IL RISCHIO DELLA DARKNET COME GHETTO
LÂ’ esplosione della ‘’Rete nascostaÂ’Â’ in un libro di J. D. Lasica che a giugno uscirà in edizione italiana – Un articolo di Bernardo Parrella, che ne ha curato la traduzione – Il rischio della clandestinità – LÂ’innovazione dei media personali e partecipativi contro i lucchetti e il filo spinato di Hollywood & Co.: prosegue la sfida dellÂ’era digitale.
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‘’Un mondo dove i media digitali sono ingabbiati, un futuro in cui la rete non è al servizio degli utenti ma degli interessi di Hollywood e dell’industria discografica. Con sempre maggior frequenza, le attività svolte alla luce del sole su Internet verranno spinte nella clandestinità, qualora le attuali tendenze anti-innovazione dovessero proseguire». E’ la prospettiva delineata da ”Darknet” il saggio di J. D. Lasica di cui a giugno uscirà in libreria la traduzione italiana a cura di Bernardo Parrella.
Convenienza e partecipazione
come antidoto alla Darknet
di Bernardo Parrella
Come combattere il file-sharing tuttora rampante nei campus universitari statunitensi? Sempre con il pugno di ferro, prevedono le major del disco e del cinema votate a strategie repressive per bloccare ogni forma di ‘pirateria’. Lo conferma, a scanso di equivoci, l’ennesima iniziativa lanciata a fine aprile dalla Recording Industry Association of America (RIAA) e dalla Motion Picture Association of America (MPAA): una scarica di nuove ingiunzioni inviate ai presidi di 40 università in 25 Stati per informarli delle ‘attività illegali’ in corso sulle loro reti interne e chiederne l’immediata cessazione [1].
L’ultimo sviluppo di questa pratica, in voga da tempo in college e università in California, New York, Pennsylvania e altrove, riguarda il ricorso a programmi appositamente realizzati quali Direct Connect (DC++), MyTunes e OurTunes che consentono agli studenti di scambiare i file al riparo delle LAN (Limited Area Network) degli istituti senza doverli inviare o ricevere allo scoperto, cioè via Internet. Eppure proprio questo diffuso ricorso ad ambiti a strutture poco visibili all’esterno—nel comunicato delle associazioni definito “un modo attraente e un problema crescente per le attività di file-sharing illegale”—è in gran parte conseguenza diretta delle indiscriminate iniziative repressive avviate dall’industria dell’intrattenimento.
Lo dimostra la stessa RIAA, che dal 2003 ha preso a querelare centinaia di persone accusate di scambiare grosse quantità di file musicali nel giro P-2-P e ad inviare migliaia di ingiunzioni tipo ‘cease-and-desist’ a università e aziende che tolleravano simili comportamenti sui propri network interni.
Peccato che tanta pervicacia abbia fatto poco o nulla per risolvere tale problema, e va anzi gettando benzina su un fenomeno ribollente, una sorta di boomerang anti-repressivo: l’espansione della Darknet, la Rete nascosta [2].
Di cosa si tratta? «Le darknet sono una serie di reti e tecnologie usate per condividere contenuti digitali… Tali reti potranno basarsi sul semplice file sharing o sulla copia di DVD, oppure useranno programmi o server particolari: ad esempio, un client per il chat o per la messaggeria istantanea, onde condividere contenuti con gli amici inclusi nel proprio elenco. Ogni utente farà parte di altre reti nascoste: ad esempio, la famiglia, i gruppi con interessi specifici, gli amici delle scuole medie, i colleghi di occupazioni temporanee…Dovendo competere con le reti nascoste, occorre farlo usando gli stessi termini in vigore: ovvero, convenienza e costi ridotti piuttosto che un maggior livello di sicurezza…».
Questi alcuni stralci tratti da una relazione curata da un team di ricercatori Microsoft intitolata, appunto, “Darknet”, presentata durante un convegno della Association for Computing Machinery del novembre 2002 [2]. Nonostante l’indagine provenisse da fonte al di sopra di ogni sospetto, simili previsioni sono state ignorate dalle major discografiche e da Hollywood, mentre finanche i Big Media raramente ne hanno citato i punti salienti o si sono presi la briga di indagare posizioni analoghe.
