Site icon LSDI

IFEX: ULTIME DAL MONDO


1. 65 giornalisti uccisi nel 2005, secondo lÂ’ Ipi

2. Filippine: ucciso un altro giornalista; il decimo dal 2005

3. Messico: parte il Progetto Phénix, una equipe di giornalisti che indaga sulle uccisioni dei loro colleghi

4. Australia: una nuova legge sullo spionaggio pone una grave minaccia per la libertà di stampa

5. Thailandia: i media indipendenti attaccati da gruppi filogovernativi

6. Bielorussia: almeno 20 giornalisti ancora in carcere dopo le elezioni

—————–

1. 65 giornalisti uccisi del 2005, secondo lÂ’ Ipi

Sessantacinque giornalisti sono stati uccisi nel 2005 nel mondo, un terzo dei quali in Iraq, rileva l’ Internacional presse institute (Ipi) di Vienna nel suo recente Rapporto 2005 sulla libertà di stampa.

Il Rapporto, che valuta la situazione della libertà di stampa in più di 100 paesi, fa notare come l’ Iraq costituisca il paese più pericoloso al mondo per i giornalisti, 23 dei quali vi hanno perso la vita l’ anno scorso.

Globalmente la regione più pericolosa è il Medio Oriente e l’ Africa del nord con 26 giornalisti uccisi, seguita dall’ Asia, in cui 20 sono stati i giornalisti ammazzati a causa del loro lavoro. Con nove giornalisti assassinati le Filippine si sono rivelate la zona non conflittuale più pericolosa al mondo.

Per quanto riguarda le Americhe l’ Ipi constata qualche progresso per la libertà di stampa con lp’ abrogazione delle leggi sulla diffamazione in Cile, Guatemala, Honduras e Panama, ma sottolinea che con undici giornalisti uccisi nella regione l’ anno scorso, le preoccupazioni per la sicurezza fisica dei giornalisti costituiscono sempre la preoccupazione maggiore.

Il Rapporto dell’ Ipi è qui: http://www.freemedia.at/Protests2006/PR_WPFR2005.htm

2. Filippine: ucciso un altro giornalista, il decimo dal 2005

Il Center for Media Freedom and Responsibility, CMFR, sta indagando per capire se un giornalista ucciso il 2 aprile 2006 a Tarlac, nelle Filippine, è stato ammazzato in relazione al suo lavoro.

Orlando Mendoza, cronista di alcuni giornali locali, è caduto sotto I colpi di arma da fuoco sparati da alcuni sconosciuti mentre stava rientrando a casa. E’ stato colpito alla testa e al corpo.

Mendoza, 58 anni, scriveva per il Tarlac Profile e lavorava anche come redattore capo di un altro giornale, il Tarlac Patrol. Era poi vicepresidente del Club della stampa di Camp Marabulos et direttore della sezione locale dell’ Associazione dei media del Centro di Luzon (CMLA).

Lavorava inoltre negli uffici dellÂ’ amministrazione comunale come consulente nelle vertenze di natura fondiaria e si appoggiava spesso allÂ’ ufficio locale del Ministero della riforma agraria, unÂ’ agenzia governativa incaricata di realizzare e gestire la riforma agraria nel paese.

Pur non scrivendo articoli contro persone o organizzazioni particolari, Mendoza era stato accusato un mese fa di diffamazione da una fazione locale della Philippine Guardian Brotherhood, un’ associazione militare, che si riteneva diffamata nei suoi servizi. L’ accusa era però stata archiviata da un tribunale a fine marzo.

Le Filippine sono ritenute uno dei paesi più pericolosi per I giornalisti. Nel 2005 nove di essi sono stati assassinati, secondo l’ Ipi (Internacional presse institute).

Vedi:

– Reporters sans frontières : http://www.rsf.org/article.php3?id_article=16936

– CMFR : http://www.cmfr-phil.org/

– Analyse par le CMFR des assassinats de journalistes :
http://www.cmfr-phil.org/fffj1.htm

– National Union of Journalists of the Philippines : http://www.nujp.org/
– Southeast Asian Press Alliance : http://www.seapabkk.org

– IIP : http://tinyurl.com/hpd9c

– Fédération internationale des journalistes :
http://www.ifj-asia.org/page/philippines.html

– Comité pour la protection des journalistes : http://www.cpj.org/attacks05/asia05/phil_05.html

3. Messico: parte il Progetto Phénix, una equipe di giornalisti che indaga sulle uccisioni dei loro colleghi

Più di 100 giornali messicani hanno pubblicato il primo di una serie di articoli su una inchiesta che punta a fare luce sulle uccisioni non risolte di giornalisti nel paese, rileva la Società interamericana della stampa (Sip).

