Se ne va Molly Ivins, emblema del giornalismo civico e liberal in Usa
È scomparsa qualche giorno fa ad Austin, Texas, Molly Ivins, 62 anni, “la giornalista progressista più letta d’America”. Iniziata la carriera nel 1970 allo Houston Chronicle, ha poi lavorato vari anni al New York Times per sei anni, prima di tornare in Texas, sempre con spirito indipendente e mente aguzza. Dal 2001 le sue caustiche ma puntuali rubriche settimanali sono apparse via via su oltre 400 quotidiani, grazie al sistema di ‘sindycation’. Arguta commentatrice politica, due suoi libri sulla vita politica di George W. Bush sono diventati dei bestseller. Secondo Ivins, una società libera poggia su un giornalismo a difesa dell’interesse pubblico. Il suo motto era “Raise more hell” (Fai più casino). È quanto ribadisce nella sua ultima column di qualche settimana fa, sull’aumento di truppe deciso da Bush in Iraq. «Siamo noi a guidare questo Paese, siamo noi a decidere, e dobbiamo fare casino per farci sentire», scrive Ivins. Concludendo così, dopo l’incitamento a partecipare alla protesta di fine gennaio a Washington: «C’è bisogno di gente per le strade, che faccia baccano con pentole e padelle, urlando: ‘Stop it, now!’».