Una lacuna finalmente coperta e ampliata dall’omonimo volume curato da J.D. Lasica, giornalista specializzato e fondatore di Ourmedia.org, che offre un sottotitolo chiarificatore: “La guerra di Hollywood contro la generazione digitale” [3]—uscito lo scorso anno in USA, a giugno Darknet sarà pubblicato in versione italiana presso UnwiredMedia [4]. Il libro documenta attività e risonanze di questa Rete nascosta dove si è soliti scambiare file e comunicare in maniera anonima, decentrata; una sorta di rinnovata frontiera elettronica in cui si danno da fare hacker e smanettoni, semplici curiosi e utenti comuni, mettendo alla prova le sabbie mobili delle attuali normative, decisamente sbilanciate, in tema di copyright e cyber-rights. Altro elemento cruciale, viene ampliata la metafora della Darknet per «mettere in guardia rispetto a un mondo dove i media digitali sono ingabbiati, un futuro in cui la rete non è al servizio degli utenti ma degli interessi di Hollywood e dell’industria discografica. Con sempre maggior frequenza, le attività svolte alla luce del sole su Internet verranno spinte nella clandestinità, qualora le attuali tendenze anti-innovazione dovessero proseguire», scrive Lasica nell’introduzione.
Perché la fotografia dello scenario odierna è esattamente quella di uno scontro tra culture, dove il grande establishment mediatico dimostra scarsa capacità e volontà di riconoscere le nuove istanze aperte dalla penetrazione di Internet per insistere piuttosto con business model antiquati e inadatti a soddisfare le esigenze dei cittadini digitali. Certo, bisogna prevenire i piccoli furti digitali e trovare il sistema per garantire agli artisti il giusto compenso, ma va anche affermato il diritto di tali cittadini—un po’ tutti noi, in sostanza, in particolare le generazioni più giovani e quelle che ci seguiranno—a usare i media in modi nettamente diversi da quanto accaduto in questi primi decenni di vita della Rete delle reti.
I media personali e la cultura partecipativa privilegiano caratteristiche quali bidirezionalità, interazione, manipolazione in sostituzione di quelle imposte fino ad oggi dall’industria dell’intrattenimento con canali unidirezionali e contenuti inculcati a un pubblico passivo. Non è certo un mistero che su Internet vige l’aperta condivisione di materiali ed esperienze: come per le innovazioni tecnologiche del passato—dalla macchina da stampa al grammofono, dal PC al telefono cellulare—l’imprenditoria e la legge non hanno altra via d’uscita se non quella di adattarsi a questa nuova realtà.
Eppure le grandi corporation, anziché saltare sul treno digitale per far fronte alla domanda di innovazione e trarne vantaggio come accaduto con altre tecnologie (ad esempio, la radio FM e il VHS), paiono intenzionate solo a vendere cara la pelle. Lo ribadiscono le pratiche degli ultimi anni nonché eventi recenti: il lancio di MovieLink, l’atteso servizio online per la distribuzione di film digitali già bacato per via di opzioni assai limitate e dell’aggravio del Digital Rights Management, sotto l’egida Microsoft [5]; la proposta di revisione in senso ulteriormente restrittivo del notorio Digital Millennium Copyright Act, appena presentata al Congresso sotto la spinta di Hollywood,[6];e, appunto, le sollecitazioni per ulteriori giri di vite nei campus universitari.
Su questo ultimo punto, vale la pena di notare come le nuove pressioni non facciano altro che riflettere il fallimento proprio di quel pugno di ferro abbracciato ad oltranza, mentre Fred Von Lohmann, avvocato della Electronic Frontier Foundation suggerisce di ricorrere al comune buon senso per ribaltare questa ed altre forme di ‘pirateria’: incoraggiare la MPAA, la RIAA e le università a “mettere a punto un sistema in cui gli istituti paghino delle quote per la licenza d’uso onde permettere così agli studenti di fare quel che finiscono per fare comunque”—offrendo loro una via d’uscita legale per non dover cedere alle lusinghe della Darknet.
[1] http://news.com.com/Studios%2C+RIAA+target+student+piracy/2100-1025_3-6066118.html?tag=nefd.top
[2] http://crypto.stanford.edu/DRM2002/darknet5.doc
[3] http://www.darknet.com
[4] http://www.area.cinquantuno.it
[5] http://www.apogeonline.com/webzine/2006/04/10/01/2006041001233
[6] http://www.apogeonline.com/webzine/2006/05/02/01/2006050201313