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Le Web 3: deve cambiare anche la cultura delle imprese


Un alto dirigente di Google ha spiegato a Parigi quali sono i principali fattori di cambiamento nelle aziende e quali comportamenti innescano processi positivi – Cultura, collaborazione, velocità

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L’ evoluzione attuale delle aziende si basa su tre principali fattori di cambiamento: la connettività, la democratizzazione dei mezzi di produzione dei contenuti e i costi di stoccaggio.

Lo ha rilevato Nelson Mattos, uno dei dirigenti di Google, nel suo intervento (LÂ’ impatto delle tecnologie sulla cultura delle imprese) a Le Web3, secondo quanto riporta agoravox .
p>Con l’ aumento del numero di informazioni che circolano sulla rete, diventa difficile non avere connessioni, fosse anche solo per restare in contatto con i familiari o i propri colleghi. Si contano 110 milionidi blog e questa cifra aumenta rapidamente, mentre 80 miliardi di IM (istant messages) o di mail vengono scambiate ogni giorno. Senza contare che con l’ aumento dei contenuti multimediali, questa connessione deve essere sempre più rapida. Attualmente ci sono 250 milioni di connessioni ad alta velocità, che dovrebbero raggiungere la cifra di 500 milioni in qualche anno.

Se Google ai suoi inizi analizzava 25 milioni di pagine, ora ne conta svariati miliardi.

L’ altro fattore è la democratizzazione dei mezzi di produzione dei contenuti, che si concretizza, per esempio, nella vendita di 60 milioni di videocamere digitali ogni anno e che porta spesso a una condivisione sul web attraverso diversi siti di socializzazione. E’ lo stesso per le foto, e Flickr , il famoso sito di condivisione delle immagini, conta 3,7 milioni di download al giorno.

Infine, il basso costo di magazzino è determinante, perché l’ archiviazione occupa sempre meno posto con una potenza sempre maggiore a costi in diminuzione.

Tre fattori di innovazione

Questi elementi devono spingere le imprese a innovare. E questa innovazione, secondo Google, si basa ancora su tre fattori: cultura, collaborazione e velocità.
Per quanto riguarda il fattore culturale, si consider ache il 70-80 % dei nuovi prodotti sono un fallimento perché non corrispondono ai bisogni dei consumatori. Internet e la mondializzazione permette di rendersi conto che i bisogni sono diversi a seconda dei diversi paesi. In Francia, la cultura dei blog è estremamente sviluppata, mentre in Brasile sono le reti sociali ad essere ampiamente preferite.

Così una impresa che introduce degli strumenti web 2.0 deve tener conto di questa differenze, sia all’ interno che all’ esterno.

Lo spirito di collaborazione è estremamente importante. Come dice lÂ’ adagio, “alcuni segreti hanno maggior valore quando sono condivisi”. Alcune grandi imprese lÂ’ hanno capito molto bene. Così, lÂ’ IBM negli anni Â’90 si è unita alla comunità del software libero aprendo i codici-sorgente e grazie a questo ha ritrovato vitalità. Intel ha lanciato un programma di ricerca commune con le università e così ha ampiamente sviluppato la sua visibilità. Ma, per funzionare, la collaborazione non deve basarsi su una struttura piramidale gerarchica. Google permette lÂ’ accesso a numerose tecnologie e data-base ai suoi dipendenti che sviluppano progetti loro e dà loro anche i mezzi per lanciarli.

Se non funziona, pazienza, si ha diritto all’ errore, bisogna insistere. Che ciò avvenga in un’ ottica di gruppo di lavoro o di gruppo di affinità intorno a vari soggetti, Google sostiene questi piccoli gruppi collaborativi. La collaborazione deve esistere sia all’ interno che all’ esterno. Le aziende devono collaborare fra di loro, con le università, col governo. Finalmente si ritrova in parte, anche se meno nell’ aspetto territoriale, il concetto di poli di competitività.

Infine lÂ’ ultimo fattore, la velocità. Come spiega Rupert Murdoch, “non saranno più i grossi a battere i piccoli, ma i veloci a battere i lenti”. Per questo bisogna ridurre la taglia della catena di decisione e mettere in funzione versioni beta che progrediscono rapidamente grazie alle segnalazioni degli utilizzatori. Tutte le star del web 2.0 non esistevano 10 anni fa, Ebay, Skype, Facebook…. Oggi è la velocità che conta.

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