– 1. Bielorussia: alla vigilia delle elezioni si estende la repressione contro i media
2. Kenia: travolto dagli scandali per la corruzione il governo lancia raid contro i giornali
– 3. Tunisia: liberati un giornalista e acuni internauti dissidenti, ma la repressione continua
– 4. Un libro sulla concentrazione dei media in Africa australe
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– 1. BIELORUSSIA: ALLA VIGILIA DELLE ELEZIONI SI ESTENDE LA REPRESSIONE CONTRO I MEDIA
Escalation repressiva contro i media in Bielorussia alla vigilia delle elezioni presidenziali del 19 marzo. Il governo del presidente Alexander Lukachenko, secondo quanto denuncia Ifex, priva gli elettori di notizie indipendenti sui candidati sequestrando i giornali dÂ’ opposizione, minacciando i cronisti e i fotografi locali e impedendo ai giornalisti stranieri di lavorare.
Secondo il Cpj (Committee to protect journalists), la repressione prende spunto da alcune modifiche al codice penale, approvate nel dicembre scorso, che puniscono come reato – con pene fino a cinque anni di reclusione – le critiche al presidente e al suo governo.
Nel maggio scorso, tra l’ altro, Lukaschenko aveva emesso un decreto legislativo presidenziale con cui si vietava ai media indipendenti di usare le parole ‘’Belarus’’ o ‘’nazionale’’ nelle loro testate e si imponeva loro di reiscriversi al registro della stampa con altri nomi.
Recentemente la polizia ha sequestrato intere edizioni di giornali di opposizione, rileva il Cpj. L’ azienda postale nazionale ha rifiutato di distribuire più di una decina di testate indipendenti e le banche hanno ‘’congelato’’ i loro conti correnti. Condanne penali per diffamazione hanno poi provocato il fallimento di due di quei giornali « Narodnaya Volya » e « Belorusskaya Delovaya Gazeta ».
Il 2 marzo scorso poliziotti in abiti civili hanno aggredito fisicamente una decina di giornalisti che stavano seguendo lÂ’ arresto a Minsk del principale candidato dellÂ’ opposizione, Alexandre Kozouline, e alcuni militanti dellÂ’ opposizione sono stati arrestati.
Secondo lo studio annuale di Freedom House « Freedom in the World » quello dela Bielorussia viene considerato uno dei regimi più repressivi del mondo.
Vedi:
– Cpj: http://www.cpj.org/news/2006/europe/belarus10feb06na.html
– Rsf: http://www.rsf.org/article.php3?id_article=16657″
2. KENYA : TRAVOLTO DAGLI SCANDALI PER LA CORRUZIONE IL GOVERNO LANCIA RAID CONTRO I MEDIA
I rappresentanti dei gruppi di difesa della libertà di stampa l’ hanno definita la più massiccia operazione repressiva contro i media del paese che si sia verificata dopo l’ indipendenza. E’ quella che il governo ha lanciato nel mezzo di una serie di scandali per vicende di corruzione che lo hanno messo sulla difensiva.
Il 2 marzo agenti di polizia armati di tutto punto hanno effettuato un raid negl uffici della rete tv Kenya Television Network (KTN) a Nairobi costringendo l’ emittente a interrompere le trasmissioni. Un’ altro raid ha colpito la tipografia del giornale « The Standard », secondo quotidiano del paese, dove gli agenti hanno sequestrato e incendiato alcune migliaia di copie del giornale appena stampato, messo fuori uso le rotative e sequestrate tutte le apparecchiature, compresi i computer, hanno denunciato l’ African Free Media Foundation, AFMF), l’Institut international de la presse (IIP) e l’Association mondiale des journaux (AMJ).
Qualche giorno dopo tre giornalisti dello « Standard » sono stati arrestati con l’ accusa di pubblicazionedi ntizie atte a turbare l’ ordine pubblico e poi scarcerati su cauzione. Il loro processo è stato fissato per il 24 aprile. Rischiano fino a tre anni di reclusione. Altri due giornalisti sarebbero stati minacciati di arresto.
La repressione sarebbe legata a un reportage pubblicato dallo « Standard », in cui si affermava che il presidente Kibaki aveva incontrato in segreto il capo dell’ opposizione ed ex ministro dell’ ambiente Kalonzo Musyoka per discutere di una possible alleanza politica. Musyoka era stato cacciato dal governo l’ anno scorso.
