Il documento conclusivo degli Stati generali per una informazione e dei media pluralisti – Acrimed denuncia il silenzio della ‘’grande informazione’’ sulla riunione di Saint-Denis
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‘’Per svolgere la loro funzione democratica, i media devono essere sottratti al dominio dei poteri economici e politici. Non è questo, attualmente, il caso né dei media privati né di quelli pubblici. Le logiche finanziarie che prevalgono nei primi hanno ormai raggiunto anche i secondi. I poteri pubblici, lungi dal garantire l’ eguaglianza del diritto d’ accesso ai media, il pluralismo dell’ informazione e l’ indipendenza dei giornalisti, lasciano fare e si accontentano di un pluralismo di facciata. E’ urgente che tutto questo cambi’’.
Questa la conclusione provvisoria della prima sessione degli Stati generali per una informazione e dei media pluralisti che si è tenuta il 30 settembre alla Borsa del lavoro di Saint-Denis, a Parigi.
Più di 150 associazioni, sindacati, media associative sostenuti da diverse forze politiche avevano lanciato – nell’ ottobre del 2005 – un appello alla convocazione degli Stati generali, che si sono chiusi con un lungo documento – provvisorio, su cui è aperto il dibattito – che si può leggere integralmente, fra l’ altro, sul sito diAcrimed .
Associazione che denuncia il silenzio pressoché assoluto della ‘’grande informazione sull’ avvenimento’’.‘’ Ad eccezione di qualche rigo nell’ Agenda dell’ AFP e di qualche piccolo notizia sui giornali alternativi – rileva Acrimed -, niente, neanche una parola!’’
LA DICHIARAZIONE
A qualche mese dalle elezioni presidenziali e legislative – afferma tra l’ altro il documento -, ‘’facciamo appello ai movimenti sindacali, associativi e politici, ai movimenti di educazione popolare, a tutti coloro che intendono resistere alla informazione e alla cultura mercantile a sottoporre al dibattito democratico le nostre esigenze e chiediamo che i candidati prendano degli impegni precisi rispetto alle nostre posizioni’’.
La dichiarazione finale sottolinea fra l’ altro che
‘’devono essere prese delle misure contro gli effetti congiunti della concentrazione e della finanziarizzazione dei media’’ attraverso, in particolare ‘’un rafforzamento delle norme contro la concentrazione, una rifondazione del sostegno pubblico alla stampa, privilegiando i media senza scopo di lucro, quelli d’ informazione generalista e con deboli risorse pubblicitarie’’.
Il documento sollecita anche disposizioni che consentano di sottrarre I media ‘’alle pressioni e ai ricatti del potere politico, nazionale o locale, così come agli appetiti finanziari e alle opzioni editoriali dei loro proprietari’’. Tutto questo attraverso il divieto di possedere imprese mediatiche ai gruppi che beneficiano di concessioni pubbliche, la creazione di una nuova authority di controllo, di natura democratica, che si sostituisca al CSA (Consiglio superiore dell’ audiovisivo); l’ attribuzione di nuovi diritti collettivi alle redazioni e ai sindacati dei dipendenti delle aziende mediatiche’’.
La dichiarazione chiede poi di ‘’preservare e sviluppare il servizio pubblico radiotelevisivo’’, attraverso ‘’un finanziamento indipendente dalla pubblicità e all’ altezza dei suoi compiti’’, e di bloccare qualsiasi ulteriore privatizzazione, discutendo anzi l’ ipotesi di una ‘’deprivatizzazione’’ di TF1.
Il documento prefigura un ‘’polo pubblico dei media‘’ che includa anche l’ AFP (l’ Agenzia France Presse) e abbia dei ‘’rapporti privilegiati con il sistema dei media senza fini di lucro’’.
