Usa: carcere-record per giornalista/blogger che tutela le fonti
Un giornalista freelance, blogger e media activist rifiuta di consegnare alle autorità il videotape di una manifestazione di protesta del 2005 che riprende da vicino alcuni attivisti coinvolti in scontri con la polizia (trasmesso solo parzialmente da una Tv locale). In gioco ci sono la confidenzialità delle fonti e la tutela del materiale non pubblicato. I giudici però lo tengono in carcere da 169 giorni in base a “misure restrittive” applicate a criminali e terroristi, niente permessi per le vacanze natalizie o indicazioni sul possibile rilascio.
No, non siamo in Cina o in Egitto. Piuttosto nella patria della libertà d’espressione, gli Stati Uniti d’America—anzi nel cuore stesso del free speech movement, la Bay Area di San Francisco. Nel Federal Correctional Institution di Dublin, non lontano da Silicon Valley, dove Josh Wolf, 24 anni, è diventato il giornalista rinchiuso in galera per il periodo più lungo della storia Usa. Per il suo rilascio si stanno muovendo giornalisti e blogger, incluso Reporters Without Borders e il Committee to Protect Journalism. Mentre il tam-tam continua a diffondersi online come offline—a partire dal blog di Josh, curato da genitori e amici, inclusivo di sue lettere sulla vita in carcere.