di stampa&Diritto all’informazione).

Amedeo Vergani, presidente Gsgiv