Niente contestazioni quest’anno al World Economic Forum di Davos, e minore anche l’interesse mediatico—nel bene e nel male. In positivo, la presenza di vari esponenti della cyber-elite, con annessi rilanci nella blogosfera e ricchezza di video a beneficio di tutti. Ma niente rose e fiori. Lo conferma, per citare un solo episodio legato al digitale, la difesa di Sergey Brin, co-fondatore di Google, sul “passo falso a livello di business” nell’assecondare le censure cinesi per ricerche all’interno della Grande Muraglia. Semplice impiccio d’affari, nulla a che fare con la negazione dei diritti umani e le purificazioni del web perseguite dal governo cinese. Qualcuno sospetta, però, che si tratti di un’alleanza ben più stretta—e non ha affatto torto.