Due ex prostitute stanno ‘’coprendo’’ per un sito online di Vancouver, insieme ad altri 350 giornalisti professionali, il processo contro un allevatore di maiali accusato di aver ucciso 26 donne – Il direttore della testata cercava qualcuno che potesse seguire ‘’dall’ interno’’ la vicenda e le ha incaricate come ‘’citizen correspondents’’
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Non ‘’dal nostro inviato speciale’’ o ‘’dal nostro corrispondente’’, ma ‘’by Citizen correspondent’’, ‘’dal nostro – come tradurre? –cittadino corrispondente’’.
Tra i 350 giornalisti inviati a seguire il processo per una delle più terribili catene di delitti nella storia canadese – quello contro Robert Pickton, un allevatore di maiali di 57 anni accusato dell’ uccisione di 26 donne (prevalentemente prostitute ed ex tossicodipendenti) a Vancouver – ci sono due giornalisti-cittadini. Si tratta di due donne, Pauline VanKoll e Trisha Baptie, che seguono il dibattimento per un sito di citizen journalism canadese, Orato .
Orato – che nellÂ’ intestazione promette “Storie vere da gente veraÂ’Â’ (‘’True Stories from Real PeopleÂ’Â’) – aveva messo allÂ’ inizio del mese una inserzione per la ricerca di ‘’prostituteÂ’Â’ che potessero ‘’aiutarci a seguire il processo PicktonÂ’Â’. Volevano qualcuno che – secondo il direttore del sito, Paul Sullivan – ‘’potesse rivivere quella storia in qualche modo dal di dentroÂ’Â’ e potesse offrire quindi ‘’una voce unica e specificaÂ’Â’ sulla vicenda.
VanKoll e Baptie avevano risposto allÂ’ inserzione con una e-mail, erano state sentite e scelte.
Hanno ricevuto gli accrediti e ora stanno seguendo il processo, come tutti gli altri, in una sala sopra lÂ’ aula del processo, dove ci sono solo 16 postazioni per i giornalisti.
Orato è un sito internet che ha sede nella British Columbia, ed è specializzato in storie raccontate in prima persona (il nome viene dal latino, parlare). Il sito – racconta Thish Grier in un articolo su Poynter online è stato lanciato lÂ’ anno scorso, ma i primi esperimenti risalgono a qualche anno fa, quando Sullivan aveva incontrato a Vancouver un imprenditore, Sam Yehia, che si era entusiasmato per un progetto di un sito online che si basasse su racconti in prima persona, fatto di storie e resoconti di cittadini testimoni – più o meno volontariamente – di vicende interessanti.
La sua visione comunque non era limitata ai contributi dei cittadini. ‘Nei primi anni, nessuno aveva ancora coniato il termine ‘citizen journalismÂ’”, spiega Sullivan. ‘’La nostra visione era (ed è ancora) più ampia di quella che chiunque può pubblicare su Orato. Lo fanno anche dei professionisti, anche se non vengono pagati, solo per avere delle storie onlineÂ’Â’.
E preferisce riferirsi ai suoi collaboratori come ‘’citizen correspondents’’.
Orato ha due redattrici, che tengono i contatti con i citizen correspondents, controllano e passano i vari materali che arrivano per la pubblicazioni e seguono i commenti.
Sullivan sostiene che lo scopo di Orato è “creare e sostenere un ambiente di qualità , in modo che i visitatori trovino il sito e i suoi contenuti accessibili e leggibili, e i nostri corrispondenti sentano lÂ’ orgoglio di aver scritto un articolo quando vedono il prodotto finitoÂ’Â’.