Il 3 aprile i giornali hanno pubblicato simultaneamente un reportage sulla scomparsa di Alfredo Jiménez Mota, 26 ans, qui stava indagando sul traffico di stupefacenti per El Imparcial , un quotidiano di Hermosillo, nello stato di Sonora, al confine con gli Stati Uniti. Jiménez Mota era scomparso il 2 aprile dell’ anno scorso. Stava lavorando in particolare sul crimine organizzato, responsabile della maggior parte degli omicidi di giornalisti avvenuti negli ultimi anni.

Il servizio indicava e descriveva i clan di Sonora legati al traffico di droga e segnalava alcuni indizi secondo cui il presunto sequestratore di Jimenez sarebbe stato Raúl Enriquez Parra, un trafficante il cui cadavere mutilato era stato scoperto nel novembre 2005.

Chiamata Progetto Phénix, la collaborazione fra i giornali messicani costituisce la risposta alla violenza crescente che si scatena contro la stampa e all’ assenza di volontà da parte del governo di risolvere le uccisioni dei giornalisti.

Dal marzo 2004 undici giornalisti sono stati ammazzati nel paese, rileva la Sip.

Il Progetto Phénix è portato avanti da una equipe di otto cronisti di diversi giornali incaricati di in dagare sui crimini contro i giornalisti. La Sip spera che altri giornalisti – in particolare quelli radiotelevisivi – si uniscano al progetto per allargare la copertura delle indagini.

Vedi:
– RSF : http://www.rsf.org/article.php3?id_article=16916

– Dossier su Jiménez Mota : http://www.impunidad.com/toplevel/fenixEn.htm

– Dossier della SIP sul Messico: http://www.sipiapa.com/pulications/informe_mexico2006.cfm

– CBS News : http://www.cbsnews.com/stories/2006/04/04/ap/world/mainD8GORNP81.shtml

– Rapporto de l’IIP sul Messico: http://tinyurl.com/meded

– Campagna «Non uno di più» : http://www.cepet.org

4. Australia: una nuova legge sullo spionaggio pone una grave minaccia per la libertà di stampa

Il Senato australiano ha approvato un progetto di legge che dovrebbe consentire alle autorità di intercettare le conversazioni telefoniche, la posta elettronica e le chat dei cittadini. Secondo organizzazioni come la Meaa (Media, Arts and Entertainment Alliance) e Reporters sans frontiers questa decisione costituisce una grave minaccia per la libertà di stampa.

I servizi d’ informazione, la polizia e le altre agenzie di sicurezza potrebbero avvalersi della legge per intercettare i telefoni dei familiari, degli amici e dei clleghi di un sospetto, spiega la Meaa, così come, ad esempio, il fisco potrebbe essere abilitato ad accedere alle comunicazioni archiviate, come email e messaggi.

La Meea rileva che la legge riguarderebbe qualsiasi persona che entri in contatto con individui sospettati di crimini gravi, anche se su queste persone non gravi alcun sospetto. ‘’I giornalisti che entrano in contatto con persone sospettate di terrorismo per realizzare un servizio possono vedersi i propri telefoni spiati, e questo dà alle autorità un accesso non solo alle conversazione con il sospetto ma anche a quelle con altre fonti estranee’’, precisa la Meaa. Cosa che metterebbe in pericolo la capacità dei giornalisti di proteggere la confidenzialità delle fonti.

RSF sottolinea come già le leggi attuali consentano delle pressioni indebite sui giornalisti. La legislazione antiterrorismo del dicembre 2005 prevede delle pene che possono arrivare fino ai cinque anni di reclusione per chi abbia avuto contatti con persone sospettate di terrorismo. Tra l’ altro i cronisti non hanno il diritto di rifiutare di rivelare le fonti nelle vicende di terrorismo e le forze di sicurezza possono effettuare perquisizioni nelle redazioni per trovare prove di tali supposti contatti.
< br/>
Vedi:
– RSF : http://www.rsf.org/article.php3?id_article=16917

– MEAA : http://www.alliance.org.au/content/view/172/52/

5. Thailandia: i media indipendenti attaccati da gruppi filogovernativi

Una serie di attacchi contro media indipendenti sono stati registrati in Thailandia nei giorni che hanno preceduto le elezioni del 2 aprile e hanno suscitato gli allarmi di varie associazioni, fra cui lÂ’ Associazione dei giornalisti tailandesi (TJA), il Southeast Asia Press Alliance (SEAPA), Rsf e Cpj.