Per favorire lo sviluppo dei media associative e dotare il sistema dei media senza fini di lucro degli statuti e dei mezzi necessari, la dichiarazione si rifà totalmente alle Rivendicazioni dei media del terzo settore contenti nel cosiddetto Appel de Marseille, fra cui: la loro piena rappresentanza in tutte le istanze relative ai media e il pieno riconoscimento professionale di tutti coloro che contribuiscono a farli vivere
Altri obbiettivi: Difendere e sviluppare la diversità dell’ informazione e della cultura. Dotare i giornalisti e, più in generale, i produttori di informazione indipendente, di nuovi diritti che assicurino loro delle condizioni di lavoro idonee al loro ruolo.
In particolare il documento chiede ‘’il rispetto dei diritti attuali per tutti i giornalisti,soprattutto in relazione alla protezione delle fonti; l’ applicazione di tutte le disposizioni legali e contrattuali relative ai contrattisti a termine; l’ assorbimento del precariato’’.
‘’Ogni redazione – rileva infine la dichiarazione – deve essere dotata di una personalità giuridica che assicuri la sua ndipendenza di fronte ai proprietari e/o agli azionisti’’.
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IL SILENZIO DEI ‘’GRANDI MEDIA’’, LA DENUNCIA DI ACRIMED
Che più di 150 fra sindacati, associazioni e media associativi diano vita agli Stati generali per una informazione e dei media pluralisti non merita, nella quasi totalità dei ‘’grandi media’’, nessun interesse, neanche un accenno.
Che degli attori così diversi mettano in comune per la prima volta le loro analisi e le loro proposte, organizzino la propria convergenza e, anche con le divergenze, riflettano e discutano insieme è un contributo al dibattito pubblico che evidentemente bisogna accogliere con un pio silenzio.
Ad eccezione di qualche rigo nell’ Agenda dell’ AFP e di qualche piccola notizia sui giornali alternativi, niente, neanche una parola!
Nel momento in cui Jean-Marie Colombani, non fidandosi che del suo coraggio, costruisce il suo « polo sud » con Lagardère e contro il parere della Société des rédacteurs du Monde.
Nel momento in cui la Société des rédacteurs di Libération si vede o si crede costretta a cercare con Edouard de Rothschild un compromesso che priva ancora un po’ di più il quotidiano dei mezzi per la sua indipendenza,
Nel momento in cui il governo si appresa a presentare al Parlamento un progetto di legge sul digitale che, fra le altre innovazioni, rafforza le posizioni dei privati,
Nel momento in cui l’Institut Montaigne diffonde delle proposte che, fra alter meraviglie, annullano i diritti fondamentali dei giornalisti, come la ‘’clausola di cessione’’ .
Silenzio fra la truppa!
La preoccupazione per il pluralismo e il dibattito pubblico è talmente diffuse nelle redazioni che, malgrado la presenza individuale di tanti giornalisti, nessun media importante, ad eccezione di qualche giornale amico, a degnato di mandare un cronista per fare un articolo sugli Stati Generali. E’ vero che nessun notabile della penna o del microfono era annunciato! Insomma, non siamo stati disturbati!
A dire il vero comunque non siamo sorpresi. Questo silenzio dei ‘’grandi media’’ conferma che il dibattito pubblico esiste agli occhi dei vertici delle redazioni solo nelle loro ‘’tribune libere’’ oppure nelle puntate altrettanto rilucenti dell’ « L’Arène de France » su France 2. E conferma ugualmente che il disprezzo che questi capetti oppongono ai movimenti collettivi e soprattutto ai sindacati dei giornalisti stessi è una delle condizioni di esercizio del loro potere.
Parlando a nome di tutte le confraternite dei ‘’vip’’, la rivista Médias, sponsorizzata da Reporters sans frontières, arriva ad assegnare (e ad assegnarsi) il primo premio del tartufismo, proclamando: « La stampa francese d’ informazione generale,sia quella scritta che quella audiovisiva, malgrado le sue traversie e le sue insufficienze, produce nel suo insieme una informazione ragionevolmente pluralista. »
Essendo gli Stati generali per il pluralismo privi di oggetto, si capisce che il pluralismo impone ‘’ragionevolmente’’ di non parlarne.