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Huffington-Drudge, la grande sfida sul web

Con 3,7 milioni di lettori a febbraio, HuffPost ha battuto il rivale conservatore Drudge Report, raggiungendo un valore di circa 200 milioni di dollari – Il successo comunque non farà cambiare strategia al sito, destinato ancora, come dice la sua fondatrice Arianna Huffington, a continuare a“cantare fuori dal coro” – L’ arrivo di Betsy Morgan

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di Matteo Bosco Bortolaso

New York – La battaglia mediatica a stelle e strisce si trasferisce sul web. In febbraio il sito Huffington Post ha registrato 3,7 milioni di visitatori unici, battendo per la prima volta il rivale conservatore Drudge Report, il sito che innescò la “bomba” dello scandalo Lewinsky. Secondo il sito Technorati, il cosiddetto HuffPost è arrivato ad essere uno degli indirizzi più “linkati”, secondo solo a TechCrunch.

Il sito è stato fondato da Arianna Huffington, esponente liberale dal passato conservatore.

La benedizione finale è arrivata quando Barack Obama parlò per la prima volta – proprio al sito liberal – del suo pastore, Jeremiah Wright, che aveva creato molte polemiche per dichiarazioni “anti-americane”. La Huffington racconta che l’ intervento fu immediatamente ripreso praticamente ovunque: la notizia veniva segnalata da tutti i media del “mainstream”.
 
Complessivamente, la crescita di lettori nelle ultime settimane è stata notevole: 1,8 milioni a dicembre, 2,9 in gennaio e 3,7 in febbraio. Questi sono i numeri di Nielsen, ma il sito ne ha altri, più alti, e contesta le stime della società di certificazione.

Tre anni fa ci avevano creduto in pochi. La Huffington, secondo molti, aveva deciso di aprire un salotto virtuale per pochi eletti, un cenacolo per i liberal. E invece quella creatura che ha svezzato assieme al secondo fondatore, Kenneth Lerer, si è arricchita delle sezioni “spettacoli” e “affari”. E altre tre – esteri, sport e libri – arriveranno presto. Insomma, il sito sta prendendo sempre più la forma di una testata online.

La stessa Huffington – annota il New York Times, che le ha dedicato un ritratto – ha ridotto i post contro l’amministrazione Bush, che comunque continuano ad essere numerosi, e dedica maggior attenzione a far nascere quello che definisce un “Internet newspaper”.

In ottobre è salita a bordo dell’HuffPost anche Betsy Morgan (nella foto sotto), già responsabile della CBS Interactive, che ha immediatamente focalizzato l’attenzione su ricavi, misurazioni del traffico telematico, obiettivi per il futuro.

Questa estate, inoltre, il sito farà un grande passo avanti nella trasformazione da blog a testata digitale, introducendo una serie di versioni locali dedicate alle maggiori città statunitensi. Il Times, comunque, si chiede se l’Huffington Post potrà veramente fronteggiare concorrenti agguerriti come Yahoo, Aol e Cnn.com. Non sarà facile.

Ma chi è Arianna Huffington? Nata in Grecia, ha frequentato l’Università di Cambridge, ha scritto libri sul femminismo, su Picasso e sugli sprechi governativi, ha partecipato ad innumerevoli show radiofonici e televisivi. Nel 2003 si candidò alla poltrona di governatore della California, ma rendendosi conto che avrebbe raccolto cifre risibili, si ritirò. “Ha avuto almeno nove vite”, commenta Michael Kinsley, uno dei fondatori di un altro importante sito americano, Slate.

La sua avventura telematica era cominciata con un parterre di grandi firme, che però avevano abbandonato il sito dopo pochi post. L’ex anchorman Walter Cronkite ne ha scritti soltanto tre, così come l’ex autore dei discorsi di Bush, David Frum. L’attrice Diane Keaton ne ha preparati due. Altri continuano a contribuire regolarmente: sono l’ex senatore Gary Hart, la sceneggiatrice e produttrice Nora Ephron e il conduttore televisivo Bill Maher.

Come cambierà adesso il sito? Non ci sono traguardi da raggiungere a livello di traffico, spiega la fondatrice, l’importante “è cantare fuori dal coro”. Ma, come accennato, l’arrivo della Morgan dalla CBS Interactive ha portato più attenzione al lato tecnico-economico. Ora i commenti dell’HuffPost appaiono più facilmente su Yahoo e Google. E più traffico si concentra sulle pagine non politiche. I ricavi sono stati reinvestiti per assumere redattori e reporter. Anche la pubblicità è aumentata: ora inseriscono inserzioni grandi nomi come Starbucks, Discovery Channel e Volkswagen.

C’è anche chi dice che il sito potrebbe essere venduto dopo le elezioni, ma la Huffington ha risposto che questa ipotesi “non è stata discussa”. Il valore potrebbe essere di circa 200 milioni di dollari.

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