Paul Steiger
Si chiama Pro Publica e sarà finanziato con 10 milioni di dollari l’ anno da una coppia di imprenditori californiani schierati coi democratici – La struttura non ha fini di lucro e assumerà oltre 35 persone, fra cui 24 giornalisti, reporter di grande esperienza e giovani cronisti appassionati del lavoro investigativo – Il gruppo cercherà di ‘’vendere’’ ai vari giornali i suoi reportage
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di Richard Perez-Pena (dal New York Times )
Mentre continua la battaglia dei giornali contro i tagli al lavoro di inchiesta, un nuovo tipo di giornalismo di prima linea spera di poter colmare il gap.
Paul E. Steiger, uno dei principali redattori del Wall Street Journal per 16 anni, e una coppia di imprenditori californiani stanno costituendo un gruppo di giornalisti investigativi che metteranno a disposizione dei media il loro lavoro.
Il gruppo non ha fini di lucro ed è stato chiamato Pro Publica. Sottoporrà le varie ipotesi di inchiesta a quei giornali o settimanali ( ma anche ad altri media, eventualmente) a cui quel tipo di servizi dovrebbero interessare di più. Il piano prevede dei progetti a lungo termine per analizzare e scoprire malefatte e retroscena in campo politico, amministrativo ed economico.
Non è stata mai tentata una cosa del genere e quindi Pro Publica partirà come un esperimento, inventando a mano a mano le sue pratiche in maniera empirica. Resta da vedere se riuscirà ad attrarre talenti giornalistici e a vincere la cooperazione dei mainstream media.
“Sarà un lavoro in profondità e aggressivo quello a cui punta il progetto’’, spiega Steiger, che sarà presidente e direttore di Pro Publica.
La struttura è stata creata dai coniugi Herbert e Marion Sandler, ex amministratori delegati della Golden West Financial Corporation (California), una delle maggiori finanziarie del paese. I due investiranno 10 milioni di dollari all’ anno nel progetto e varie altre fondazioni hanno investito somme inferiori.
I Sandler sono anche dei grossi finanziatori del Partito democratico e dei forti ciritici di Bush. LÂ’ anno scorso hanno venduto la Golden West alla Wachovia Corporation per circa 26 miliardi di dollari: un affare da cui personalmente hanno ricavato 2,4 miliardi di dollari.
Pro Publica stabilirà la sua redazione a New York City e assumerà 24 giornalisti, fra i maggiori esperti del settore, e una dozzina di altri addetti.
Steiger prevede un misto di professionisti (reporter e redattori) con vasta esperienza e di giovanni di talento, in maniera che il gruppo abbia anche una funzione di training per il giornalismo investigativo.
Precedenti analoghi in questo settore possono essere considerati il Center for Investigative Reporting, a Berkeley, e il Pulitzer Center on Crisis Reporting, a Washington, due gruppi specializzati in inchieste di approfondimento che hanno avuto un notevole successo pubblicando le loro inchieste nei principali media*. Ma il loro budget è inferiore a quello di Pro Publica e attualmente non sono in grado di sostenere in pieno l’ assunzione dei giornalisti che collaborano con loro.
Pro Publica invece assicurerà stipendi e benefits analoghi a quelli dei grandi giornali. Dice Steiger: ‘’Non voglio promettere 50 o 100.000 dollari in più di quello che loro prendevano quando sono saliti a bordo, ma non posso neanche pretendere che prendano di meno’’.
I giornali di solito pubblicano articoli di agenzie o syndications e molti di loro sono abbonati ai servizi dei grandi media. Ma a parte gli articoli di routine la maggior parte delle testate sono riluttanti a usare cronisti di altre organizzazioni.
Ma gli esperti sostengono che la resistenza sta per cedere visto che i ricavi si vanno assottigliando e i giornali quindi fanno un grande uso di free-lance.
‘’Sono alla ricerca di forme di pagamento alternativo per il giornalismo più ambizioso’’, ha detto Stephen B. Shepard, decano della Graduate School of Journalism alla City University of New York’s ed ex redattore del BusinessWeek. “Steiger ha la credibilità e l’ esperienza per realizzare il progetto e se lavoreranno bene ce la potranno fare’’.
Bill Keller, direttore editoriale del New York Times, ha spiegato che il suo giornale non ha niente in contrario ad utilizzare fonti esterne, ‘’sempre che possiamo fidarci della loro qualità ’’, ma che in generale preferisce in ogni caso il lavoro che possiamo sbrigarci da soli’’.
Steiger ha aggiunto che rapporti con le altre testate potrebbero essere complicate, visto che richiedono molta flessibilità per poter andare bene ad entrambe le parti. Ma in gran parte dei casi, Pro Publica interpellerà di giornali o le riviste mentre il singolo progetto di inchiesta è ancora in corso, per valutare il loro interesse e per capire quale livello di approfondimento e di controllo desiderano. In pratica, il gruppo, potrebbe proporre dei materiali più o meno ‘’finiti’’ alle varie testate.
Se Pro Publica e una qualche testata non si mettessero d’ accordo su come affrontare un tema o su che cosa possa essere detto a riguardo, il gruppo si rivolgerà ad un altro eventuale giornale, oppure pubblicherà l’ inchiesta sul proprio sito web.
Da parte sua l’ editore, il signor Sandler, ha spiegato che il suo interesse nei confronti del giornalismo investigativo è stato potenziato dalla sua amicizia con alcuni cronisti.
‘’Sia mio padre che mio fratello maggiore – ha spiegato – erano interessati in particolare ai perdenti, e ai temi come la giustizia, l’ etica e il diritto. Per tutta la mia vita mi sono infuriato di fronte alla corruzione, alle menzogne e alle malefatte, e soprattutto verso i potenti che approfittano e sfruttano quelli che hanno poche risorse’’.
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*Dan Gillmor – in un post sul suo blog – rileva per una macroscopica omissione da parte dell’ articolo del New York Times, ricordando il ruolo importantissimo che in questo campo svolge il Center for Public Integrity.
(traduzione p.r.)