———-
Il quadro che emerge da RecoveringJournalist, il blog del consulente e imprenditore editoriale Mark Plott, è impressionante: in un anno (i dati si fermano al 10 agosto 2008) sono stati annunciati e realizzati 6.311 licenziamenti, come mostra il Pdf consultabile qui.
In particolare, Plott ha rilevato:
- Più della metà di questi tagli sono avvenuti a partire dai primi di giugno.
- Quasi i due terzi delle maggiori 100 testate hanno praticato dei tagli, compresi tutti i primi 34.
- Anche i giornali che recentemente non hanno effettuato tagli, hanno ridotto le redazioni nelo precedente biennio.
- 28 giornali fra i top 100 hanno tagliato più di 100 posti di lavoro l’ anno scorso. Sette sono arrivati a tagliare più di 200 posti
- I tagli maggiori sono stati effettuati – e questo non sorprende – nei giornali maggiori e nei gruppi (i più pesanti, 350 posti, al Los Angeles Times, a partire da febbraio). Forse il luogo più sicuro dove lavorare è un giornale indipendente in un mercato di media grandezza. Almeno finora.
- Virtualmente tutti i tagli riguardano il settore stampa – pochissimi invece si sono verificati nell’ online.
- E’ stato prevalentemente utilizzato il sistema del licenziamento volontario, ma negli ultimi tempi sono stati messi in campo anche istemi più brutali.
- Gli editori non hanno fatto ricorso soltanto ai tagli, ma anche a blocco delle assunzioni, riduzione di edizioni e sezioni dei giornali, chiusura di redazioni e outsourcing oltreoceano di parte della produzione (compresa la parte editoriale!).
- Molti giornali – e i loro editori – sono in una chiara situazione di forte pericolo finanziario, stanno perdendo soldi e hanno problemi di pagamento dei debiti. Molti di essi si stanno orientando verso il passaggio di mano.