Il Parlamento europeo ha aggiunto la sua voce al coro di critiche contro il comportamento di quelle società che favoriscono i regimi autoritari impegnati nella censura di Internet. In una risoluzione approvata il 6 luglio scorso il Parlamento chiede alla Commissione europea di delineare un codice volontario di condotta ‘’che limiti le attività delle aziende nei paesi repressivi’’.
I parlamentari hanno inoltre sollecitato la Commissione a ‘’tener conto, nella fase di preparazione di programme di aiuto UE nei paesi terzi, della necessità di un accesso senza ostacoli a internet per i cittadini di quei paesi’’.
La risoluzione menziona in particolare le società americane Yahoo, Google e Microsoft, accusate di aver permesso alle autorità cinesi di censurare i loro motori di ricerca e i programmi di blog in Cina. Essa critica anche la Cisco Systems per aver fornito le sue tecnologie a paesi che censurano Internet, così come Telecom Italia e Wanadoo, filiale di Telecom France, per aver collaborato con la Tunisia e Cuba nel blocco di alcuni siti web.
La risoluzione menziona 15 paesi noti in particolare per la censura del web: Arabia saudita, Bielorussia, Birmania, Cina, Corea del nord, Cuba, Iran, Libia, Maldive, Nepal, Uzbekistan, Siria, Tunisia, Turkmenistan e Vietnam.
Consultare:
– RSF : http://www.rsf.org/article.php3?id_article=18223
– Risoluzione del Parlemento europeo: http://tinyurl.com/zcavz
– Iniziativa OpenNet : http://www.opennetinitiative.net/
– Audizioni del Congresso Usa sulla censura in Internet in Cina: http://boss.streamos.com/real/hir/56_af021506.smi