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I 10 contributi dei blog al giornalismo

Benoit Raphael analizza su Demain tous journalistes? gli apporti che la blogosfera ha dato alla professione elencando almeno dieci nuove pratiche editoriali che si sono ormai affermate – La notizia come work in progress, la frattura della gerarchia dell’ informazione, l’ articolo come trampolino e conversazione, la scrittura “a segmenti” e un tono complessivamente nuovo

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Si è scritto molto sui rapporti blogger/giornalisti e sulla questione se i primi possano essere considerati o meno dei giornalisti, ecc. Ma solo raramente ci si è chiesti (almeno dal versante dei giornalisti) che cosa i blog hanno apportato alla professione. Anche se, guardando le pratiche editoriali che si sviluppano oggi sul web (e questo vale anche per i supporti tradizionali), è difficile negare che i pionieri dei blog abbiano rivoluzionato il nostro approccio all’ informazione.

Lo sostiene Benoit Raphael in un interessante articolo sul suo blog Demain tous journalistes?, qui di seguito in versione italiana.

La natura – spiega Raphael – ha orrore del vuoto. Mentre per tanti anni i giornalisti hanno voltato le spalle al web, i blogger hanno investito in maniera massiccia questo nuovo spazio dell’ informazione.

Ne sono venute fori una serie di pratiche – almeno 10 – che costituiscono gli apporti principali della blogosfera al giornalismo.


1- La conversazione: era (ed è tuttora) la linea di fondo del blog de Loïc Le Meur, uno dei primi blogger francesi: "I media tradizionali inviano messaggi, i blog aprono delle conversazioni”. Oggi sono veramente pochi i media tradizionali che non immaginano seriamente di aprire i propri articoli ai commenti dei lettori. Questa impostazione ha profondamente modificato il modo con cui i giornalisti – ma soprattutto i lettori – affrontano l’ informazione. Un articolo, oggi, non è più soltanto il pezzo del giornalista, ma pezzo+reazioni-dei-lettori. Questi ultimi vi apportano i loro chiarimenti, le loro correzioni, le loro testimonianze o analisi. Questa rivoluzione modifica ovviamente anche la scrittura. Non si scrive allo stesso modo un articolo vecchio stile e uno che invece apre una conversazione.

2- L’ informazione perfettibile, ovvero come "work in progress": è conseguenza del precedente. Un articolo che apre una conversazione non ha bisogno di essere “chiuso”, gli elementi di base qualitativi non sono gli stessi. Si può arricchire col tempo e con gli apporti della comunità. C’ è del positivo e del negativo in questa evoluzione. Negativo: si può essere tentati di lanciare qualsiasi argomento prima di averlo scandagliato per bene. Positivo: l’ informazione si fa meno dimostrativa (le testimonianze raccolte dal giornalista per illustrare e giustificare il suo punto di vista) e si apre alla sorpresa.

3- Il buzz: è praticamente nato coi blog, arrivando a rompere la gerarchia dei media tradizionali. Dopo lo scoop, il “buzz”: una sorta di antenna-megafono sulla Rete che trasforma una “piccola informazione”, poco o per niente coltivata dai media, in un argomento di cui tutti parlano. D’ un tratto, il giornalista sul web pensa ormai in termini di “buzz”. 

4- L’ informazione anticronologica e non gerarchizzata: la maggior parte delle nuove formule di siti web (20minutes, Le Figaro) cominciano a integrare al loro interno quello che viene chiamato “flusso”. Un flusso di notizie che si ispira al taglio anticronologico dei blog (l’ informazione sulla “prima pagina” è l’ ultima informazione pubblicata).

5- La visibilità: l’ informazione è dunque de-gerarchizzata sui blog: si legge l’ ultima notizia pubblicata o si fa una ricerca semantica. D’ altronde l’ informazione sui blog si iscrive completamente nella dinamica dei motori di ricerca. Un buon blogger sa lavorare sui titoli, sui segmenti di testo, sui link e i tag in maniera da essere ben visibile. Questo non vuol dire che i giornalisti debbano scrivere soltanto per essere ben individuabili. Ma devono integrare questo nuovo compromesso visibilità/precisione dell’ informazione nella loro logica di lavoro.

6- L’ informazione trampolino: la notizia si costruisce diversamente. Anticronologica, può essere più breve e fatta a capitoli. Si può passare da un post lungo e costruito a uno più semplice, che può servire anche solo da “dito”: guardate quel video, andate a leggere questo o quello… Perché l’ informazione blog serve anche da piattaforma verso altre notizie viste altrove, grazie ai link ipertestuali: è la particolarità del web.
Così abbiamo visto svilupparsi dei nuovi format.

7 – L’aggregazione, la rassegna stampa: con la rivoluzione dei link ipertestuali, i blogger hanno reinventato un vecchio format editoriale: la rassegna stampa.  Nella loro grande maggioranza, i bloger non portano delle nuove informazioni, ma effettuano una sorta di vigilanza sulle notizie (le loro fonti sono generalmente più ampie e meno rigorose dei media tradizionali).
E’ una rassegna stampa, spesso pertinente, con cui il blogger va oltre il copia/incolla per aprire una conversazione o segnalare un dettaglio importante. L’ Huffington Post, sito puro-web americano, ha fondatola sua strategia editoriale (e il suo immenso successo) sull’ aggregazione dei contenuti, proprio alla maniera dei blogger.

8- La lista : è uno dei format editoriali più efficaci inventati dalla blogosfera. Un articolo può essere composto da un solo elenco: “i 10 migliori…”, “10 idee per…” e così via. Ogni elemento generalmente rinvia a un link, ma si possono avere anche degli elenchi di sole immagini o di video. E’ un modo molto efficace di sintetizzare l’ informazione.

9- La scrittura  “a segmenti”: gioca sui link che permettono di scrivere in modo stringato (si clicca per saperne di più), ma anche sulle immagini o sui video che si integrano con la scrittura stessa dell’ articolo, non soltanto come illustrazioni. I blogger hanno ugualmente creato un certo numero di giochi tipografici nella scrittura: utilizzazione del grassetto, o anche delle parole barrate (che indica che è stata fatta una correzione dopo un aggiornamento).

10- Un tono nuovo: è, appunto, quello della conversazione. Più libero, spesso più vicino al linguaggio parlato, integra questa scrittura “a segmenti” con la dimensione interattiva del web.

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