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NEW YORK (m.b.b.) – Continuano ad arrivare cattive notizie per la carta stampata a stelle e strisce. La vecchia signora in grigio, il New York Times, ha annunciato un taglio di 100 posti della redazione, pari a circa l’8% dello staff editoriale. Come spesso accade in questi casi, i tagli verranno eseguiti in buona parte attraverso uscite volontarie ed incentivi, anche se non sono esclusi veri e propri licenziamenti. In passato ci sono stati tagli al NYT, ma mai di queste dimensioni. Finora, erano stati altri cronisti e redattori dello stesso gruppo ad essere stati colpiti, come quelli del Boston Globe.
Proprio in questo periodo la redazione del quotidiano della Grande Mela aveva raggiunto la massima estensione della propria storia, con 1.332 tra giornalisti e altro personale. La crescita era dovuta principalmente alle iniziative sul web. Ora però proprio la concorrenza del web e la riduzione della raccolta pubblicitaria spingono ad un drammatico taglio, soprattutto per il suo valore simbolico: nemmeno il quotidiano ritenuto più importante e prestigioso è immune alla crisi. L’annuncio è arrivato a sorpresa. Il direttore Bill Keller, oltre ad illustrare i tagli, ha detto che si potrebbero ridurre bonus ai vertici della redazione per risparmiare soldi e salvare posti.
Il NYTdeve spendere la bellezza di 3 milioni di dollari all’anno per l’ufficio in Baghdad. E anche raccontare l’appassionante corsa alla Casa Bianca 2008 costa parecchio. Per di più, Arthur Sulzberger deve fare i conti con il crescente potere di un gruppo di investitori legati ad un paio di ricchi “hedge funds”, che hanno raccolto il 10,5% delle azioni del NYT e chiedono di cambiare strategie e puntare sempre più su Internet.
Intanto vengono ufficializzati altri tagli a Chicago e Los Angeles (dove il direttore si è dimesso in segno di protesta). La Tribune Company, che controlla The Chicago Tribune e The Los Angeles Times e altri quotidiani, taglierà rispettivamente 100 posti nel primo caso e fino a 150 nel secondo.
Se ne parlava da tempo, ma la notizia ufficiale è arrivata con due documenti aziendali separati, uno dall’editore del Tribune Scott Smith, e l’altro dell’omologo del LAT, David Hiller.
L’azienda, che conta 3 mila impiegati, licenzierà complessivamente tra le 400 e le 500 persone, compreso il personale non giornalistico. Dovranno lasciare il posto anche cronisti e redattori di altre testate del gruppo (Newsday a New York, The Orlando Sentinel, The Baltimore Sun e The Hartford Courant).
Secondo quanto ha dichiarato il portavoce Michael Dizon, a Chicago verranno colpiti, oltre che il Tribune, anche altre testate del gruppo come Hoy in Chicago, RedEye, Chicago Magazine e prodotti telematici come ChicagoTribune.com. Smith ha spiegato agli impiegati che il gruppo ha perso il 5% dei ricavi e che la rendita della pubblicità “è diminuita ad una percentuale a due cifre, continuando il trend dell’anno passato”. Anche Hiller ha dipinto una situazione economica non certo rosea, “ben peggiore di quello che ci si aspettava” quando il re del mattone Samuel Zell cominciò ad avvicinarsi all’azienda con l’intenzione di impadronirsene.
“Sfortunatamente, non posso cambiare in pochi mesi la rotta che questa nave ha intrapreso negli ultimi diei anni– ha scritto Zell – per di più, mentre farò tutto il possibile per mandare questa azienda avanti, non posso promettere che non assisteremo ad altri tagli in futuro”.
Il neo direttore del LAT, Russ Stanton (già responsabile della sezione online), ha spiegato di aver di aver accettato l’incarico “perché sono stanco di questo incubo”. “Dobbiamo interrompere questo ciclo autolesionista che ci vedere sempre sconfitti – ha continuato Stanton davanti ad una redazione turbata – la nostra strategia di combattere, perdere e quindi ridimensionare non funziona più”.
Gli introiti dei quotidiani cartacei calano sempre più, mentre la pubblicità mira al web (-7% nel 2007 per i giornali.
L’ondata di tagli ha colpito anche The San Diego Union-Tribune (-100 posti, pari ad un decimo della redazione). Dal 2007 i tagli hanno colpito in maniera sostanziale The San Francisco Chronicle, The Seattle Times, The San José Mercury News, Usa Today e molti altri.
Complessivamente, i ricavi combinati di cartaceo e online hanno perso il 7%. Secondo la Newspaper Association of America, nelle ultime sei decadi, soltanto in un altro anno – il 2001 della recessione – è andata peggio di così. Cifre che tengono conto dell’inflazione mostrano che i ricavi per la pubblicità nel 2007 è stata del 20% minore rispetto a sette anni fa. La distribuzione è costantemente diminuita dal 2003: il numero di copie vendute è diminuito del 2% all’anno. Alcuni giornali come The San Francisco Chronicle, The Boston Globe e The Los Angeles Times hanno perso il 20 o addirittura il 30% delle copie vendute.
Una proposta per fronteggiare le sfide del web è QuadrantOne, alleanza di quattro grandi colossi dei media (Gannett, Hearst, New York Times e Tribune), per creare una rete di raccolta della pubblicità online che sfidi il network di Yahoo! con varie piccole e medie testate. Attraverso QuadrantOne i consigli per gli acquisti potrebbero raggiungere oltre 120 quotidiani i cui siti web collezionano 50 milioni di visitatori unici al mese.
In controtendenza rispetto agli avversari è il Wall Street Journal. La redazione di 750 persone è destinata a crescere, per sfidare la vecchia signora in grigio.