– Record anche per i rapimenti: 56 in 12 paesi
– Iran: Article 19 lancia una campgna contro la censura in Internet
– Undici associazioni chiedono giustizia per Anna Politkovskaia
– Un rapporto di JED sulla situazione della libertà di stampa in Africa centrale
– Un Dossier dellÂ’ IPI sulla libertà di stampa in Libano
(da Ifex)
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1. 2006: ANNO RECORD ANCHE PER I RAPIMENTI DI GIORNALISTI: 56 IN 12 PAESI
Il 2006 potrebbe passare negli annali del giornalismo come uno dei più sanguinosi mai vissuti dai giornalisti nel mondo intero.
Secondo vari dossier pubblicati da Federazione internazione dei giornalisti (IFJ), Committee to protect journalists (CPJ), Reporters sans frontières (RSF) e Journalistes canadiens pour la liberté d’expression (CJFE), è stato raggiunto un numero record di giornalisti ammazzati durante lÂ’ anno.
La IFJ ha censito nel 2006 almeno 155 uccisioni e delitti non chiariti, 68 dei quali si sono verificati in Iraq. La violenza in America Latina, soprattutto Messico, Colombia e Venezuela, è costata la vita a 37 operatori dei media, mentre in Asia gli attentati nelle Filippine e in Sri Lanka hanno portatoli bilancio delle vittime a 34.
Le statistiche dell’ IFJ comprendono anche gli impiegati dei media – accompagnatori, autisti, tecnici, agenti della sicurezza e interpreti – e quelli la cui uccisione potrebbe anche non essere legaa direttamente al loro lavoro.
Il CPJ ha censito da parte sua 55 giornalisti uccisi nel 2006, quindi due in meno del record – 57 – che risale al 2004. Il ComItato ha registrato anche 27 morti di per cui non è stato confermato che la vicenda fosse legata direttamente al loro lavoro. Il CPJ conta solo gli episodi relativi a giornalisti uccisi in rappresaglia diretta alla loro attività professionale, in conflitti a fuoco e nel corso di missioni particolarmente pericolose.
L’ Irak, l’Afghanistan e le Filippine sono stati I tre paesi più pericolosi per I giornalisti, rileva il CPJ. Nel 2006, 32 giornalisti sono morti nellÂ’ esercizio della loro professione in Iraq, e questo ne fa lÂ’ anno più sanguinoso per i giornalisti in un solo paese che il CPJ abbia mai censito.
RSF, che come il CPJ include solo le persone ammazzate in relazione al loro lavoro, ha contato 81 giornalisti uccisi nel 2006, e cioè il nmero più elevato degli ultimi 22 anni.Il gruppo ha anche censito la morte di 32 impiegati dei media.
Il numero elevato di morti non costituisce la sola statistica importante rilevata da RSF. Reporters ha registrato anche più di 1.400 episodi di aggressioni fisiche o minacce contro i giornalisti, un record. Un gran numero di queste aggressioni si sono verificate durante campagne elettorali in vari paesi.
Per la prima volta RSF ha tenuto delle statistiche sui giornalisti rapiti, constatando che sono stati almeno 56 quelli sequestrati in una dozzina di paesi. I luoghi più pericolosi sono stati l’ Iraq – dove i giornalisti sequestrati sono stati 17 – e la Striscia di Gaza, dove i giornalisti rapiti sono stati 6.
Anche se si tratta di statistiche poco illuminanti, va segnalato che la fine dell’ anno ha visto il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite adottare all’ unanimità una risoluzione che auspica azioni più incisive per la difesa dei giornalisti che operano nelle zone di conflitto.
La Risoluzione 1738 « condanna gli attacchi intenzionali » contro I giornalisti « e richiama tutte le parti a mettere fini a tali pratiche ». Essa « spinge tutte le parti implicate nelle situazioni di conflitto armato a rispettare l’ indipendenza professionale e I diritti dei giornalisti, dei lavoratori dei media e del personale associate ». IL documento spinge ugualmente le parti in conflitto a « fare tutto quanto è in loro potere per impedire le vilazioni del diritto umanitario internazionale contro i civili, compresi i giornalisti, i lavoratori dei media e il personale associato ».
La parte della risoluzion probabilmente più importante è la richiesta che essa formula al Segretario generale delle Nazioni Unite a sollevare la questione della sicurezza dei giornalisti nei suoi rapporti regolari sula protezione dei civili nei conflitti armati. « Quest’ ultimo punto è molto importante », dice il segretario dell’ IFJ Aidan White. « A partire da ora, noi ci possiamo attendere che l’ Onu identifichi e denunci i paesi che omettono di proteggere i giornalisti. »
Le CJFE ha recensito per lo meno 82 journalistes uccisi nel 2006. Il gruppo ha anche rilevato qualche segno positivo per la libertà di stampa. Nel Nepal, ad esempio, i media hanno giocato un ruolo cruciale assicurando il ritorno della democrazia, nonostante le fortissime repressioni, ha fatto notare l’ associazioned.
In Medio Oriente e Africa del nord – la regione più censuata del mondo – un numero crescente di organizzazioni di difesa della libertà di espressione contestano le restrizioni governative. E in America latina e in Asia i governi stanno prendendo misure che vanno in direzione dell’ablizione delle leggi penali sulla diffamazione.
