New York Times: transizione convinta verso i new media
Interessante anzichè no il ‘casual chat‘ ai margini del recente meeting di Davos tra Arthur Sulzberger—proprietario, chairman ed editore del New York Times—e Eytan Avriel, inviato di Haaretz, quotidiano indipendente di Gerusalemme con tendenze liberal. Come mai il boss del giornale più rispettato del mondo è stressato e non ama parlare con i giornalisti?, si chiede il reporter israeliano. Presto detto: il valore azionario del gruppo è in caduta libera, confermato dal recente bilancio in rosso di 570 milioni di dollari al Boston Globe, e il futuro delle news business è tutt’altro che roseo. Eppure, spiega Sulzberger, «Non m’importa sapere se fra cinque anni il Times andrà ancora in stampa o meno». Come mai? «Internet è un luogo meraviglioso e ci stiamo arrivando». Il Nyt.com ha infatti raddoppiato i lettori online (1,5 milioni al giorno) e l’ondata va rilanciando gli abbonamenti all’edizione cartacea (1,1 milioni). Quel che più conta, la transizione al new medium è irrinunciabile, e nell’attuale fase di transizione se è vero che «il quotidiano perde inserzionisti, questi passano sul web… e ai conglomerati mediatici spetta sviluppare un online advertising business». Intanto al New York Times le redazioni dell’edizione cartacea e di quella digitale sono confluite in un’unica desk e il dialogo è aperto con quanto gira nel mondo online: «Dobbiamo far parte di questa comunità …e sappiamo bene che il quotidiano non è il punto focale della vita cittadina come 10 anni fa», insiste Sulzberger, pur aggiungendo che «la gente non clicca sul Times per leggere i blog: vuole notizie affidabili e verificate, e noi siamo i curatori di tali notizie». Poco importa se, anziché con carta e inchiosto, saranno create e diffuse tramite bit e PC.