Internet come libera fonte di informazione è a rischio se dovesse passare la linea dei grandi gestori degli accessi alla rete e degli ex monopolisti delle telecom – Un articolo su apogeonline spiega la posta in gioco e i rischi per il principio della ‘’net neutrality’’
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Internet come l’ abbiamo conosciuta finora, come libera fonte di informazione, è a rischio se dovesse passare la linea di alcuni grandi gestori degli accessi alla rete e di ex monopolisti delle telecom. Costoro ritengono superato il principio della ‘’net neutrality’’, cioè della neutralità della rete rispetto ai contenuti che essa veicola, e premono – soprattutto negli Usa – per l’ introduzione di un nuovo sistema a due o più velocità – ‘’tier system’’ – che faccia pagare di più chi utilizza in modo industriale la banda larga.
Oltre al popolo della rete, sono in forte allarme i grandi colossi della rete – Microsoft, Google, Yahoo!, ecc – che si sono messi alla testa di un vastissimo fronte di chi difende la ‘’net neutralità ’’, il diritto di ciascun cittadino a raggiungere qualsiasi sito e in qualunque momento senza balzelli né discriminazioni.
‘’Negli Stati Uniti – spiega Bernardo Parrella in un articolo su apogeo online ( Priorità , rischi e scenari della Net neutralità ) – Congresso e carrier vogliono corsie preferenziali per la banda larga, mentre aziende Internet, associazioni e utenti puntano a salvaguardare il principio di neutralità e gli interessi dei consumatoriÂ’Â’.
La Sottocommissione energia e commercio della Camera (controllata dai Repubblicani) – aggiunge Parrella – ha respinto una proposta, avanzata da Ed Markey, Democratico del Massachusetts, che avrebbe imposto, appunto, la neutralità ai provider di banda larga (telco e operatori del via cavo, tra cui AT&T, Verizon, Comcast), impedendo loro di offrire connettività migliore e più veloce a partner o affiliati a danno di entità meno potenti e danarose – nonché dei comuni cittadini. Proprio a supporto di «una legislazione non discriminatoria e a tutela favore delle decine di milioni d’utenti che sfruttano i servizi di Internet», lÂ’emendamento aveva invece ottenuto il sostegno di nomi quali Amazon, eBay, Google, Microsoft e Yahoo!, i cui rispettivi Ceo allÂ’ultimo momento hanno recapitato ai parlamentari un appello in cui la modifica veniva definita critica. Aggiungendo come, oltre a «salvaguardare il principio di neutralità e gli interessi dei consumatori», per il futuro stesso di Internet fosse cruciale mantenere aperte lÂ’innovazione e competizione tipica del settore «senza sottostare alle discriminazioni dei carrier che ne controllano l’infrastruttura telecomunicativa».
Estesa a livello globale – spiega l’ articolo -, tale normativa differenziata non farebbe che alimenterebbe note pratiche repressive, basti pensare al caso della Cina, che impedisce l’accesso a certi siti con la complicità di Google per i ritorni oscurati di determinate ricerche. E in quest’ottica discriminatoria rientra anche la Internet tax proposta recentemente da AOL, che creerebbe una divisione di classe tra quanti (mega-spammer inclusi) possono permettersi di pagare tale tassa per la consegna garantita e quelli che invece dovranno accontentarsi dell’incertezza o, peggio, della perdita delle proprie missive elettroniche.