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Bufera sul citizen journalism per una falsa notizia sulla salute di Steve Jobs

out-127.jpg “Tutto è più caotico e complicato – sostiene Mantellini in un editoriale su Punto Informatico – ma lo scenario informativo attuale per noi lettori appassionati di notizie è comunque assai più vivo e trasparente di quanto non fosse un decennio fa” – E poi in parte l’ episodio della falsa notizia sarebbe stato strumentalizzato da parte del “mondo editoriale” che utilizzerebbe vicende come questa per ribadire una presunta “indispensabilità di un sistema mediatico controllato”.
(l’ immagine è tratta da Punto Informatico)

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Accanto alle notizie delle fonti giornalistiche si è creata ed è cresciuta in questi anni una fitta selva di altre informazioni che i lettori raggiungono facilmente in luoghi molto eterogenei. Dai blog ai siti di microeditoria, agli esperimenti di giornalismo partecipativo la notizia si sparge in rete dentro mille rivoli che comprendono anche molti altri ambiti indistinti, dove comunicazione e informazione tendono spesso a confondersi o sovrapporsi. È insomma tutto più caotico e complicato. Nascono nuovi problemi e nuovi rischi. Ma lo scenario informativo attuale per noi lettori appassionati di notizie è comunque assai più vivo e trasparente di quanto non fosse un decennio fa.

Lo afferma in un editoriale su Punto Informatico Massimo Mantellini, in relazione alla bufera che si è scatenata sul citizen journalism dopo la pubblicazione di una falsa notizia su un infarto che avrebbe colpito Steve Jobs, il Ceo della Apple.

Una bufera, secondo Mantellini, frutto, in parte, di una strumentalizzazione da parte del “mondo editoriale” che utilizzerebbe vicende come questa per ribadire la presunta “indispensabilità di un sistema mediatico controllato”.
“I grandi editori sul web – aggiunge Mantellini – non intendono rassegnarsi all’evidenza di essere ormai solo una parte dell’ambiente informativo senza rappresentarlo quasi interamente come accadeva fino a un decennio fa. Sfruttano insomma ogni occasione per ricordarci i bei tempi andati”.

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Le polemiche sono scoppiate in seguito alla falsa notizia – data su  iReport, il sito di citizen journalism della CNN (su cui in effetti chiunque può postare quello che gli pare) – secondo cui  Jobs aveva avuto un attacco di cuore ed era stato ricoverato in gravi condizioni in ospedale.


“Nei venti minuti successivi, prima che i giornalisti (quelli veri) della CNN scrivessero la smentita – racconta  Lorenzo Di Palma su Theinquirer.it – è successo di tutto: il “mainstream” dei blog ha rilanciato la notizia ai quattro angoli del pianeta e il titolo di Apple ha subito un notevole contraccolpo in Borsa.

A parte la patetica scusa messa in rete dalla CNN, in cui in pratica si dice che non c’è stato nessun errore da parte del grande gruppo informativo Usa “perché la notizia non era stata “taggata” come notizia ufficiale della CNN”, l’episodio – afferma Di Palma – ha naturalmente fatto discutere.

E sul banco degli imputati è finito proprio il “citizen journalism”, il giornalismo del Web 2.0 fatto “dal basso” che pure aveva sollevato tanti entusiasmi negli ultimi tempi.

“È solo spazzatura” è stato il commento unanime di chi non vedeva l’ora di attaccare questi improvvisati reporter. “È stato un infortunio in cui possono cadere anche i giornalisti professionisti”, è stata la difesa dei paladini del Web 2.0 che hanno ricordato tanti casi analoghi in cui sono caduti anche giornali molto blasonati.

La discussione è aperta ed è destinata a continuare ancora per molto. Anche perché è stata aperta un’indagine ufficiale dalla SEC (l’organismo che vigila sul mercato azionario USA, la nostra Consob) sulle speculazioni sul titolo Apple,

L’ assurdità è che, come nota Mantellini, iReport (su cui chiunque può registrarsi anche anonimamente e dove qualsiasi notizia viene pubblicata senza alcun controllo editoriale), in pratica “sta al giornalismo partecipativo come un petardino alla bomba atomica. iReport – aggiunge – non è altro che una banalissima bacheca online ridipinta con i colori alla moda del web 2.0. Eppure questa evidenza non è bastata per disinnescare le solite barbose polemiche su quanto il giornalismo dei cittadini sia il pericoloso innesco del caos informativo mediato dalla rete Internet.

L’ opinione di Dan Gillmor sul caso del finto attacco di cuore di Steve Jobs – prosegue Mantellini – è che CNN sia stata "usata". Che qualcuno abbia abusato di iReport per ovvie ragioni di speculazione borsistica anche se – secondo il noto giornalista californiano – appare piuttosto evidente che nel sito di iReport non è sufficientemente segnalata la natura non giornalistica di quelle pagine e quindi la necessità di non considerarle maggiormente attendibili rispetto ad un qualsiasi altro ambito di rete.

È l’ambiguità interessata dei vari soggetti coinvolti che condiziona le discussioni di questi giorni. Da un lato è inevitabile che i rumors di rete si spargano violenti ed incontrollabili da sito web in sito web e determinino conseguenze come quelle osservate nel caso di iReport. È già accaduto in passato e succederà ancora. Dall’altro simili eventi vengono ampiamente strumentalizzati dal mondo editoriale ed utilizzati come esempio della indispensabilità di un sistema mediatico controllato. I grandi editori sul web non intendono rassegnarsi all’evidenza di essere ormai solo una parte dell’ambiente informativo senza rappresentarlo quasi interamente come accadeva fino a un decennio fa. Sfruttano insomma ogni occasione per ricordarci i bei tempi andati.

Insomma,


accanto alle notizie delle fonti giornalistiche si è creata ed è cresciuta in questi anni una fitta selva di altre informazioni che i lettori raggiungono facilmente in luoghi molto eterogenei. Dai blog ai siti di microeditoria, agli esperimenti di giornalismo partecipativo la notizia si sparge in rete dentro mille rivoli che comprendono anche molti altri ambiti indistinti, dove comunicazione e informazione tendono spesso a confondersi o sovrapporsi. È insomma tutto più caotico e complicato. Nascono nuovi problemi e nuovi rischi. Ma lo scenario informativo attuale per noi lettori appassionati di notizie è comunque assai più vivo e trasparente di quanto non fosse un decennio fa.