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Michel Levy-Provençal, uno dei soci fondatori di Rue89– un sito di giornalismo partecipativo che sta riscuotendo in Francia un grande successo – ha anunciato in questi giorni l’ intenzione di abbandonare la partita, rivendendo tutte le sue azioni. I motivi riguardano delle profonde divergenze sulla linea editoriale che, secondo Levy-Provençal, di “partecipativo” non avrebbe ormai che il solo nome.
Michel Levy-Provencal spiega la sua posizione in un’ ampia riflessione sul suo blog, Mickiane.com, ricordando che Rue89 (vedi Lsdi, Un sito di informazione a tre voci ) è stato un grosso successo – funzionale, tecnico, ergonomico e grafico -, oltre che di marketing, tanto che alcune analisi sul suo attuale valore parlerebbe di qualcosa come 3 milioni di euro. In poco più di un anno di attività.
Ma secondo lui, nonostante questo, c’ è una malattia che la percorre. L’ idea fondatrice del progetto, "l’ Informazione a tre voci” (la voce degli esperti, degli internauti e dei giornalisti) non è oggi che uno slogan senza senso”, denuncia.
L’ idea che alla fine del 2006 aveva spinto lui e i suoi colleghi – Pierre Haski, Pascal Riché, Laurent Mauriac et Arnaud Aubron, tutti giornalisti usciti da Libération – a lanciare Rue89 era che da troppo tempo l’ editoria aveva sostituito l’ informazione e che bisognava tornare ai principi di base, col giornalista che doveva limitarsi a quello che dovrebbe essere in grado di fare meglio: trovare, verificare e ricostruire l’ informazione nella maniera più chiara e neutrale possibile. “Volevamo mettere i blogger e gli internauti al cuore del progetto – ricorda Levy-Provencal -. Il ruolo della redazione era privilegiare le testimonianze, assicurare che i fatti e solo i fatti venissero ricostruiti, bandire il dogmatismo e animare il dibattito fra gli internauti”. Il lavoro dei giornalisti doveva limitarsi a selezionare i contenuti migliori provenienti da esperti, amatori (spesso blogger) e internauti per fabbricare un giornale di nuovo tipo. Insomma un progetto di interesse pubblico”.
Ma, sin dalla settimana successiva al lancio – racconta Michel – aveva devuto ammettere che Rue89 si stava trasformando “in un giornale di opposizione, costituito quasi esclusivamente di articoli o di editoriali provenienti dalla redazione o da amici della redazione, spesso giornalisti. La logica di casta perdurava, solo un dettaglio cambiava formalmente: l’ editoriale era diventato un post di un blog”.
“Per molto tempo ho sognato un progetto che rinnovasse il giornalismo su internet. Avrei voluto che Rue89 mantenesse le sue promesse e rivoluzionasse veramente l’ informazione. Non è stato il caso e non credo che lo sarà. Per tutte queste ragioni, e perché sono convinto che questo progetto ha tradito le sue ambizioni, non desidero più essere un socio di Rue89”.
Qualche commentatore ha reagito favorevolmente a questa decisione, pur rammaricandosene, ma ha incoraggiato il dimissionario a continuare nei suoi progetti.
Tra i cofondatori – rileva su Agoravox Olivier Bailly – solo Pierre Haski ha reagito alle dichiarazioni del collega, prendendone atto, ma rilevando che vendere le azioni in questo momento sarebbe rovinoso “dal punto di vista economico”.
Ma – ha replicato Michel Lévy-Provençal – “io non volevo certo arricchirmi con Rue89”. A questo punto il capitale che ricaverà con la vendita delle azioni, lo investirà in “un nuovo progetto realmente di interesse pubblico. Un progetto a cui sto riflettendo e che è aperto ai partecipanti di buona volontà”.