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Stiamo cominciando ad assistere allo scoppio della bolla dei quotidiani gratuiti? Ne abbiamo già parlato in un precedente post (vedi Lsdi, Free press verso la saturazione?), ma alle notizie si è aggiunta una interessante riflessione di Roy Greenslade che in un post sul suo blog sul Guardian rileva una crescita progressiva di elementi che lo confermerebbero.
E’ sempre più duro, se non impossibile, fare profitti – rileva Greenslade -; le chiusure di testate cominciano a diventare diffuse (gli ultimi esempi sono Nyhedsavisen in Danimarca e due altre testate in Scozia). E la diffusione sta diminuendo .
Il più grande editore di free press al mondo, lo svedese Metro International (MI), è assediato da problemi. Primo fra tutti il fatto che in diversi paesi il gruppo registra in vari paesi una sostanziale crisi, registrando una perdita di 1,5 milioni di sterline nel secondo quadrimestre di quest’ anno. E sta anche ripensando la sua strategia negli Stati Uniti. E naturalmente il calo degli investimenti pubblicitari in Usa ed Europa ha colpito anche questo gruppo.
Il presidente e CEO del gruppo, Per Mikael Jensen, ha ammesso la vulnerabilità delle sue varie aziende in USA, Gran Bretagna ed Europa, sottolineando anche le migliori condizioni nel campo dela pubblicità che ci sono in Sud America, Asia and Russia.
Ma nonostante questo MI continua a vantarsi di possedere i giornali più letti dagli Europei benestanti , quei famosi giovani metropolitani che, prima della recessione, gli inserzionisti non vedevano l’ ora di acchiappare.
Ma – prosegue Greenslade – i cittadini metropolitani sono davvero ansiosi di leggere i gratuiti? Un paio di tabelle, pubblicate sul blog di Newspaper Innovation (vedi qui), mostrano che quest’ anno segna "un costante calo nella crescita della diffusione dei quotidiani gratuiti dovunque nel mondo".
I dati segnalano che nei primi otto mesi del 2008 la crescita è stata di appena il 5%, la più bassa nella storia della free press.
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E’ probabile che una grossa minaccia ai quotidiani gratuiti venga da tradizionali testate a pagamento che sperimentano – come sta facendo con successo in UK il Manchester Evening News – una diffusione ibrida (parte gratis e parte no).
Secondo Greenslade, comunque, il fenomeno free press sta andando verso un riaggiustamento. Si tratta probabilmente di una fase di passaggio fra giornali a pagamento e “giornali” ondine. I gratuiti sopravvivranno più a lungo di quelli a pagamento. Il loro effetto principale, tuttavia, è di convincere i nuovi strati di lettori di news che l’ informazione è, o potrebbe essere, disponibile gratis. Di nuovo, quindi, tutto questo conduce inevitabilmente – conclude il giornalista – verso un futuro online.