Fotogiornalismo: protesta dei sindacati UK per le schedature della polizia
Cronisti e fotoreporter vengono controllati e schedati da una sorta di servizio segreto della Polizia metropolitana – Una lettera di protesta del segretario generale del Nuj (il sindacato dei giornalisti britannici) al ministro dell’ interno – Le foto raccolte dalle forze dell’ordine sono schedate e conservate con un codice numerico a 4 cifre nei database della polizia
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Protestano i sindacati dei giornalisti inglesi per la schedatura a cui vengono sottoposti cronisti e fotoreporter da parte di funzionari di polizia.
Jeremy Dear, segretario generale del Sindacato Nazionale dei giornalisti britannici (National Union of Journalists, NUJ), ha scritto al Ministero dell’ Interno britannico una lettera di protesta in cui denuncia che giornalisti e fotografi sono controllati e schedati dalla Forward Intelligence Team (FIT) della Polizia Metropolitana, e sottolinea che questo tipo di controllo equivale ad una molestia e che minaccia gravemente il diritto dei giornalisti a fare il proprio mestiere.
Ne dà notizia Megachip riportando un articolo – tradotto da Marco Capovilla e Maria Grazia D’Alesio – del British Journal of Photography.
Nella lettera, fra l’ altro, Dear afferma:
“Il governo deve smetterla di schedare deliberatamente e continuamente fotografi e giornalisti attraverso la FIT. Questo minaccia la libertà di stampa e può scoraggiare i fotogiornalisti a svolgere il loro legittimo lavoro. Questi abusi, del resto, sono soltanto gli ultimi di una lunga lista di violazioni della libertà di stampa da parte della Polizia Metropolitana. Il diritto dei fotografi di lavorare liberi da minacce, molestie ed intimidazioni deve essere ribadito.”
Marc Vallee, fotogiornalista e membro del Sindacato Nazionale dei giornalisti, che fu ricoverato in ospedale dopo aver seguito la manifestazione antigovernativa non autorizzata del 9 ottobre 2006, aggiunge:
“La libertà di stampa è un valore fondamentale della nostra democrazia ed è estremamente difficile lavorare mentre la polizia prende nota di quello che fai, ti filma e ti fotografa. E’ legittimo chiedersi da quali basi legali, morali e politiche traggano origine e legittimazione queste azioni repressive. Il Ministro dell’Interno ha il dovere di ribadire rapidamente che la polizia non ha alcun diritto di limitare o impedire in questo modo il lavoro dei giornalisti.”
La Polizia Metropolitana ha confermato che la pratica delle riprese fotografiche e video nascoste è utilizzata, assieme ad altre strategie della FIT, da almeno 10 anni.
In una dichiarazione rilasciata al British Journal of Photography, il comandante della Polizia Metropolitana Bob Broadhurst, responsabile dell’Ordine pubblico, afferma:
“Ho incontrato personalmente i rappresentanti di vari organismi che difendono gli interessi dei fotografi e ho cercato di proteggere i loro diritti dando istruzioni precise ai miei colleghi. Prima di ogni operazione tutto il nostro staff fa un breafing sui diritti e il ruolo dei media e su come agevolare il loro compito quando ciò è possibile.”
“ La polizia metropolitana non prende di mira i giornalisti accreditati. Gli agenti della FIT sono impiegati in operazioni di raccolta di informazioni nel corso di manifestazioni e questo può comportare l’interazione con i fotogiornalisti che però, una volta dimostrata la loro appartenenza agli organi di stampa, possono tranquillamente riprendere il loro lavoro”
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La foto: © Marc Vallée/marcvallee.co.uk