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L’AP sceglie decentramento e multimedialità


L’ agenzia, che ha 161 anni, ha messo a punto un piano di ristrutturazione chiamato “AP2.0” per ridurre l’ ingolfamento dei desk centrali – Maggiore articolazione delle redazioni ma nessun ‘’taglio’’ al personale – I dettagli del piano sono però ancora tutti segreti, anche per il sindacato dei giornalisti
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New York (m.b.b.) – La Associated Press sta preparando la riorganizzazione “AP2.0”, che prevede l’apertura di almeno quattro centri di smistamento regionale, un nuovo metodo di lavoro e maggiore ruolo al multimediale.

L’agenzia di stampa ha 161 anni di storia alle spalle e si deve “adeguare al mercato”, dichiara Jim Kennedy, vice presidente per la pianificazione strategica che sottolinea: “La nuova generazione di consumatori ha abitudini completamente diverse”.

La Ap, così viene chiamata dagli addetti ai lavori, cambierà il metodo di spedizione, correzione e distribuzione dei suoi servizi, aprendo almeno quattro centri di smistamento regionale.

I settori che si occupano di economia, sport e spettacoli, inoltre, punteranno di più sul multimediale. Più in generale, si sta pensando ad una piattaforma completamente digitale chiamata “Cooperativa digitale”.
Mentre altre importanti agenzie come Dow Jones e Reuters hanno dovuto ricorrere a tagli del personale per affrontare perdite, la Ap sembra andare in senso contrario.

È responsabilità dell’azienda “preservare il nostro futuro in modo da poter continuare a fornire notizie da luoghi remoti” e da “mandare avanti il nostro giornalismo”, spiega il direttore Kathleen Carroll.

L’idea dei “centri regionali” ricorda una revisione delle operazioni all’estero approntata dall’agenzia qualche anno fa. Lo scopo è quello di ridurre l’ingorgo di pezzi da passare nei desk più impegnati, come quello di New York. I servizi verranno passati direttamente nei centri regionali, mentre la sede della Grande Mela si occuperà delle notizie più importanti del giorno.

Kennedy sottolinea che il cambiamento costringerà molti redattori dei centri regionali a fare i cronisti, cosa che migliorerà il contenuto e ridurrà il numero di persone che lavorano su un articolo.

Il piano AP2.0 suscita le perplessità di alcuni dipendenti.
“Le persone sono decisamente nervose – spiega Tony Winton, che lavora per la Ap da Miami ed è presidente della News Media Guild, che rappresenta i lavoratori dell’agenzia – è veramente difficile reagire perché i dettagli che ci sono stati rivelati sono davvero pochi”.

L’azienda ha rassicurato: nessun giornalista rimarrà senza lavoro, anche se forse saranno necessari degli spostamenti da una sede all’altra.
“Ciò che è frustrante per alcune persone – commenta la Carroll – è che le risposte ad alcune delle loro domande ancora non ci sono, e poi i giornalisti sono scettici”.

Negli ultimi anni l’agenzia si è espansa fino ad arrivare a quasi 4.100 impiegati, mentre la Reuters ha tagliato 3 mila posti di lavoro nel solo 2003.
Uno dei segreti della Ap è certamente il suo status di organizzazione non profit: non ci si preoccupa di azioni che vanno male. Ma indubbiamente, sottolinea Kennedy, la Associated Press sta cercando maggiore pubblicità per avere maggiori introiti.

Inoltre i prezzi per i pacchetti più completi, ad esempio quelli che offrono anche contenuti multimediali, sono stati ritoccati. L’agenzia ha anche adottato un metodo per controllare se i suoi servizi vengono utilizzati in Internet senza permesso.

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