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Camorra e rifiuti: come il giornalismo partecipativo di Agoravox scava in profondità

Agoravox Con una inchiesta all’ insegna della più ampia “partecipazione dal basso” si presenta ufficialmente il 3 ottobre Agoravox Italia, la versione italiana della testata diventata in tre anni uno dei principali siti di giornalismo partecipativo in Europa – Sei mesi di lavoro che hanno coinvolto decine di comitati cittadini e reporter locali (i cui servizi sono stati spesso snobbati dalla rete dell’ informazione nazionale), associazioni e singoli cittadini impegnati, testimoni, investigatori e uomini pubblici – Una vasta documentazione, ufficiale e non, e filmati e immagini circolati fino ad ora solo in circuiti “marginali”

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In due mesi l’allarme che segnala sostanze radioattive sui convogli ferroviari provenienti dalla Campania è scattato già 70 volte: più di una volta al giorno e si è trattato, quasi sempre, di materiali residui delle terapie ospedaliere.

Il nuovo business in cui si è lanciata la camorra, intuendo che i rifiuti ospedalieri possono essere un’ altra grande miniera d’ oro, è uno dei filoni più interessanti (e poco noti) affrontati da una grossa inchiesta sulla “Emergenza rifiuti” con cui si presenta ufficialmente al pubblico AgoraVox Italia , la sezione italiana di  AgoraVox, la testata creata in Francia da Carlo Revelli con la collaborazione di Joel de Rosnay e diventata presto uno dei principali siti di giornalismo partecipativo in Europa.

I risultati di questa Inchiesta verranno presentati il 3 ottobre a Roma in occasione della nascita ufficiale di Agoravox Italia, in un incontro che si terrà a partire dalle 11 nel Nuovo Cinema Aquila (Via L’ Aquila), una sala che il Comune di Roma ha espropriato tempo fa alla Banda della Magliana. Uno spazio – spiega Francesco Piccinini, manager di Agoravox Italia – che “mi sembrava una cornice perfetta per presentare un giornale fatto dai cittadini: un cinema restituito alla città”.

Una inchiesta fatta tutta partendo dal basso, nel segno della più ampia partecipazione. E’ durata sei mesi, ha coinvolto comitati cittadini e reporter locali (i cui servizi sono stati spesso snobbati dalla rete dell’ informazione nazionale anche perché potevano dar fastidio a qualcuno), associazioni e singoli cittadini coscienti e impegnati, testimoni, investigatori, uomini pubblici, e ha raccolto documentazione, ufficiale e non, filmati e immagini circolate fino ad ora in circuiti “marginali”.

Il tutto accompagnato da una ricchissima ricostruzione di sei anni di storia che ha sconvolto la città. Partendo da quel 30 settembre 2002, quando un uomo di Acerra cominciò ad acquistare terreni e cave poi rilevati dalla Fibe, la società del gruppo Impresilo profondamente coinvolta nella vicenda, e arrivando ai giorni nostri, con l’ apertura del nuovo “fronte” a Formigoso, in provincia di Avellino.

Ne è venuto fuori  una sorta di «puzzle, con articoli scritti in prima persona, altri a più mani, in cui diversi punti di vista si incrociano», ha spiegato in una intervista al Manifesto Francesco Piccinini, responsabile di AgoraVox Italia, che in questi mesi ha coordinato il lavoro di inchiesta insieme ad Arnaldo Capezzuto e Luisa Maradei . «Tutti i materiali raccolti sono stati accuratamente verificati. Anche perché oltre alla documentazione, c’ è una parte più investigativa, con interviste ad esperti o esponenti coinvolti nella gestione dei rifiuti».

«L’idea – aggiunge Piccinini – è partita tra marzo ed aprile: in molti si sentivano rappresentati male dagli organi di informazione che si erano catapultati in massa su Napoli. Poi, improvvisamente, le telecamere se ne sono andate. Quando si spengono i fari, e tutto rimane come prima, si è molto più deboli. Per dirla con una bella frase di Roberto Saviano, al Sud chi è solo è meno di uno».

Ma poi è arrivata Agoravox.

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– Un’ ampia anticipazione della parte dell’ inchiesta sul traffico di rifiuti ospedalieri è disponibile qui .

– Il programma della presentazione del 3 ottobre è consultabile qui.