I giornalisti online, nuovi «operai specializzati» della stampa
Internet ha rivoluzionato il funzionamento delle redazioni. E la ricerca di sinergie fra le edizioni cartacea e web non sta avvenendo senza contrasti. Prima vittima, il giornalismo del web – Dominato, come spiega analiticamente un articolo di Simon Piel su Bakchich, da “precarietà , ritmi infernali, disprezzo da parte dei confratelli dell’ edizione cartacea, giudicata più nobile, salari insufficienti, condizioni di lavoro spesso al limite… Mentre il giornalismo non è che si sforzi tanto per denunciare l’ esistenza di questo suo nuovo proletariatoâ€
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Non dite a mamma che lavoro sul web, crede che io sia un giornalista. La frase è stata inventata da Elisabeth Lévy e Philippe Cohen, per il loro libro Notre métier a mal tourné [Edizioni Mille et Une nuits, gennaio 2008], ma riflette bene le condizioni e le difficoltà dei giornalisti che lavorano nei siti di informazione online. Precarietà, ritmi infernali, disprezzo da parte dei confratelli dell’ edizione cartacea, giudicata più nobile, salari insufficienti, condizioni di lavoro spesso al limite… Mentre il giornalismo non è che si sforzi tanto per denunciare l’ esistenza di questo suo nuovo proletariato*
E’ di Simon Piel questa analisi della situazione del giornalismo online francese pubblicata qualche giorno fa su Bakchich.info, uno dei più interessanti siti di oltralpe.
Una analisi interessante anche in relazione alla Ricerca sul giornalismo online in Italia che Lsdi ha da poco avviato.
Insomma, “benvenuti nel mondo meraviglioso dei siti web di informazione”.
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di Simon Piel
A cosa somiglia una redazione Internet classica, del tipo di quelle messe in piedi dai giornali di carta? Un open space, una serie di schermi di computer collegati all’ AFP dietro cui dei giovanni giornalisti, attaccati con lo scotch alle sedie, “pestano” freneticamente sulle tastiere. Organizzare, riscrivere, gerarchizzare, titolare, sminuzzare, trovare una illustrazione: qui non si cerca l’ informazione, la si rende comprensibile. Non c’ è tempo per andare più lontano, il web impone l’ immediatezza e un ritmo accelerato rispetto a quello di una redazione cartacea. Un lavoro di desk dunque, e forzatamente sedentario, in cui l’ esigenza di reattività governa le condizioni di lavoro.
Benvenuti nel mondo meraviglioso dei siti web di informazione.
L’ età media non supera i 30 anni. Anzi parecchio meno. Nel sito del Nouvel Observateur (dove l’ autore di queste righe ha passato più di due anni) gli orari, non flessibili, sono spesso molto mattutini e i contratti piuttosto precari (6 contratti a tempo indeterminato, 2 a tempo determinato, 7 contratti di apprendistato, che alternano lavoro e studio, e 3 stagisti). Le redazioni web e carta sono separate. A quella della stampa, i piani storici dell’ edificio di Piazza della Borsa; a quella web, una stanza a pianterreno con vista sui cassonetti dell’ immondizia. E’ senza dubbio per questo che è difficile incrociare dei giornalisti della stampa. A meno che non siano lì per gettare merda. Di recente, Denis Olivennes, il nuovo proprietario dell’ Obs, non ha parlato nel corso di una riunione di redazione di « quelli di internet ? Ottenendo come effetto immediato di scontentare i giornalisti della redazione web.
Ma, a questo prezzo, e le direzioni non dimenticano certo di usare questo argomento, il giovane giornalista che ha tutto da imparare e tutto da provare, mette un piede in una grande redazione. Cosa che oggi, bisogna riconoscerlo, non è certo una cosa facile. Siete pregati quindi di non lamentarvi troppo. La lista d’ attesa è lunga e nessuno è indispensabile. Messaggio ricevuto. Rientrare nei ranghi o togliersi dalle palle.
Cucinare agenzie
E spesso il ritmo di lavoro è piuttosto sostenuto. Alla redazione di LePoint.fr, una decina di persone si alternano dalle 7 alle 20, dal lunedì al venerdì, producendo qualcosa come 500.000 battute al giorno, che corrispondono a 30-40 articoli al giorno. In un resoconto della SDR (l’ organismo sindacale e professionale interno della redazione, ndr) di aprile 2008, c’ era questa frase piuttosto rivelatrice: « Per quanto è possibile, i redattori del sito tentano di apportare del valore aggiunto alle notizie di agenzia ». Per quanto è possibile dunque. Amici giornalisti, preparatevi dunque a rigirare agenzie. Ai giornalisti della stampa pieni di talento e di esperienza la ricerca dell’ informazione, ai giovani giornalisti del desk la cura di abbigliarla e venderla per il meglio, e al più presto possibile. E soprattutto senza fare ombra alla sacrosanta edizione di carta.
Eric Mettout, redattore capo dell’ Express.fr spiega a Bakchich : « E’ vero che c’ è un grosso lavoro di desk, ma i compiti cambiano a rotazione. I giornalisti escono per fare dei servizi, fanno dell’ editing o gestiscono le comunità. E c’ è una vera emulazione all’ interno del gruppo. »
Un giornalista web di una grande redazione nazionale racconta: « Il ritmo della Rete è talmente diverso che che non ci si capisce col giornalista della stampa. E’ un’ altra cultura. Il nostro si avvicina di più al ritmo della radio. Alimentare un sito in continuazione genera una tensione permanente che è difficile immaginare quando non la si vive. Quanto alle condizioni di lavoro, io credo che le direzioni non puntano sui dipendenti perché sanno giustamente che riusciranno a mantenere quel ritmo per 4-5 anni al massimo. E quindi che interesse ci può essere ad investire in salario e formazione? Noi abbiamo un profilo da quadro, delle responsabilità e uno stress da quadro, ma non il reddito. E’ il regno della precarietà ».
