Un reportage fotografico realizzato con materiale interamente trovato su Flickr nell’ ambito della piattaforma di citizen journalism di Yahoo!News riaccende il dibattito sul rischio di ‘’morte’’ per il fotogiornalismo professionale – Un articolo di Dan Gillmor (‘’in un mondo di media ubiquitari ci sarà sempre qualcuno sul posto in grado di riprendere un avvenimento’’) e la replica di Poynter online
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Qualche giorno fa – sottolinea Amy Gahran in un – articolo su Poynter – uno dei principali esperti di citizen journalism, Dan Gillmor, del Center for Citizen Media , ha publicato un intrigante articolo in cui chiedeva se il fotogiornalismo professionale non fosse sulla via di ‘’chiudereÂ’Â’ ( The Demise of the Professional Photojournalist).
Gillmor scriveva: “In un mondo di media ubiquitari come quello di oggi, ci sarà sempre qualcuno sul posto. E si troveranno un business model e dei sistemi per gestire questa possibilità ’’.
E continuava. “…Ci saranno molte più situazioni interessanti di quanti siano i professionisti che le riprenderanno. In passato la gran parte delle vicende non venivano registrate. Non è più così….. Per i fotografi professionisti ci potranno essere dei problemi in più nei prossimi anni. Per tutti gli altri, visto che ci saranno tutte le notizie credibili che vorremo, il trend sarà positivoÂ’Â’.
‘’Non dico – ha aggiunto poi Gillmor in un aggiornamento al suo articolo – che tutto il fotogiornalismo professionale scomparirà . Fare un grande servizio fotografico non è certo da tutti i dilettanti. Ci saranno molti casi, naturalmente, in cui saranno i professionisti a cogliere le immagini chiave di una vicenda. Ma essi non saranno in rado di essere dovunque. E in un’ epoca in cui le testate giornalistiche stanno riducendo le redazioni a più non posso, la pressione per l’ utilizzo massiccio di quello che la comunità può offrire gratuitamente sarà inarrestabile, visti i soldi che potranno risparmiare. Io non sto dicendo che questa evoluzione è uno sviluppo interamente positivo (anche se lo potrà essere in alcune circostanze). Sto dicendo che essa è inevitabile’’.
Il ragionamento di Gillmor ha trovato una poderosa conferma in un reportage su cui ha indirizzato lÂ’ attenzione, nel suo blog (Teaching online journalism) , Mindy McAdams, una docente di giornalismo della Florida. Si tratta di un servizio realizzato con una serie di slides accompagnate da un sonoro sul gope militare in Thailandia, In the Wake of the Coup, costruito nellÂ’ ambito della nuova piattaforma di citizen journalism messa a punto da Yahoo! News, YouWitness .
McAdams sottolinea che il servizio “è interamente costituito da materiale raccolto da Flickr (un sito internet di proprietà di Yahoo! che permette di caricare gratuitamente delle immagini in un proprio spazio). EÂ’ stato impostato e prodotto da Chris Strimbu (un producer di Yahoo!News multimedia) usando un report audio di Ezra Palmer (un redattore di Yahoo! News)”.
Insomma, un grosso reportage, di buon livello e di ottima resa, realizzato senza fotogiornalisti professionisti e con materiale depositato su Flickr da cittadini. Allora è vero che la rete finirà per mettere fuori mercato il fotogiornalismo professionale?
‘’Personalmente – ribatte Amy Gahran – io penso che ci sarà sempre bisogno di fotogiornalisti professionisti, specialmente per il know-how, lÂ’ equipaggiamento e la connettività necessari per coprire vicende molto complesse o pericolose. Forse non avremo più bisogno di tanti fotogiornalisti a New York o a Washington, e i migliori di loro li potremo spostare in Africa, Siberia, Himalaya, e in altre zone dove non abbiamo avuto una copertura adeguata per moltissimo tempoÂ’Â’.