«Crediamo fermamente che i nostri articoli siano l’inizio della conversazione non l’ultima parola». Questa una delle annotazioni che introducono il restyling sociale di USA Today, maggior quotidiano cartaceo d’oltreoceano. Con l’aggiunta di un community center e di spazi personali per utenti registrati, l’elenco condensato dei pezzi che trattano un singolo tema e quelli più letti, le raccomandazioni e ulteriori “new carousel features”. Secondo alcuni addetti ai lavori si tratta solo dell’assaggio di «quanto dovremo aspettarci dalle grandi testate nei prossimi anni». In linea con analoghe aperture generali annunciate dal gruppo Gannett. Altri dimostrano invece un sano scetticismo: «Certo, USAToday (e WSJ, NYTimes, etc.) vogliono essere le ‘destinazioni’ dove la gente va invece di seguire i ritorni dei feed RS», scrive Stowe Boyd. «Ma ci andremo veramente? Specialmente quando ce ne sono decine o centinaia in giro? A quante di queste news application dobbiamo registrarci? E se si vuole creare un’esperienza sociale intorno all’informazione, non sarebbe meglio che sia aperta? Come la blogosfera?» Be’, non è che abbia tutti i torti. Senza tuttavia dimenticare che parte dei lettori «vogliono socializzare con i giornalisti dei quotidiani», aggiunge Mathew Ingram, che copre l’ambito tecnologico per il canadese Globe and Mail. E quindi anche un grande «media outlet può diventare una destinazione sociale». Almeno in teoria.