Al Figaro.fr, i giornalisti web sono pagati dalla Agence presse interactive (API), una società che pubblica il sito, cosa che – come sottolinea un delegato sindacale – « mette a posto la direzione che non è più obbligata a porsi il problema della conformità con i contratti collettivi del gruppo ». « E poi la redazione web non ha delegati del personale o rappresentanti sindacali », aggiunge perfidamente. Mancanza di tempo, senza dubbio… Una situazione che non impedisce a le Figaro di autocongratularsi sul numero di visitatori unici. Da parte sua il SNJ (Sindacato nazionale dei giornalisti, uno dei sindacati dei giornalisti francesi), interpellato da Bakchich, non ignora questi problemi e deplora questa « precarietà organizzata ».
Se questi giornalisti pieni di entusiasmo hanno qualche volta il piacere di uscire sul terreno per realizzare dei video, ciò non toglie che il ruolo ruolo sia a volte difficile da definire. Così, nell’ aprile scorso, quando la direzione del Parisien stava preparando la creazione di una redazione unica, mischiando giornalisti web e stampa, i delegati del SNJ del giornale si preoccupavano del fatto che la direzione « immagina che una parte dei posti in organico siano assegnati » a una « sorta di segreteria di redazione ». E si chiedevano : « Da quando degli accordi aziendali “immaginano” una "sorta" di decisioni, quando dovrebbero definire delle procedure e fornire delle garanzie? ».
D’ altronde, visto che i giornalisti online raramente sono responsabili di un determinato settore, la direzione preferiva per loro la polivalenza. In modo che il gruppo possa reagire a tutti gli argomenti di attualità viva. Cosa che però impedisce loro di specializzarsi e rende più difficile per loro una eventuale riconversione verso un altro supporto.
Per la sua storia, Le Monde è un caso a parte. Le Monde.fr è una filiale del gruppo detenuto al 34% da Lagardère. Storicamente le due redazioni funzionano in maniera quasi-autonoma e si guardano da lontano (circa 3km dividono le rispettive sedi) e con un po’ di sfiducia, perché – confida un giornalista del gruppo – « non sono lo stesso Monde ». Vari conflitti hanno opposto le due redazioni sulle modalità di un lavoro in comune. Ma la riflessione prosegue. Una riunione del ‘Comitato di redazione’ che si è tenuto il 21 ottobre aveva come tema il miglioramento delle sinergie.
Quanto à 20minutes.fr, che in qualche qanno è diventatio uno dei primi siti di informazione, I dipendenti non sembrano i più sfortunati. Anche se la direzione ne ha recentemente tagliato la testa mettendogli sopra un redattore capo, che comunque a dire di molti era ben apprezzato. Ma almeno hanno il calcio balilla per distendersi…
Ritrattamento industrializzato dell’ informazione
Più in generale, in un Rapporto che non è stato ancora pubblicato ma che Bakchich si è procurato, dal titolo « Mutazioni della filiera Stampa e Informazione », Franck Rebillard, Béatrice Damian-Gaillard e Nikos Smyrnaios, ricercatori a Scienze dell’ Informazione e della Comunicazione** [2 ] affermano che di fronte alla rivoluzione digitale « la logica gestionale sembra aver preso un ruolo maggiore in seno ai gruppi editoriali, al punto da arrivare a immischiarsi anche dell’ inquadramento dei redattori ».Aggiungendo: « Questo pone un problema sui margini effettivi di manovra dei creativi che, senza essere peraltro cancellati, potrebbero vedere ridursi le possibilità di innovazione e quindi di diversificazione dei contenuti »(…) « I giornalisti specializzati nell’ online fanno un lavoro che raramente è un lavoro di creazione e molto più spesso è un lavoro di ritrattamento e di ri-scrittura delle informazioni esistenti. »
Da notare, ad esempio, che « alle Échos, il lavoro essenziale dei redattori web consiste nell’ alimentare il sito con informazioni di attualità, principalmente a partire da un lavoro di desk: basato sulle notizie di agenzia, sull’ analisi dei comunicati e dei resoconti di attività delle aziende a partire dai loro siti web, e, più raramente, su qualche colpo di telefono ai protagonisti » (…) « In sintesi, il bilancio non è entusiastico perché il surplus di redazione generato al digitale nbon è integralmente orientato alla creazione, ma piuttosto a un ritrattamento industrializzato dell’ informazione (Rebillard, 2006). »
Due generazioni di giornalisti, due media per cui bisogna trovare delle sinergie e creare dei ponti. Una sfida con cui hanno cominciato a misurarsi tutte le grandi redazioni, mentre c’ è ancora bisogno che le rispettive direzioni capiscano che puntare a un loro rinnovamento può essere una buona idea per il futuro.
Quanto alla vita nella redazione di un sito d’ informazione « pure player » (cioè autonomo, che non fa capo a una testata tradizionale) come Bakchich, cliccate qui .
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*“ProNetariato”, lo aveva definito Carlo Revelli già due anni fa nel lavoro pubblicato in collaborazione con Joël de Rosnay "La Rivolta del Pronetariato" – "La Révolte du Pronétariat", Fayard, 2006, scaricabile da internet, in lingua francese, a http://www.pronetariat.com/livre.
**Frank Rebillard, Béatrice Damian-Gaillard e Nikos Smyrnaios sono rispettivamente Maître de conférences à l’Institut de la Communication – Université Lyon 2, Maître de conférences à l’IUT de Lannion – Université Rennes 1 et Maître de conférences à l’IUT de Castres – Université Toulouse 3.