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PIUÂ’ FONTI MA MENO NOTIZIE
IL PARADOSSO DEL GIORNALISMO IN USA



Nascono sempre nuove realtà informative ma le notizie coperte sono sempre meno. EÂ’ lÂ’ ultimo paradosso nel mondo del giornalismo segnalato dal Rapporto 2006 sullo Stato dei media in Usa curato dal Project for Excellence in Journalism – Si tratta di una delle sei tendenze specifiche che, secondo il Rapporto, si sarebbero delineate negli Stati Uniti nel corso del 2005. Oltre al paradosso qui citato, la forte crisi dei grandi giornali, la sconfitta – definitiva? – degli idealisti di fronte a chi punta soprattutto al profitto, il fatto che i media tradizionali si stanno finalmente muovendo verso lÂ’ online in maniera seria, la debolezza dei ‘’news aggregatorÂ’Â’ dei grandi motori di ricerca e, infine, la persistenza del dubbio sul se, come e quando il giornalismo online diventerà un vero motore economico.




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1) – Mentre il numero di nuove realtà nel mondo dell’informazione aumenta – spiega The state of news media 2006 – il pubblico per ognuna di esse diminuisce con conseguente riduzione del numero dei rispettivi giornalisti.

A livello nazionale, le testate giornalistiche devono seguire sempre di più i grandi eventi. E così si finisce per seguire solo un ristretto numero di vicende ogni giorno. Quando si verificano grandi fatti, questi di solito vengono seguiti in modo molto simile, da giornalisti non specializzati, che lavorano con un tempo a disposizione limitato e fonti molto ristrette. Una tale concentrazione di persone intorno ad un numero ristretto di notizie ha favorito gli sforzi delle fonti per controllare ciò che alla fine il pubblico viene a sapere.

Così, in genere, le fonti ufficiali tendono a relegare sempre di più i giornalisti, le troupes e i fotografi in luoghi il più possibile lontani da quello della  notizia.

Una delle ragioni per cui fu possibile seguire in maniera completa la storia dell’ uragano Katrina nel 2005 fu che le forze dell’ ordine non riuscirono a bloccare completamente i giornalisti.
In gran parte in quell’ occasione i cittadini – e lo stesso governo – riuscirono a sapere notizie che i giornalisti erano riusciti a scovare da soli.

 

2) – I giornali più minacciati dalla crisi – è la seconda tendenza che il Rapporto sottolinea – sono i quotidiani delle grandi città, quelli che hanno dominato la scena nell’ultima parte del ventesimo secolo.
I tre principali quotidiani statunitensi, rileva lo studio del Project for excellence in journalism –  hanno sofferto di un crollo nella circolazione nel corso del 2005 (vedi l’ articolo di Enrico Pedemonte su l’ Espresso del 26 marzo scorso) hanno registrato forti diminuzioni nella circolazione nel 2005. Mentre le perdite di giornali più piccoli è apparsa più modesta di quella delle grandi realtà, che si sono trovate a dover operare dei drastici tagli di personale.
 
Questi ultimi continuano ad occuparsi in maniera uguale sia delle grandi notizie nazionali che delle notizie delle varie aree urbane e suburbane delle grandi metropoli, cercando di coprire gli interessi di tutti gli strati della popolazione, ma in parte vengono soppiantati da giornali di nicchia, rivolti a piccole comunità o a gruppi con interessi specifici comuni.

Tuttavia lo studio ha confermato che essi sono quelli che meglio agiscono come cani da guardia del potere, o quelli che meglio intuiscono le tendenze ed i desideri del pubblico. E’ improbabile – secondo il Rapporto – che piccoli settimanali e quotidiani di provincia riescano a vincere questa sfida.

Da registrare inoltre la crescita di giornali delle varie etnie o di area alternativa, mentre varie testate locali stanno chiudendo.

 

3) – La terza tendenza sottolineata dal Rapporto è che ‘’in molti vecchi  media, anche se non in tutti, l’ ormai annosa battaglia tra idealismo e profitto sembra finita con la sconfitta degli idealisti’’.
 
I guai del 2005, specialmente per quanto riguarda la carta stampata, hanno inferto un altro duro colpo al giornalismo di interesse sociale. “Al giorno d’oggi chi si pone il problema della fiducia da parte dei cittadini verrà sicuramente allontanato o considerato come un idealista romantico” ha dichiarato privatamente agli estensori del Rapporto il direttore di uno dei più famosi giornali del paese. Un importante membro del consiglio di amministrazione di un famoso canale tv americano ha dichiarato l’ anno scorso ai suoi capi redattori nel corso di un meeting che ” il gravoso  peso dell’etica è stato rimosso”: in pratica i producers potevano fare a meno di rispettare le regole tradizionali della professione giornalistica.

Uno dei più importanti giornalisti del paese , John Carrol del Los Angeles Times, ha dovuto ritirarsi con molta frustrazione nell’ agosto scorso, dopo settimane di tentativi di persuadere quello che doveva diventare il suo successore a non seguirlo.  Il più famoso giornalista di ABC , Ted Koppel, è andato a lavorare per la tv via cavo, annunciando comunque né la tv via cavo né i notiziari sui canali via etere erano interessati al lavoro di approfondimento che lui ha sempre cercato di fare.

La spiegazione più valida del motivo per cui il giornalismo improntato alla coscienza sociale ha perso di credibilità è stata fornita da  Polk Laffoon IV, portavoce ufficiale della  Knight Ridder, ‘’Vorrei che ci fosse una forte ed indissolubile connessione tra il giornalismo di qualità  e…la vendita dei giornali” ha detto, “Ma non è così semplice”.

