LA ‘GUERRA AL TERRORISMO’ MINACCIA CRESCENTE ALLA LIBERA ESPRESSIONE
Un Rapporto di Human Rights Watch – Cresciuti da 3 a 36 i paesi che considerano reato l’ esaltazione del terrorismo – Tornano vecchie fore di censura – Sempre più precario il mestiere di giornalista
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Più di cinque anni dopo gli attentati terroristici del settembre 2001 negli Stati Uniti, le reazioni al terrorismo nel mondo contribuiscono allo schiudersi di una vasta gamma di minacce alla libertà di espressione. Il pericolo è ‘’reale, catastrofico e si accelera’’, rileva Human Rights Watch nel suo Rapporto sulla situazione mondiale nel 2007.
Dall’ Iraq alla Russia e alle Filippine, i giornalisti vengono trattati come dei ‘’partigiani’’, come dei ‘’combattenti’’ e diventano spesso obbiettivi di Guerra molto più frequentemente che in qualsiasi altro momento della storia recente, rileva l’ HRW in un Rapporto speciale intitolato « A Shrinking Realm: Freedom of Expression since 9/11 »
« Il contro-terrorisme ha rinvigorito alcune delle vecchie forme di censura’’, dice l’ autore del saggio, Dinah PoKempner. Dopo l’ 11 settembre un numero crescente di governi hanno promulgato delle leggi che criminalizzano l’ apologia del terrorismo. Nel 2004 c’ erano solo tre paesi in Eropa che disponevano di una legge del genere, mentre nella metà di novembre 2006, 36 paesi avevano ratificato la Convenzione del Consiglio d’ Europa sul terrorismo, la quale impone agli stati membri di punire come reato la ‘’istigazione’’ al terrorismo, un crimine che potrebbe includere anche l’ incitazione indiretta.
Il Regno Unito e la Danimarca hanno adottato recentemente delle leggi sulla promozione o glorificazione degli atti di terrorismo. IL Turchia hanno modificato nel 2006 una legge sul terrorismo con lo scpo di rendere punibile ogni discorso di taglio ‘’propagandistico’’ in favore del terrorismo. In Russia una legge analoga è stata modificata per punire discorsi che appoggino l’ ‘’estremismo’’, sottolinea PoKempner.
D’ altronde, i discorsi basati sull’ odio servono sempre di più a giustificare l’ imposizione di sanzioni penali o amministrative nei confronti di coloro che vengono percepiti come degli estremisti.
PoKempner fa rilevare inoltre che ‘’si ha ragione di credere che i conflitti armati contemporanei e la sedicente Guerra al terrore hanno reso ancora più precario che mai il mestiere del giornalista’’.
In Russia è pressoché impossibile per chiunque seguire la guerra in Cecenia, e l’ uccisione di Anna Politkovskaïa, probabilmente la principale esperta di quella guerra, ne fa tremare molti.La guerra in Iraq è costata la vita a più giornalisti (137) che qualsiasi altro conflitto della storia recente.
Nel settore di Internet, i governi intervengono tempestivamente per controllare e filtrare le informazioni online, mentre le nuove tecnologie alimentano una esplosione di sorveglianza statale, spesso giustificata nel nome del contro-terrorismo, sottolinea PoKempner.
Il Rapporto di Human Rights Watch sulla situazione mondiale nel 2007 conferma le indicazioni sull’ evoluzione dei diritti della persona nel 2006 in più di 75 paesi. Ed elenca un gran numero di sfide portate a questi diritti, che hanno bisogno di una attenzione urgente, specialmente in BIrmasnia, Corea del nord, Darfur, Iraq e Turkmenistan.
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Il rapporto è qui: http://www.hrw.org/wr2k7/index.htm” .