Fra le varie iniziative, in programma in numerose città , Milano commemorerà la giornalista uccisa un anno fa con un incontro al Circolo della Stampa – ‘’Sono una reietta’’, scriveva in uno degli ultimi articoli
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Fra il 5 e il 7 ottobre l’ Italia commemorerà con numerose iniziative Anna Politkovskaja, la giornalista russa uccisa un anno fa da un sicario nell’ androne del palazzo dove abitava, a Mosca.
L’elenco delle iniziative è sul sito del Comitato per la pace nel Caucaso: http://www.caucaso.org/.
A Milano, in particolare, si terrà un convegno promosso dall’ Ordine dei Giornalisti della Lombardia la mattina di sabato 6 ottobre al CIRCOLO della STAMPA (Corso Venezia 16).
I lavori saranno aperti da Letizia Gonzales, presidente dell’ Ordine della Lombardia (il programma completo è sempre su www.caucaso.org) .
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Qui sotto il racconto delle condizioni angoscianti in cui, negli ultimi tempi, la giornalista era costretta a lavorare. E un suo ritratto.
‘’Una reietta’’
«Sono una reietta. È questo il risultato principale del mio lavoro di giornalista in Cecenia e della pubblicazione all’estero dei miei libri sulla vita in Russia e sul conflitto ceceno. A Mosca non mi invitano alle conferenze stampa né alle iniziative in cui è prevista la partecipazione di funzionari del Cremlino: gli organizzatori non vogliono essere sospettati di avere delle simpatie per me.
Eppure tutti i più alti funzionari accettano d’incontrarmi quando sto scrivendo un articolo o sto conducendo un’indagine. Ma lo fanno di nascosto, in posti dove non possono essere visti, all’aria aperta, in piazza o in luoghi segreti che raggiungiamo seguendo strade diverse, quasi fossimo delle spie.
Sono felici di parlare con me. Mi danno informazioni, chiedono il mio parere e mi raccontano cosa succede ai vertici. Ma sempre in segreto. È una situazione a cui non ti abitui, ma impari a conviverci.»
(a.p.)
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La giornalista più coraggiosa che la Russia ricordi
Anna Politkovskaja è stata la più coraggiosa giornalista che la Russia ricordi. Il 7 ottobre 2006 è stata uccisa sul portone di casa sua, a Mosca. Ora la magistratura ha arrestato quelli che dovrebbero essere gli esecutori materiali dell’omicidio. Ma chi ha pagato i killer è ancora a piede libero e difficilmente vive all’estero come il Cremlino vuole far credere. L’omicidio di Anna Politkovskaja è maturato in Russia.
Anna Politkovskaja ha pubblicato centinaia di articoli, interviste e inchieste su Novaja Gazeta dal 1998 al 2004. Chiunque abbia letto i suoi scritti sa che di nemici se ne era fatti molti perché lei voleva solo continuare a fare il proprio lavoro e raccontare quello che vedeva. È per impedirglielo che l’hanno uccisa, non per destabilizzare la fin troppo stabile Russia. Chi l’ha fatta uccidere vive a Mosca o a Groznyj, non a Londra.
Anna in patria era sconosciuta al grande pubblico, come ha opportunamente (e delicatamente) ricordato il presidente Putin poche ore dopo l’esecuzione. Lì, infatti, i libri di Anna sulla Cecenia e sull’involuzione democratica russa faticavano a essere pubblicati. La libertà di stampa è minacciata in Russia da quando il Cremlino è guidato da un ex tenente colonnello del Kgb. Eppure
malgrado minacce, arresti e avvelenamenti, Anna non aveva voluto abbandonare la sua terra, la sua Russia.
I suoi coraggiosi reportage sulle violazioni dei diritti umani a Groznyj come in tutta la Russia erano ben noti in Occidente. Ma nessun rappresentante della Commissione europea si è sentito in dovere di partecipare ai suoi funerali. Nessun capo di Stato. Nessun premier del mondo che parla di esportare la libertà.
Se la politica è stata disattenta (partecipe invece alla gara per pagare il gas russo qualche spicciolo in meno), il mondo della cultura non può dimenticare Anna Politkovskaja.