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Spezzare i legami, strettissimi, che “ a Sarkolandia” uniscono il potere politico e quello mediatico e imporre un vero pluralismo dell’ informazione.
Questi gli obbiettivi di fondo a cui punta il movimento degli Stati generali per il pluralismo (Etats généraux pour le pluralism) che sabato prossimo a Parigi terrà la sua seconda sessione.
Il movimento era nato nell’ ottobre del 2005 con un appello alla Convocazione degli “Stati generali per ua informazione e dei media pluralisti”, cui era seguito un Incontro nazionale a Marsiglia (nel maggio 2006) e la prima sessione degli Stati generali il 30 settembre di quell’ anno.
“Tenuto conto della gravità della situazione – spiegano gli organizzatori – è scoccata l’ ora di una nuova sessione”.
Raramente, da decenni – spiega l’ appello – l’ interdipendenza fra il potere politico, amministrato su scala nazionale da un capoclan, e il potere mediatico, detenuto da una oligarchia sempre più concentrata, ha raggiunto un tale grado.
Per compiere la loro funzione democratica – prosegue il documento – i media dovrebbero essere sottratti alla presa dei poteri economici e politici, ma non è questo certo il caso né dei media privati né di quelli pubblici. Le logiche finanziarie che prevalgono nei primi hanno ormai contagiato i secondi, al punto che il settore pubblico sembra che potrà conservare la sua esistenza soltanto grazie alla sua dipendenza politica, in un recinto sempre più ridotto e in una crescente dipendenza se dovesse venir confermata, come è stato previsto, la soppressione delle pubblicità a favore delle catene private. Quanto ai media che non fanno parte del settore pubblico e non sono controllati dai gruppi finanziari – in particolare quelli del terzo settore – , essi sono sempre più fragili e quasi in uno stato di asfissia.
E’ per questo – aggiunge l’ appello – che la qualità e la diversità dell’ informazione (ma anche dell’ entertainement e della cultura) sono gravemente compromesse. La posta è molto importante. Il diritto all’ informazione – il diritto di informare e di essere informati – non deve essere solo proclamato: deve essere garantito (come tutti i diritti sociali oggi minacciati dall’ intreccio fra liberalismo economico e autoritarismo politico) e beneficiare in conseguenza di risorse adeguate.
L’ information, c’est notre affaire (questa la parola d’ ordine chiave della mobilitazione -. L’ informazione è roba nostra). Non è né dei governanti e dei proprietari dei media, né dei baroni editoriali e delle presunte elites che ne sono i servitori, né dei pubblicitari che la sfigurano né degli addetti alla comunicazione che la imbellettano. E’ di ciascuno e di tutti, e in particolare dei giornalisti professionisti, dei media del terzo settore, delle associazioni di utenti e dei critici dei media, desi sindacati e delle associazioni. Il diritto di informare deve essere accessibile a tutti; tutti dovrebbero disporre dei mezzi appropriati per esercitarlo. Quali proposte ed azioni mettere in campo per ottenerlo?
L’ informazione è un bene publico. Non è – non dovrebbe essere – un bene privato di cui i proprietari dei media, il padronato e i governanti possono disporre a loro piacere, moltiplicando soprattutto – in modo più o meno visibile – le censure arbitrarie o la segretezza su determinate cose. Il diritto ad essere informato non dovrebbe registrare eccezioni in nessun aspetto della vita economica, sociale, culturale e politica. Quali mezzi, quali azioni mettere in campo per proteggerlo e svilupparlo?
Visto che Sarkolandia non è un luna-park, poiché la garanzia del diritto all’ informazione esige una mobilitazione all’ altezza delle poste in gioco, dal momento che la “civilizzazione” che ci promettono l’ accelerazione delle concentrazioni, la marginalizzazione del settore pubblico e lo strangolamento dei media associativi e in dipendenti non è la nostra….
Facciamo appello a tutti i cittadini interessati a una informazione indipendente e pluralista, ai giornalisti, ai creatori e ai lavoratori dipendenti dei media, ai protagonisti dei media associativi, ai precari di tutti i settori dell’ informazione e della cultura, ai militanti e ai responsabili dei movimenti sindacali, associativi e politici, ai movimenti di educazione popolare, a tutti coloro che vogliono resistere all’ informazione e alla cultura mercantile a riunirsi agli Stati generali per una informazione e dei media pluralisti.