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Salvare il servizio pubblico radiotelevisivo, costruire un polo pubblico e associativo dei media senza fini di lucro, rendere accessibile a tutti il diritto all’ informazione con delle politiche pubbliche specifiche e dei sostegni adeguati.
Sono gli impegni chiave contenuti nella Dichiarazione con cui si sono chiusi i lavori della seconda sessione degli Stati generali per dei media pluralisti.
Il diritto all’informazione (diritto a informare e a essere informati) – spiega il Documento – non deve essere semplicemente proclamato, ma deve essere garantito (come tutti i diritti sociali) e beneficiare quindi di risorse adeguate.
L’ informazione è infatti “un bene pubblico – continua la Dichiarazione – e non un bene privato di cui proprietari dei media, aziende e governo possano disporre a loro piacimento, moltiplicando in particolare – visibilmente o meno – censure arbitrarie e segreti discrezionali”.
In questo quadro il diritto ad informare – prosegue il documento – “deve essere accessibile a tutti: tutti devono poter disporre dei mezzi appropriati per esercitarlo. La pluralità dei supporti e la molteplicità dei media non sono di per sé stessi una garanzia sufficiente di pluralismo dell’ informazione (…). I media senza fini di lucro (e fra di essi quelli associativi e sindacali) devono beneficiare in via prioritaria degli aiuti pubblici, diretti e indiretti, che paradossalmente in questa fase finiscono ai media più commerciali e quindi, di fatto, ai pubblicitari”.
Per quanto riguarda il servizio pubblico radiotelevisivo, la Dichiarazione attacca duramente la presunta “riforma” ipotizzata dalla “mascherata della Commission Copé per una Nuova Televisione Pubblica”, ma che punta invece a privilegiare l’ remittenza privata a scapito di quella pubblica. Il progetto, infatti, rischia di portare alla “costituzione di un settore pubblico di secondo livello, ripiegato dietro frontiere illusorie e reso disponibile per delle nuove privatizzazioni”.
E’ poi urgente “costruire un polo pubblico e associativo dei media senza fini di lucro, un vero servizio pubblico dell’ informazione e della cultura, garante del pluralismo, ricco della sua diversità e rispettoso della molteplicità delle sue forme. Cosa che presuppone prima di tutto di sbarrare il passo ai nuovi tentatvi di privatizzazione e di rafforzamento dei gruppi privati”.
In particolare – afferma il documento – “i media del terzo settore devono essere sostenuti da un fondo meglio dotato ed esteso alle televisioni associative. Queste ultime, come le radio comunitarie, devono beneficiare di un diritto di accesso a tutte le reti di diffusione. Così costituito, un polo pubblico dei media ( che includa anche l’ Agenzia France Presse) potrebbe annodare un partneriato privilegiato con tutti i media non commerciali che, affrancati dalla pressione degli azionisti e dei pubblicitari, contribuiscono al servizio pubblico”.
La Dichiarazione si chiude con un appello alla mobilitazione generale “per difendere il pluralismo contro gli attacchi frontali che sta subendo e per esigere la sua espansione”.
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