Altre irruzioni di polizia erano state compiute a fine febbraio nelle redazioni dei tabloid « Weekly Citizen » e « The Independent », col sequestro di strutture e documenti e l’ arresto di vari giornalisti. Arrestati anche alcuni distributori di giornali dedicati a scandali politici e reportage su vicende sessuali.
Vedi:
– Ifex: http://www.ifex.org/en/content/view/full/39/
3. TUNISIA : LIBERATI UN GIORNALISTA E DEI DISSIDENTI DI INTERNET, MA LA REPRESSIONE CONTINUA
I gruppi impegnati nella difesa della libertà di espressione e dei diritti umani hanno accolto con favore la liberazione del giornalista Hamadi Jebali e di sei giovanni internauti che hanno goduto della grazia concessa il 25 febbraio scorso dal presidente tunisino Zine El-Abidine Ben Ali. Ma le associazioni sottolineano come la libertà di espressione nel paese resti duramente repressa e sollecitano la liberazione degli altri dissidenti ce restano in carcere, fra cui Mohammed Abbou.
Jebali è l’ ex redattore capo di « Al-Fajr », un settimanale, ormai chiuso, del partito islamista Al-Nahda, e ha pasato 15 anni in galera.
I sei giovani dissidenti, tutti sui 20 anni, erano stati condannati nell’ aprile del 2004 a 19 anni di reclusione per aver dato vita a un’ organizzazione con scopi terroristici. Soprannominati ‘’i giovani di Zarzis’’, i sei sarebbero stati condannati unicamente – secondo Reporters sans frontières – sulla base di confessioni estorte con la forza e prive di alcun riscontro concreto.
Secondo i Tunisian Monitoring Group, gli attacchi contro la libertà di espressione si sono moltiplicati nelle ultime settimane. Le autorità tunisine hanno bloccato la pubblicazione del settimanale « Al-Maoukif » e di « Akhbar al Joumhouria ». I giornali stranieri vengono spesso bloccati, in particolare « Le Monde » e il magazine « al Maraa al Youm », pubblicato a Dubai.
Malgrado l’ abrogazione del sistema dell’ obbligo di deposito delle pubblicazioni all’ attenzione di funzionari governativi, il sistema continua ad essere applicato alla stampa straniera che può essere quindi ridotta al silenzio in caso di articoli critici contro il governo o relativi ad argomenti tabù.
I controlli sui telefoni e su internet sono ancora in azione, a tre mesi dalla massiccia repressione di militanti della società civile e giornalisti in occasioe del Summit internazionale della società dell’ informazione nel novembre 2005.
Nonostante questi attacchi alla libertà di espressione, il governo tunisino continua ad affermare di garantire la libertà di stampa, qualificandola come una ‘’realtà tangibile’’ nel paese, sottolinea il Cpj. La Tunisia tenta di ritoccare la sua immagine internazionale in previsione delle trattative con l’ Unione europea e delle celebrazioni dei 50 anni di indipendenza, in programma ad aprile.
Vedi:
– Ifex/Tmg:http://campaigns.ifex.org/tmg/fr .
4. UN LIBRO SULLA CONCENTRAZIONE DEI MEDIA IN AFRICA AUSTRALE
La Freedom of Expression Institute (FXI) ha appena pubblicato un nuovo libro che esamina come i media sud-africani e le aziende di comunicazione e informazione (TCI) siano giunte a dominare lÂ’ Africa australe nel perido seguito alla fine dellÂ’ apartheid nel 1994.
Intitolato « The Great Trek North: the Expansion of South African Media and ICT Companies into the SADC Region » [Il Grande Trekking verso il nord: l’ espansione dei media dell’ Africa del sud e delle aziende di TCI nella regione del SADC], l’opera mostra come le compagnie sudafricane abbiano costantemente accresciuto il proprio dominio nei settori della stampa, radiodiffusione, telecomunicazione, satellite e internet nella regione.
Frutto di due anni di ricerche, il libro – scritto da Console Tleane – fornisce altre prove sul consolidamento degli interessi del Sud-Africa sul continente.
Vedi:
– Fxi:http://www.fxi.org.za .