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di Dahr Jamail
da http://www.informationguerrilla.org/giornalismo-indipendente-dalliraq/
La lotta per rimanere illesi lavorando in Iraq come giornalista indipendente, non embedded, è quasi pari alla lotta per combattere il tipo di “copertura”, dei media delle multinazionali, dell’orrenda situazione sul campo. Farsi crescere la barba, vestire come la gente del posto, cambiare sempre auto, uscire dall’albergo a orari diversi per evitare rapimenti fa tutto parte del gioco; tuttavia, il rischio di lavorare da indipendente nell’Iraq occupato è necessario, se vogliamo davvero sapere come stanno le cose. E comunque, correndo questi rischi, mi guadagno immediatamente la fiducia della gente che desidero intervistare; e in questo modo un giornalista indipendente è in grado di dare notizie che un reporter accompagnato da soldati statunitensi non potrebbe mai raccogliere.
Tra la miriade di cose di cui i media non ci parlano ci sono la forza, la dignità e la generosità del popolo iracheno. Quando lavoro a un servizio, immancabilmente gli iracheni mi invitano a pranzo, o addirittura a pernottare nella loro casa all’interno della città assediata di Fallujah. Se non ho tempo per un pasto, non prendere almeno il tè con qualcuno di loro li offenderebbe. È sconvolgente il calore e la generosità costanti con cui si è accolti da questo popolo che ha subito due guerre, decenni di dittatura, tredici anni
Una serie di articoli di Jamail sono pubblicati nel libro di Nuovi Mondi media CENSURA 2006. Le 25 notizie più censurate” a cura di Peter Phillips e Project Censored, (pagg. 390, € 19.50).