Sul numero di febbraio delle 42 riviste aderenti alla Federazione stampa missionaria italiana un editoriale comune che denuncia i limiti dell’informazione sul Sud del mondo – Nel mirino della Fesmi in particolare la Rai – Una campagna di sensibilizzazione (da Agenzia redattore sociale)
ROMA – “Notizie, non gossip”. Con questo titolo provocatorio esce sul numero di febbraio delle riviste aderenti alla Fesmi (Federazione stampa missionaria italiana)* un editoriale comune che denuncia i limiti dell’informazione nostrana, soprattutto televisiva, sul Sud del mondo. Le riviste missionarie chiedono un salto di qualità nel segno di una maggiore attenzione ai popoli, alle culture extraeuropee, abbandonando un certo provincialismo che sembra connotare i Tg di casa nostra, che non di rado indugiano in argomenti di corto respiro, dando eccessivo spazio al gossip.
Nel mirino della Fesmi è, in modo particolare, la Rai: dal servizio pubblico infatti, i direttori delle testate missionarie si aspettano un’informazione più partecipe, capace di offrire un quadro più completo di quanto accade in altre parti del mondo. La Fesmi sta studiando, a questo proposito, le modalità più adatte per una campagna di sensibilizzazione non solo del proprio bacino di riferimento ma della società italiana e del mondo culturale più vasto, nella convinzione che ci sia una diffusa domanda di informazione di qualità su quel che succede nel mondo.
“Non è una mossa politica la nostra – precisa Gerolamo Fazzini, segretario della Fesmi – bensì culturale. Vorremmo che l’informazione televisiva, alla quale a la maggioranza degli italiani attinge la propria “visione del mondo” desse conto in maniera meno approssimativa e più veritiera della realtà del Sud che, come mondo missionario, ogni mese raccontiamo sulle nostre pagine. Registriamo uno scarto forte, un abisso talora fra il Sud che va in video e quello che ci sforziamo di rappresentare. Vorremmo accorciare questa distanza.
“Perché abbiamo scelto la Rai come bersaglio prioritario e, insieme, interlocutore privilegiato? Perché si tratta del servizio pubblico, per il quale come tutti i cittadini, paghiamo il canone. A differenza delle altre emittenti, della Rai ci sentiamo utenti e, insieme, “azionisti”. Perciò abbiamo un diritto-dovere di esigere la qualità del servizio. Non ci interessa fare le barricate, anche perché sin qui abbiamo registrato una certa disponibilità da parte della Direzione generale a discutere su questi temi. Ma certo c’è bisogno che maturi e cresca ulteriormente la sensibilità dei dirigenti e che ciò si traduca in scelte precise, così come c’è bisogno che cresca e si affini la coscienza del pubblico, che già da adesso, però, chiede un’informazione diversa. Non che in Rai manchino i programmi di approfondimento su tematiche legate al Sud del mondo, alcuni dei quali fatti molto bene. Il punto è che nella maggioranza dei casi sono trasmessi in seconda o terza serata e dunque accessibili solo a una certa fascia di pubblico”.
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*La Federazione della stampa missionaria rappresenta oggi 42 testate, diffuse in tutta Italia e in parte anche allÂ’estero, espressione del variegato mondo missionario italiano che conta attualmente oltre 12mila missionarie e missionari presenti nei vari continenti.
Si tratta in prevalenza di periodici (in genere mensili e bimestrali); accanto a una serie di bollettini, vi sono riviste di attualità e informazione apprezzate e non solo nel mondo cattolico.
Alcune di queste testate vantano una storia molto antica (è il caso di “Mondo e Missione” del Pime o di “Popoli” dei gesuiti, che questÂ’anno festeggia i novantÂ’anni).
Nel corso degli anni alcune riviste Fesmi (ad esempio “Nigrizia” dei comboniani o “Missione Oggi” dei saveriani) si sono distinte per battaglie su temi quali lotta alla fame nel mondo, mala-cooperazione, commercio delle armi e via dicendo.
Complessivamente le testate aderenti alla Fesmi tirano oltre 400mila copie e raggiungono non meno di 600mila lettori.