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(m.b.b.) New York – È iniziato il “bagno di sangue” al New York Times. Con qualche espressione colorita – e anche con un po’ di compiacimento – il concorrente New York Post dà notizia che nel prestigioso giornale hanno iniziato ad usare “la mannaia dei licenziamenti” (vedi Lsdi, “Giornali Usa, nemmeno la vecchia signora si salva dai tagli”).
William Keller, il direttore del Times, aveva già annunciato che almeno un centinaio di posti dovevano essere in qualche modo eliminati. Secondo quanto trapela dal nuovo grattacielo che ospita la redazione, disegnato da Renzo Piano, una cinquantina di giornalisti iscritti ai sindacati hanno accettato le buone uscite o i pre-pensionamenti, assieme ad una ventina di “cani sciolti” che non fanno riferimento alle “Union” sindacali. Di conseguenza, la macabra scure dei licenziamenti “puri” – chiamati delicatamente “tagli non volontari” – si abbatterà su una trentina di giornalisti.
William Schimdt, uno dei vice di Keller, ha invitato altri colleghi a farsi avanti per le buouscite e gli incentivi ad andare in pensione, per non dover ricorrere ai “tagli non volontari”.
“Ci stiamo preparando al peggio”, dice una fonte anonima al Post, sottolineando che “c’è molta ansia” in redazione. Secondo quanto trapela, le redazioni che si occupano delle cronache nazionali e dell’economia saranno risparmiate, anche per far fronte al nuovo Wall Street Journal targato Rupert Murdoch.
A farne le spese, invece, potrebbe essere la redazione che si occupa di cronaca locale, guidata da Joe Sexton.
Chi ha accettato la buonuscita riceverà tre settimane di liquidazione per ogni anno che ha lavorato al Times.
Tra i volontari ci sono anche star del giornalismo come Linda Greenhouse, che da trent’anni segue la Corte Suprema, e l’esperto fiscale David Cay Johnson, entrambi premi Pulitzer.