Consultare :
– IFJ
– RSF
– CPJ
– CJFE
– Risoluzione 1738.
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2. IRAN : CAMPAGNA ARTICLE 19 SULLA CENSURA IN INTERNET
ARTICLE 19 ha apena inaugurato una campagna di sensibilizzazione sullÂ’ espansione della censura su Internet in Iran.
Intitolata « The Persian Impediment », la campagna presenta un sito web qui permette ai visitatori di analizzare i casi di censura e di partecipare a delle discussioni online sulla libertà di espressione. Il sito web fornisce anche una lista di bloggers e di giornalisti online che sono detenuti in Iran e offre delle informazioni dettagliate sul modo con cui il governo iraniano e la direzione religiosa del paese censurano la libertà di espressione su Internet.
L’ utilizzazioe di Internet in Iran è cresciuta sensibilmente in questi utimi anni, mentre un numero crescente di iraniani si rivolgono ai siti di chat, ai blog e alla posta elettronica per ottenere informazioni e idee. Tuttavia i più coraggiosi e quelli che contestano lo statu-quo sono ferocemente repressi. Ventotto blogger e giornalisti online sono stati imprigionati a partire dal 2003. Tanto che ora sono diminuite le persone disposte a parlare pubblicamente contro i governo, rileva Artiche 19.
Il sito della campagna è qui
Consultare anche:
– Ifex sull’ Iran
– Gozaar
– Iran Watch Canada .
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3. RUSSIA : VARIE ASSOCIAZIONI IFEX CHIEDONO GIUSTIZIA PER ANNA POLITKOVSKAIA
Undici aassociazioni che fanno capo all’ IFEX, guidate dal Center for Journalisme in Extreme Situations, CJES), fanno appello al governo russo a perseguire i responsabili dellÂ’ asassinio della giornalista Anna Politkovskaïa. In una lettera al presidente russo Vladimir Putin, le associazioni dichiarano che la soluzione di questo crimine è « vitale se si vuole permettere ai giornalisti, che subiscono delle persecuzioni, di sentirsi sicuri».
Politkovskaia è stata uccisa il 7 ottobre 2006 a Mosca. Reporter al giornale bisettimanale « Novaïa Gazeta », conosciuta sul piano internazionale, era stata una critica aspra di Putin.
Un’ altra associazione aderente a IFEX, Reporters sans frontières (RSF), ha presentato una petizione al Consiglio dÂ’ Europa per chiedere una inchiesta internazionale sullÂ’ assassinio della Politkovskaïa. La petizione è stata sottoscritta da 12.175 persone, fra cui la procuratrice della Corte penale internazionale, Carla del Ponte, Elmar Brok, deputato al Parlemento europeo e il giudice spagnolo Baltasar Garzón.
Consultare:
– Azione congiunta IFEX
– RSF
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Politkovskaia designata eroina della stampa mondiale
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4. JED ANALIZZA LA SITUAZIONE DELLA LIBERTAÂ’ DI STAMPA IN AFRICA CENTRALE
La libertà di stampa si è deteriorata in Africa Centrale nel corso dell’ ultimo anno a causa di conflitti armati, processi elettrorali che hanno accentuato le divisioni e assenza di strutture democratiche per proteggere la libertà di espressione, conclude un uovo Dossier di Journaliste en danger (JED).
Il dossier si concentra sulla situazione della libertà di stampa in otto paesi: Burundi, Camerun, Ciad, Congo, Gabon, Guinea equatoriale, Repubblica Centrafricana, Repubblica democratica del Condo. Si tratta del terzo rapporto annuale prodotto da JED per conto della Organisation des Médias d’Afrique centrale, una rete di organizzazioni che segue da vcino la situazione della libertà di stampa nela regione.
Vedi il rapporto.
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5. UN DOSSIER DELL’ IPI SULLA LIBERTAÂ’ DI STAMPA IN LIBANO
L’ International Press Institute (IPI) ha appena pubblicato un dossier sulle condizioni della libertà di stampa in Libano, in seguito allÂ’ arrivo nel paese di una missione di esperti.
Intitolato « Media in Lebanon: Reporting on a Nation Divided » il documento esamina quattro settori principali: le ripercussioni della politica sulla stampa; le minacce alla sicurezza dei giornalisti; la censura e le restrizioni all’ accesso all’ informazione; e, infine, le pressioni economiche sui media.
La missione d’ indagine dellÂ’ IPI ha cercato di analizzare il modo con cui lÂ’ instabilità politica continua produce i suoi effetti sulla libertà di stampa e di esaminare, in particolare, le conseguenze per i media del recente conflitto fra Israele e gli Hezbollah.
Fra le conclusioni del rapporto, una osservazione secondo cui un ran numero di pubblicazioni e di stazioni radio e tv si allineano sullÂ’ uno o lÂ’ altro gruppo politico e religioso e fanno, a volte, la promozione di programme politici particolari.
« Quando i media affermano delle loro posizioni su questioni controverse, I giornalisti non sono più visti come degli osservatori indipendenti, ma come dei rappresentanti di movimenti politici, aperti agli attacchi delle fazioni opposte », rileva l’ IPI.