Da ora in poi, in molte testate, la battaglia per la salvaguardia dell’interesse pubblico sarà portata avanti dalle redazioni, con i redattori capo che cercheranno di fare da mediatori con i membri del consiglio di amministrazione.

Ci sono comunque delle eccezioni notevoli e i giornalisti che lavorano in condizioni di maggiore libertà si considerano fortunati. Ma nello stesso tempo ci sono molte nuove aziende editoriali in cui  non è affatto chiaro se c’ è una attenzione per l’interesse pubblico.

 

4) – Detto questo, – aggiunge il Rapporto delineandola come la quarta tendenza emersa nel 2005 – sembra che i media di stampo tradizionale si stiano finalmente muovendo verso  le nuove tecnologie.

Come abbiamo visto nei rapporti precedenti, i nuovi investimenti e tutte le  idee creative delle nuove  tecnologie sembravano provenire per la maggior parte  da realtà che non sono propriamente giornalistiche, come Google. Le tradizionali realtà nel mondo dell’informazione sembravano trattare Internet come un contenitore dove mettere  il materiale prodotto per la carta. Pare invece, anche se con qualche difficoltà e con qualche riserva da parte del mondo dei giornalisti, che nel 2005 la tendenza sia cambiata. Una importante ragione di questo cambiamento è che  la maggior parte degli introiti di giornali e televisioni proviene proprio da internet, oltre che da prodotti di nicchia come i giornali per gli adolescenti.

Per quanto riguarda le televisioni, ad esempio, adesso è possibile guardare il notiziario serale della ABC su internet con un’ora e mezzo di anticipo rispetto alla programmazione televisiva.
Per quanto riguarda la carta stampata, vari giornali hanno annunciato una imminente riorganizzazione delle loro edizioni on line. Una circolare interna del Los Angeles Times, sosteneva che era necessario “un nuovo modo di fare informazione online, un linea editoriale che riconosca  le nuove e diverse aspettative dei lettori”.

In questo momento di transizione vi sono, però, ancora molte questioni che rimangono aperte. E’ possibile che il pubblico dei giovani abbia un qualche interesse verso i tradizionali mezzi di informazione ? E poi, se questi storici mezzi di informazione creeranno delle edizioni online in maniera seria, saranno in grado di cambiare una cultura così radicata, o soccomberanno alla loro tradizionale maniera di fare giornalismo?

 

5) – Anche i rivali dei vecchi media comunque, i cosiddetti ‘’aggregatori’’, stanno giocando con poco respiro.

Quando  si tratta di notizie, i motori di ricerca come Google o Yahoo!  non fanno altro che  raggruppare e vendere  il lavoro di altri – gli stessi vecchi mezzi di informazione a cui loro stanno sottraendo guadagni.. E più loro hanno successo, più consumano velocemente il prodotto. Questa situazione ha gia causato dei problemi. Sarà molto importante osservare se nel corso del 2006 coloro che producono le notizie nei vecchi canali di informazione pretenderanno che Google News li paghi per i loro contenuti. Ma c’è  un’altra possibilità per i motori di ricerca: iniziare a produrre le loro notizie, e in questo senso già si cominciano a vedere i primi cassettini. Nel 2005 Yahoo!  ha annunciato che avrebbe assunto alcuni giornalisti, ma lo sforzo è ancora minimo. Potranno questi motori di ricerca  diventare dei veri rivali del giornalismo classico invece che  semplici compagnie tecnologiche? E se ci riusciranno davvero, daranno un valore al giornalismo civile?

6 – Il dubbio centrale nel campo dei media riguarda sempre quanto ci impiegherà il giornalismo on line a diventare il motore economico principale: diventerà mai grande come quellI della carta stampata e della televisione?

Anche se gli introiti delle edizioni on line dei giornali continuano a salire – nel 2005 di un improbabile 33% – essi non raggiungeranno il livello dei giornali prima del 2017 (partendo dal presupposto che la stampa cresca solo del 3% l’anno). Realisticamente,  ci vorranno anni prima che le notizie on line possano davvero competere a livello economico  con i media classici, se mai ciò avverrà. Si è visto che l’idea di far pagare i notiziari on line  è stata nel 2005 solo un abbozzo. Sicuramente il futuro campo di battaglia sarà tra i produttori dei vecchi media che sfideranno  i provider ed i motori di ricerca per  indurli  a  pagare per i contenuti delle news on line, un modello che già esiste per la televisione via cavo.

 

Queste nuove tendenze – conclude questa parte del Rapporto – vanno aggiunte alle altre che abbiamo identificato negli anni precedenti. Tra queste: il fatto che il tradizionale modello di giornalismo- la stampa come verifica – sta cedendo il passo a nuovi modi operativi più veloci, più sciolti e meno cari; che per adattarsi il giornalismo si deve muovere verso una maggiore trasparenza e una maggiore apertura; coloro che puntano a manipolare stampa e opinione pubblica stanno assumendo una influenza e un potere superiore rispetto ai giornalisti; la credenza che i lettori fossero orientati a preferire una stampa di parte – notizie blu o notizie rosse – è forzata.

(I capitoli relativi alle tendenze emerse negli anni scorsi possono essere visti nei Rapporti relativi al 2004  e al 2005)

(traduzione a cura di Silvia Rea)


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