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Fotoreporter in forte allarme per condizioni di lavoro sempre più difficili

Un fotogiornalista è stato aggredito e pestato a sangue a Los Angeles da tre suoi ”colleghi” perché aveva osato invadere il loro terreno di “caccia”, i dintorni di una villa che ospitava Britney Spears – In un editoriale “Potere fotografico” propone l’ istituzione di un Albo dei fotogiornalisti professionisti, sostenendo che “la professione di fotoreporter non deve essere libera per tutti”

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L’ ultimo episodio in ordine di tempo è stata la violenta aggressione – di stampo criminale – subita da un paparazzo inglese che è stato picchiato a sangue da altri tre fotografi perché aveva osato invadere il loro terreno di “caccia”, i dintorni della villa di Britney Spears.

Sul sito di MTV – documenta “Potere fotografico” – c’ è il racconto dell’ aggressione. La vittima,   Alison Silva, quando si è avvicinato alla casa della popstar è stato affrontato dai tre fotografi picchiatori dell’agenzia X17 che prima lo hanno minacciato: “non dovresti essere qui, solo i fotografi di X17 hanno il diritto di scattare le foto di Britney” e poi lo hanno pestato, come dimostra anche la sua foto.
  
Silva è stato ricoverato nell’ospedale di Mission Hills, California, per trauma cranico, frattura nasale e contusioni varie.

“Mi hanno picchiato con calci e pugni fino a ridurmi quasi in fin di vita e si sono fermati solo quando uno dei tre ha detto: Non uccidetelo, non uccidetelo”, ha raccontato.

Silva ha denunciato l’agenzia X17 per pestaggio e vari altri reati. I titolari dell’ agenzia dicono che i tre energumeni sono free lance e non sono loro dipendenti.


“Staremo a vedere come finirà, ma certo quello a cui assistiamo è uno spettacolo penoso che ha a che fare con la cronaca nera e non con il Fotogiornalismo – commenta Pino Granata su " Potere fotografico" -. Mai in 45 anni di Fotogiornalismo avevo assistito a cose del genere. E spero che questo sia l’ultimo episodio!”

L’ episodio ha offerto anche lo spunto per un editoriale, “Tanto tuonò che piovve”, pubblicato sul sito, in cui si ipotizza – come strumento di difesa della categoria – l’ istituzione di un albo dei Fotoreporter professionisti.

Con il pestaggio di Los Angeles, ovvero l’incidente con il quale si è sfiorato il dramma visto che i picchiatori si sono fermati appena in tempo, è chiaro che la professione di fotoreporter non deve essere libera per tutti – scrive un commentatore che si firma Mozartiano -.

Erano già anni che si raccontava di come agenzie senza scrupoli si avvalessero della collaborazione di gang member. Tutto pur di arrivare a prendere la foto che può cambiare la vita.

Si tratta in alcuni casi di ragazzi drogati, armati e determinati a ottenere quello che vogliono costi quel che costi.

Ci sono stai parecchi episodi in cui si è rasentato il dramma. In uno di questi la vittima fu Arnold Schwarzanegger quando ancora non era il governatore della California. Pur di ottenere qualche immagine due fotografi, si fa per dire, l’avevano chiuso con le loro auto e costretto a fermarsi, provocando un serio incidente.

Molti poi sono stati gli episodi di pestaggio simili all’ultimo di Los Angeles, la cui vittima è stata il reporter Alyson Silva.

Anche da noi qualcosa è successo, per esempio un paparazzo mandato all’ospedale da un’altro, ma fino ad ora non si è arrivati agli eccessi di Los Angeles. Prima che la situazione si deteriori, bisogna discutere seriamente sul come impedire che questo accada.

Bisogna fare in maniera che l’esercizio alla professione sia regolato. Fino a poco tempo fa, e credo che la regola sia ancora valida, per scattare immagini sulle strade era necessaria una licenza della Polizia. Forse sarebbe il caso di far rispettare questa regola. Così come, forse, sarebbe utile che ci fosse un albo per i Fotoreporter professionisti.

Sappiamo che un’idea di questo tipo può sembrare anacronistica, ma sia problemi di etica professionale sia problemi di protezione economica potrebbero far sì che l’iscrizione all’albo diventi una necessità.

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