Circa 3.000 manifestanti hanno assediato il 30 marzo gli uffici del Kom Chad Leuk, un giornale che fa capo al gruppo indipendente Nation Group, per aver pubblicato degli articoli contro Sondhi Limthongkul, un importante magnate dei media: critiche che sono state giudicate come degli insulti dal primo ministro Thaksin Shinawatra e dal re del paese, Bhumibol Adulyadej, secondo TJA e SEAPA. E altri 2.000 manifestanti hanno circondato la sede sociale del Nation Group e minacciato violenze contro i dipendenti dellÂ’ azienda.

Lo stesso giorno dei sostenitori di Thaksin avevano attaccatp Prachuab Wangjai, un redattore della tv Nation Channel all’ Università Chiang Mai mentre stava seguendo un incontro politico del Partito dei democratici, di opposizione. Prachuab è stato ferito alla testa mentre, con la sua troupe, stava lasciando l’ incontro.

In passato il Kom Chad Luek è stato già oggetto di aggressioni dap arte del governo.
Dopo l’ arrivo al potere di Thaksin nel 2001, fa rilevare il CPJ, più di 20 procedimenti penali per diffamazione sono stati aperti da strutture e responsabili governativi.

Nel 2002, dopo che il giornale aveva pubblicato numerosi servizi critici il governo aveva aperto una inchiesta sulle entrate di diversi quadri del Nation Group, in particolare del caporedattore e fondatore dellÂ’ azienda editoriale Suthichai Yoon, e del direttore Thepchai Yong. Un tribunale ha poi archiviato come illegale lÂ’ inchiesta del governo.

In seguito a questi avvenimenti la TJA ha chiesto ai media del paese e alle loro associazioni di unire le proprie forze per resistere agli attacchi contro la libertà di stampa.

Vedi:

– RSF: http://www.rsf.org/article.php3?id_article=16955

– TJA : http://www.ifex.org/en/content/view/full/73356/

– SEAPA : http://www.seapabkk.org/

– CPJ : http://www.cpj.org/news/2006/asia/thai31mar06na.html

– FIJ : http://www.ifj.org/default.asp?Index=3811&Language=EN

6. Bielorussia: almeno 20 giornalisti ancora in carcere dopo le elezioni

In Bielorussia almeno 20 giornalisti, locali e stranieri, sono ancora detenuti dopo essere stati arrestati mentre seguivano le manifestazioni di protesta dei movimenti di opposizione in occasione delle recenti elezioni presidenziali. Lo rilevano varie associazioni internazionali, fra cui Canadian journalists for freedom of expression (CJFE) e la Wan (World association of newspapers).

I giornalisti sono detenuti dal 24 marzo, quando I servizi antisommossa della polizia sono intervenuti nella Piazza Ottobre, a Minsk, compiendo una retata di circa 200 manifestanti che avevano passato la notte accampati nella piazza per contestare i risultati delle elezioni presidenziali della settimana scorsa, che avevano accordato ad Alexander Lukachenko un terzo mandato, un fatto senza precedenti. Gli osservatori internazionali hanno criticato lo scrutinio, ritenendolo viziato da serie irregolarità.

Fra i detenuti figurano giornalisti di almeno cinque paesi.

Più di 150 manifestanti sono stati arrestati con l’ accusa di ‘’hooliganisme’’.

Dal momento del suo arrivo al potere nel 1994 il presidente Lukachenko si è dedicato a intaccare progressivamente i diritti civili e politici e ha condotto un attacco in grande stile contro i media indipendenti, facendo della Bielorussia uno dei regimi più repressivi del mondo.

Vedi:
– RSF : http://www.rsf.org/article.php3?id_article=16847

– AMJ : http://www.wan-press.org/article9615.html

– IIP : http://www.freemedia.at/Protests2006/pr_Belarus15.03.06.htm

– CJFE : http://www.cjfe.org/releases/2006/28032006belarus.html

– CPJ : http://www.cpj.org/news/2006/europe/belarus24mar06na.html

– FIJ : http://www.ifj.org/default.asp?Index=3796&Language=EN

– Human Rights Watch : http://hrw.org/english/docs/2006/01/18/belaru12217.htm

– Freedom House : http://www.freedomhouse.org/template.cfm?page=70&release=342

– Association des journalistes du Bélarus : http://baj.ru/indexe.htm

– Rapport de l’OSCE sur les élections au Bélarus : http://www.osce.org/documents/html/pdftohtml/18437_en.pdf.html

– Charte 97 : http://67.18.131.22/eng/news/

Exit mobile version